Come recentemente ho raccontato al folto pubblico intervenuto alla presentazione della nuova edizione del mio libro LA REPUBBLICA DEI GIGLI BIANCHI, edito da Diego Guida, nella ovattata atmosfera che solo certi luoghi ricchi di prodigi sanno creare come il Circolo Carlo Alberto di Padula, Filippo Gagliardi è stato un personaggio senza tempo, unico nella sua incontenibile forza narrativa che ti viene trasmessa dai suoi ritmi esagerati e senza che tu possa mai fermarti a riflettere. La sua vita è stata azione, e spesso spesa per gli altri, per aiutarli e magari per farli felici, come lui forse in fondo non è mai stato. E per uno che è riuscito ad essere, seppur per breve tempo, uno degli uomini potenzialmente più ricchi del mondo, diventa motivo di forte conflitto con se stesso. La vita di Filippo Gagliardi per raccontarla tutta quindi e nei molti suoi aneddoti e singolari sfaccettature non sarebbe bastato un libro di duecentocinquanta pagine come ho fatto io, bensì si sarebbero dovuti ripercorrere i ben dieci volumi che Lui stesso concepì e pubblicò, l’anno prima della sua morte. Volumi autografi, oggi però non reperibili più nella loro interezza.
Io non volevo poi scrivere solo di lui ma anche di me e di quanti gli sono stati più vicino, coloro i quali lo hanno amato e anche, sotto molti aspetti deluso. Rivivere don Felipe dall’interno del suo mondo, di come era ogni giorno, l’essere se stesso, angelo o demonio, istintivo e più vero possibile. Allora mi sono affidato alla mia infanzia trascorsa a sprazzi con lui, in particolare nella casa di famiglia e tra le viuzze strette della Serra dove la sua mastodontica Cadillac, al suo trionfale ritorno, ricco e potente dal Venezuela, non sarebbe potuta passare se non abbattendo il muro di una casa, come volle fare per rispetto un suo compaesano. Don Felipe, fratello amato di mia madre Delizia viveva con noi, vicino ed io, in compagnia dei miei due cugini, Tonino e Felicetto, crescevamo al suo fianco. I tre nipoti forse più cari che lui aveva e che però non portavano il suo cognome, figli di tre sue sorelle. E quindi non potevo non scrivere un libro della mia interiorità e di che cosa fosse accaduto di così esplosivo nella mia vita da rimanerne per sempre condizionato nel bene e nel male. Si perché la vita di mio zio,don Felipe è stata una sequela infinita di fatti,di opere,di progetti, che vanno dalla sua età minorile fino aigiovanissimi55 anni della sua morte. Episodi straordinari, che non potevano non lasciare traccia in me stesso e l’esigenza di doverli raccontare attraverso il filtro di come io li ho davvero vissuti: 85 comuni campani e lucani ai quali furono prestati nel dopoguerra soldi restituibili a cento anni, a tasso zero, per edificare scuole, strade,acquedotti, chiese,caserme,elettrificazioni, tutte quelle infrastrutture quindi utili a far risorgere l’Italia dalla totale distruzione nella quale era stata sprofondata. Don Felipe, in quegli anni per molti paesi del meridione d’ Italia e non solo fece concorrenza alla Cassa Depositi e Prestiti nazionale che voleva gli interessi, ai quali invece don Felipe rinunziava. Si ricordano di lui poi gli aiuti in danaro e mezzi elargiti,nel 1954, alla città di Salerno,per ben centomila dollari, a seguito della disastrosa alluvione e gli aiuti economici al Polesine di altri venticinquemila dollari. Soldi che per solidarietà e contro ogni logica economica risalirono dal meridione al Nord Italia. L’elenco sarebbe lunghissimo, basti ricordare solo le migliaia e migliaia di donazioni in danaro e mezzi elargiti a singoli e agli enti nonché alle associazioni sparse in tutto il mondo che gli valsero riconoscimenti civili e religiosi e la cittadinanze onorarie di molti comuni italiani ed esteri, con quella forse più prestigiosa di tutte: Filadelfia negli Stati Uniti d’America. Don Felipe, io, la nostra REPUBBLICA DEI GIGLI BIANCHI.
Felice De Martino, autore del libro “LA REPUBBLICA DEI GIGLI BIANCHI”