Sono quasi trascorsi tre anni dal giorno in cui in una fredda e piovosa giornata di gennaio mi recai alla redazione della “Città”, per parlare con il direttore Andrea Manzi della mia intenzione di collaborare con il quotidiano da lui diretto. Arrivai a Salerno abbastanza emozionata, ma mi sentii presto a mio agio grazie alla sua garbatezza. Mi chiese quali erano le mie aspirazioni, io gli parlai delle mie esperienza, ma soprattutto della mia passione per il giornalismo, e del perché quella mattina mi ero recata da lui. Ricordo che tenne a precisarmi che non sempre ciò che si vuole poi alla fine è quello che si riesce a fare. Insomma a dire il vero un po’ smorzò il mio entusiasmo, come dire “hai voluto la bicicletta e pedala…” la strada non è tutta rose e fiori. In questi anni ho avuto modo di verificare sul campo che aveva ragione. L’entusiasmo però è rimasto lo stesso, anzi ho avuto modo di capire che la mia scelta è stata tutt’altro che casuale. Le difficoltà che ho incontrato mi hanno fatto comprendere che il giornalismo è soprattutto un servizio, che deve essere svolto nel rispetto della verità e della persona. Con questo spirito ho lavorato con i miei redattori di riferimento, con i quali si è stabilito un rapporto di stima reciproca, un valore che ritengo di fondamentale importanza. Adesso più convinta che mai di continuare su questa strada, mi ritrovo ad intervistare proprio il direttore del quotidiano, dove lavoro come corrispondente da quasi tre anni.
Andrea Manzi, 45 anni e un curriculum di tutto rispetto. Già professionista dal ’79, fu assunto come praticante al Mattino, dal ’78 al ’94, lasciando il giornale come capo della redazione di Salerno, con la qualifica di caporedattore. All’informazione, dal 1994 al 1995, ha fondato il quotidiano “La Città” nell’ottobre del ’95: da allora lo dirige ininterrottamente. Andrea Manzi ha scritto due lavori per il teatro, uno per la regia di Guparolli e un altro per la regia di Pertini. Ha scritto per gli Editori Riuniti “L’Arte nel secolo” con prefazione del presidente della Biennale di Venezia, Enrico Crispalti.
Direttore, come e quando nasce il quotidiano la “Città” di Salerno?
Il quotidiano “La Città” esce in edicola nel 1996. L’obiettivo era quello di dare alla provincia di Salerno un giornale che parlasse del Salernitano, un giornale capace di andare a coprire vuoti d’informazioni, lasciati da altri. Ad alcuni il nostro intento appariva abbastanza ambizioso. In verità a cinque anni dal primo numero, possiamo affermare che i risultati diffusionali ci hanno dato ragione. “La Città” è diventato il giornale dei salernitani.
Secondo lei qual è il ruolo più importante , che deve necessariamente svolgere un quotidiano che si rispetti?
Raccontare i fatti, che accadono con estrema onestà. Nessuno è infallibile né tantomeno i giornalisti, che commettono errori. Ma per fare bene si deve essere anche capaci di riconoscere di avere sbagliato, il lettore alla fine è disposto a seguirti ma ti abbandona subito se si accorge che l’informazione è truccata.
Il ruolo più importante?
Raccontare i fatti, fare informazione, fornire ai lettori tutti gli strumenti per farsi un’opinione su questa o quella vicenda.
In base alla sua esperienza quali sono gli impegni più difficili da assolvere nella direzione di un giornale?
L’impegno più difficile è appunto quello dell’ideazione e della realizzazione del giornale, un testimone sincero della storia quotidiana. Ogni giorno, prima che una notizia finisca in pagina, la verifichiamo, troviamo i riscontri. E ogni sera che “chiudiamo” il quotidiano, il direttore e i suoi collaboratori si chiedono se il loro lavoro possa rappresentare un piccolo contributo alla crescita sociale, civile e culturale del territorio.
Cosa fa di un fatto una notizia da prima pagina?
La valutazione di porre una notizia in prima pagina, oppure di collocarla nelle pagine interne non è sempre semplicissima. Bisogna tenere conto innanzi tutto dell’interesse che il fatto possa suscitare nei lettori.
E’ di questi giorni la notizia dell’uccisione di Maria Grazia Cutuli, l’inviata del “Corriere della Sera”, come commenta questa tragica vicenda?
Sono amareggiato per quanto è accaduto. La tragica morte della collega Cutuli e di altri tre giornalisti mi ha angosciato. Ci lasciano un grande insegnamento: questo mestiere va fatto con passione, con quella passione e quell’amore che possono portare anche alle conseguenze più tragiche. Chi esercita questo mestiere, deve mettere nel conto anche di correre rischi gravissimi. Ma spero che la morte di Cutuli possa essere d’insegnamento ai colleghi più giovani. Fare il giornalista non è come fare un qualsiasi altro mestiere.
Quanto è importante la politica nell’ambito di un giornale?
Noi trattiamo la politica, così come trattiamo lo sport, la cronaca, gli spettacoli, in altre parole raccontiamo dei fatti della politica con il dovuto distacco. Certo, ogni giornalista ha una sua opinione, ma per il rispetto che si deve al lettore, quando scrive, deve dimenticare di essere un cittadino come tutti gli altri.
Perché?
Deve tenere presente che ciò che scrive può orientare il pensiero degli altri.
Cosa consiglierebbe ad un giovane, che desidera intraprendere la carriera di giornalista?
In questi ultimi venti anni la professione è notevolmente mutata. Oggi nel giornalismo, così come in qualsiasi altra professione, non c’è spazio per chi non ha un’adeguata preparazione. Un aspirante giornalista, oltre naturalmente a dovere sapere scrivere in maniera decente, deve avere anche un adeguato bagaglio culturale che oggi solo un’ottima preparazione universitaria può dare.
E quali sono gli errori che un buon giornalista deve necessariamente evitare di commettere?
E’ una domanda che mi aspettavo. L’errore che bisogna evitare è quello della presunzione. Se si sbaglia si chiede scusa al lettore, l’umiltà in questo lavoro è una dote essenziale.
Quali sono stati i traguardi più importanti raggiunti dalla “Città” in questi anni?
Le dicevo all’inizio, che il traguardo più importante è stato quello di avere conquistato la fiducia dei lettori. Io lo ripeto ogni giorno ai miei collaboratori: ‘Noi offriamo in edicola un prodotto, lo esponiamo in una vetrina dove sono esposti tanti altri. E considerato che il costo è uguale dobbiamo offrire un prodotto che sia davvero apprezzabile, affidabile e competitivo.’
Come si è imposta sul territorio?
Non trascurando soprattutto coloro ai quali finora è stato negato il diritto di fare sentire la loro voce. Insomma, abbiamo scelto la gente e vogliamo aiutare il Palazzo a fare meglio.
Ci esponga tre buoni motivi per i quali un lettore tra i vari quotidiani dovrebbe scegliere di leggere il quotidiano la “Città”!?
Il nostro giornale è fatto soprattutto da giovani, siamo un giovane giornale, che però ha alle spalle un gruppo editoriale dalle solidissime tradizioni.