La notizia è che Sindaci e associazioni finalmente hanno gridato pubblicamente quello che finora, fra molte contraddizioni, faceva fatica ad emergere nel dibattito che da più tempo si è sviluppato nel territorio e cioè che il “Parco è un patrimonio del Cilento e dei Cilentani” per citare uno degli slogan che in più di mille manifestanti hanno gridato lungo il percorso del corteo. La manifestazione organizzata dal “Cilento Forum” che domenica 25 agosto ha attraversato le strade di una Vallo della Lucania che volgeva lo sguardo all’estate 2002. Il Parco, grazie al lavoro del Presidente la Valva e del Direttore Nicoletti, è uscito in modo eccellente dalla fase costitutiva e oggi possiede tutti gli strumenti operativi per passare all’attuazione dei programmi e alla piena gestione delle risorse. La fetta è grossa e nessuno vuole farsi sfuggire l’occasione. Luogo della trattative per la spartizione della torta è la Comunità del Parco; punto di riferimento importante per amministratori e forze politiche. Da un po’ di tempo a questa parte, la Comunità si è trasformata, di fatto, in organo di rappresentanza politica e non del territorio, come giustamente dovrebbe essere. Questa confusione, voluta principalmente per controllare politicamente la gestione dell’Ente, l’ha resa vulnerabile ed è diventata poco credibile quando è stata chiamata a pronunciarsi sul rinnovo degli organi istituzionali. Le ultime vicende politiche dovrebbero fare riflettere sul rischio che si corre di vanificare il lavoro svolto fino ad ora. A parere mio, bisogna riportare la Comunità del Parco alla sua funzione istituzionale attraverso una nuova riorganizzazione interna. Sarebbe opportuno costituire gruppi non per omogeneità partitica ma territoriale. Ciò permetterebbe di spostare il dibattito politico in altre sedi e di liberare la Comunità dalle inutili tensioni politiche che ci sono create al suo interno. Il polo, diciamolo con sincerità, ha potuto permettersi di compiere atti estremi come il commissariamento, perché ha riscontrato i presupposti politici per farlo. Il centro-sinistra, in questi ultimi due anni, non ha saputo cogliere i frutti del lavoro svolto. Impegolatosi in giochi di strategie, è arrivato all’elezione del Comitato Direttivo e alla nomina del Presidente in ritardo e con poca convinzione. Probabilmente, se vi fosse stata più tempestività e decisione nelle nomine, i nuovi rappresentanti avrebbero avuto più tempo per consolidare la loro presenza e non dare adito a rivendicazioni che hanno tutto il sapore della vendetta. Nessuno vuole negare a chi ha vinto le elezioni il diritto di potere scegliere i propri rappresentanti ma l’esercizio del diritto deve avvenire attraverso il confronto e non mediante inutili colpi di mano
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