Giuseppe Pagano, a trent’anni rileva l’hotel Esplanade di Paestum e a seguire costruisce il Savoy Beach Hotel e si pone al centro del sistema turistico della Città dei Templi. A questo punto si rende conto che il limite della crescita del settore è stato raggiunto. Ecco perché decide di rimettersi in gioco lanciandosi nell’avventura di realizzare un’azienda vitivinicola che potesse competere a livello globale.
Volge lo sguardo all’indietro quando da ragazzo che a 11 anni, con il padre Salvatore che acquistava l’uva e vinificava alla falde del Vesuvio tra Pompei e Pagani, rivolta a mano quintali di mosto che diventeranno vino da vendere a privati e ristoratori.
Quando si ritrova a visitare la tenuta Ruffini nel Chianti, allora si rende conto che il futuro è segnato: C’è ancora il vino nella sua esistenza.
Per farlo c’è necessità di avere molti terreni e nella zona di Paestum i costi sono proibitivi, ecco perché si addentra a cercare nel Cilento interno la soluzione. Approda a Stio dove acquisisce oltre 70 Ettari di terreni.
Chiama al suo fianco Riccardo Cantarella, già enologo dei Feudi di San Gregorio; Carlo Naro, esperto di biodinamica; e Mario Cavallaro di Eboli per curare la comunicazione.
Questa squadra gli sarà a fianco fin dalla posa della prima “pietra” dell’azienda: “per fare bene avevo la necessità che seguissero con me ogni passaggio del processo evolutivo che stavo mettendo in moto.”
Cantarella lo mise in guardia sul rischio di scommettere tutto nell’impiantare viti nell’area collinare di Stio perché avrebbe potuto produrre solo “vini estremi”: una produzione ad alto rischio legata agli eventi atmosferici che potevano dare ottime annate, ma anche cattive con relativi problemi sul mantenimento dei livelli di produzione.
Ecco perché Pagano si decide ad acquistare anche una tenuta bufalina ai piedi del monte Sottano di 25 ettari, nel comune di Giungano dove, come gli aveva fatto notare l’enologo, c’erano tutte le condizioni per fare bene: “pendenza giusta: il 20%, in faccia al mare, con la montagna alle spalle a protezione …”
IL tempo necessario per far entrare in produzione il vigneto impiantato sul fianco della gola di Tremonti è di 5 anni. Infatti, dopo aver dissodato il terreno, frantumato i grandi sassi rimossi, palificato con legno di castagno bruciato alla punta, lavorato il terreno con sistemi naturali per renderlo pronto, ecco che spuntano i primi germogli …
In questo spazio temporale, Pagano rivitalizza l’attività preesistente: acquista 100 bufale, poi altre 50, e avvia la produzione di mozzarella. Con il ricavato consolida le basi economiche del progetto, paga le spese dei lavori e costruisce al cantina nell’area industriale di Giungano.
Intanto, si lavora a come e con quale approccio entrare nel mercato: c’è bisogno rendere al meglio l’idea di un’azienda votata al biologico insediata in un territorio che ha fatto la storia della civiltà occidentale: “la Magna Grecia, con Paestum e Velia patria di Parmenide e Zenone, e il DNA del Cilento, la terra dei Tristi, che ha saputo mantenere intatto il suo modo di vivere essenziale come anche l’UNESCO ha riconosciuto alla Dieta Mediterranea. Immaginare un simbolo che raccontasse tutto ciò senza confondersi con le migliaia di altri preesistenti.”
C’è poi un altro elemento che fa dell’azienda agricola San Salvatore un unicum: la sua vocazione al Green. Con i tre impianti fotovoltaici di 100 KW, 62 KW e 90 KW ed uno di biogas di 249 KW l’azienda diffusa su oltre 100 ettari ha un’anima verde ed è in credito di energia elettrica che arriva da fonti rinnovabili.
“Sono oltre 1000 passaggi da fare nella direzione giusta per garantire che il processo biologico lasci il segno nel prodotto” si vanta Pagano. Come la scelta del logo da apporre sulle bottiglie: un bufalo! È il suo amico e artista Bruno Banbacaro a renderlo adatto alle etichette stilizzandone la sagoma e facendola diventare un’icone unica, riconoscibile e forte.”
Anche la scelta dei nomi da dare ai vini scaturisce dalla “fedeltà” al territorio in cui vive e a cui Pagano si è votato fin dal primo momento: “ho aperto la cartina del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e subito mi sono saltati agli occhi i nomi dei paesi vicini ai terreni dove l’azienda si è insediata: aggiungendo, alterando, togliendo qualche vocale o consonante abbiamo rispettato il dettato di legge che impedisce l’uso dei nomi dei comuni a fini commerciali, ma abbiamo rispettato il diritto di cittadinanza del prodotto che, mai come in questo caso, affonda le sue radici nella terra da dove provengono!”
C’è un altro artista che segna la vita di Pagano ed è Gillo Dorfles. Il quasi centenario Istriano arriva a Paestum su invito di Pietro Lista e Cristina Di Geronimo. Sono loro che lo presentano a Peppino che lo ospita la Savoy per diversi anni per brevi periodi di vacanza. Peppino lo porta nella sua vigna a Giungano e lui ricorda quella dei suoi genitori ad Istria.Sarà Gillo ha personalizzare le etichette sulle bottiglie disegnandole e firmandone ben 13.
Quando l’azienda vitivinicola diventa matura, giunge il momento di creare “la Dispensa” uno spazio dove i prodotti possano entrare direttamente in contatto con il consumatore. Un luogo dove sono delle vere e proprie massaie a cucinare i pochi e semplici piatti che vengono serviti.
Oggi San Salvatore è un’azienda con un fatturato di oltre 6 milioni di euro all’anno ed è proiettata per il 70% sul mercato italiano e il 30% all’estero. Ha 60 dipendenti fissi, altri stagionali. In Italia i suoi agenti di vendita sono presenti in tutte le regioni. All’estero il primo mercato sono Stati Uniti, e poi a seguire Olanda, Belgio, Norvegia, Russia, Cina ed Australia.
Il ragazzo venuto da Pompei è molto motivato nel voler lasciare il segno. Ed in questa prospettiva che si sta immergendo in un’altra impresa: recuperare, riorganizzare e creare uno spazio culturale nell’area archeologica di Paestum. In uno spazio di 15.000 mq sarà realizzata una struttura Mitteleuropea ecco perché affida la realizzazione del progetto ad un architetto di Bolzano che dovrà tradurre in realtà l’idea di dare vita ad un centro dove l’arte internazionale sarà di casa.
Nessun uomo è un’isola! Ecco perché Peppino si commuove e, senza aspettare la mia domanda in proposito, elogia la moglie Giusy: “Non mi ha fatto sentire mai solo! Soprattutto quando ho deciso di lasciar i due alberghi per dedicarmi al mio sogno. Devo riconoscere le capacità e la determinazione con cui prima Salvatore, mio figlio, e poi Andrea, mia figlia, sono subentrati nella gestione diretta delle imprese: devo dare loro atto che hanno saputo sorprendermi per l’attaccamento al lavoro e per il modo con cui lo hanno portato avanti.”
Pagano non è un uomo che punta la sveglia per svegliarsi al mattino, né guarda l’orologio quando la sera avanza, ma quando finalmente poggia la testa sul cuscino dorme il sonno dei giusti che non hanno lasciato nulla di “intentato” per dare un senso compiuto alla sua esistenza.
“I pessimisti hanno sempre ragione, ma solo gli ottimisti cambiano le cose!”
L’uomo che mi ha tenuto inchiodato alla sedia per oltre due ore e che ha parlato come un fiume in piena lasciando nella penna più del 50% di quanto ha raccontato con passione e precisione, oltre ad essere ottimista è un imprenditore coraggioso ma non temerario. Ha avuto ben chiaro davanti a sé la strada da percorrere e la cornice dentro la quale ha affrescare la su tela.