In un precedente articolo ci siamo occupati del Santuario di Fonte che era già attivo nella prima metà del sec.VII a.C. (cioè prima della fondazione di Poseidonia) e che nel periodo greco divenne un luogo sacro di confine della kora posidoniate, dedicato probabilmente ad Hera. Nello scritto riportammo l’autorevole opinione di Mario Napoli, fondata su un attento e scrupoloso esame dei reperti archeologici ritrovati durante gli scavi eseguiti nel 1964, secondo la quale la dedicazione ad Hera del Santuario aveva sostituito quella preesistente riferita ad una divinità autoctona legata probabilmente alla fecondità della natura o al culto delle acque. Nell’occasione ponemmo anche in evidenza la costante religiosità degli abitanti di Fonte i quali, sin dai tempi più remoti modellarono gli atti della vita quotidiana sulla base di un intenso rapporto con la divinità. Oggi, facendo un salto in avanti di oltre mille, ci occuperemo di un altro momento della religiosità popolare in quella contrada manifestatasi nel culto per l’Arcangelo Michele. Certamente questa espressione di religiosità è molto antica; più antica della vetusta Cappella di San Michele, che sorge solitaria su una collinetta circondata da un bosco di querce e di ulivi, poco distante dalla sorgente Fonte, presso la quale era stato innalzato il più celebre e rinomato Santuario. Del tutto inesistente, come sempre accade per le nostre zone, è la documentazione storica sull’origine della chiesetta. I soli dati meno recenti che abbiamo sono contenuti nel verbale del 25 giugno 1860 redatto da Mons. Siciliani, Vescovo di Capaccio, a conclusione della visita pastorale da lui compiuta in quel giorno nel territorio di Roccadaspide. Ma il documento riporta soltanto poche e scarne notizie. In esso è indicato che la Cappella di San Michele è sita fuori dell’abitato di Roccadaspide “ad sectum lapidem”; che fu eretta dal popolo; che al momento della visita era in restauro; che in essa vi si celebrava la messa “pro commoditate plurium agricola rum qui circa illud sacellum morantur”. Alla mancanza di documentazione storica cerca però di sopperire una consolidata tradizione che fa risalire la prima manifestazione del culto e l’iniziale costruzione del tempietto al tempo della dominazione longobarda in Italia. Non abbiamo elementi per verificarne la rispondenza alla verità storica. E’ certo, tuttavia, che il culto di S. Michele Arcangelo, pur derivando direttamente dalla tradizione ebraica che pone l’Arcangelo al vertice della gerarchia angelica e lo eleva a protettore del popolo eletto e pur accolto e fatto proprio dalla Chiesa Cattolica, che considera il campo degli angeli protettore della Chiesa stessa, ritenendolo sempre presente nell’eterna lotta che in questo mondo quotidianamente si svolge contro il male, non ebbe in origine nelle nostre zone immediata ed estesa diffusione. Allorquando invece i Longobardi insediatisi tra noi riorganizzarono il territorio e costituirono il Gastaldato di Lucania, abbandonata ormai la religione dei padri e rinnegato l’arianesimo, in cui inizialmente dopo la conversione al cristianesimo avevano creduto, divennero cattolici, diffusero anche il culto per il Santo guerriero nel quale si compiva la trasfigurazione del loro sentimento nazionale. Essi infatti vedevano nell’Arcangelo Michele, che l’iconografia ufficiale raffigura con la spada sguainata e che l’Apocalisse (12, 7-9) proclama vincitore del drago diabolico, una comunanza con l’eroe nazionale germanico Sigfrido, vincitore del drago o addirittura il dio germanico Votan in cui avevano creduto i loro padri. Fu così che essi, divenuti cristiani e cattolici, aderendo a questo culto, finirono indirettamente per alimentarlo. Una preziosa statua cinquecentesca di legno policromo, d’ignoto autore, più volte in passato ed anche recentemente restaurata, raffigurante l’Arcangelo Michele, costituisce la dotazione della Cappella. Il popolo di Fonte ogni anno all’alba dell’8 maggio si mobilita e fa festa in onore del Santo la cui statua, dopo la celebrazione della messa solenne, viene portata in mattinata in processione attraverso le principali via della Contrada, abbellite per l’occasione. Numerose bancarelle con esposizione di merce varia animano la festa; le luminarie, i fuochi d’artificio, le note musicali di una banda allietano fino a notte fonda quanti accorrono sul posto per trascorrevi una giornata di fede o di spensieratezza e di gioia.
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