Visitare i cimiteri nel giorno a loro dedicato dalla tradizione e dal calendario, il 2 novembre, è veramente cosa buona e giusta.
Ricordare i propri cari conosciuti da vivi e gli antenati richiamati alla memoria da chi, ancora vivente, ne custodisce il ricordo è un modo di risentirsi vivi e ancora in grado essere utili a sé e agli altri.
Anche le comunità in cui consumiamo la nostra esistenza di vita rendono omaggio ai caduti nelle guerre combattute dalla parte giusta o sbagliata che sia, nel corso dei secoli.
Da un po’ di tempo, però, accade frequentemente che la nostra società deve fare i conti con stragi dovute ad incidenti stradali che hanno strappano alla vita giovani nel pieno del loro vigore. Prendiamo ad esempio Roccadaspide, il comune in cui vivo.
Sono stati diversi gli incidenti accaduti sulla SS 488che hanno comportato la morte di giovanissimi residenti nel pieno della loro giovinezza. In ogni occasione si sono levati alti e disperati i pianti di familiari, versate le lacrime degli amici, parenti e conoscenti che si sono stretti intorno alle famiglie colpite per le tragedie che toccano nel profondo gli animi di tutti noi.
Bare bianche portate in spalla strette nell’abbraccio della folla con il rilascio di palloncini e immancabile applauso liberatorio. Sui social non si contano i post che accusano, esortano, rimpiangono, attribuiscono responsabilità…
Forse è arrivato il momento di prendere qualche provvedimento e fare qualcosa di concreto per arginare, almeno in parte, i rischi andando oltre le lacrime che si esauriscono con il passare dei giorni e la vita riparte inesorabile.
L’esperienza insegna che solo la certezza di essere sanzionati induce gli automobilisti a rallentare l’andatura sulle strade, con gli autovelox, e sulle autostrade, con il sistema tutor, si è riusciti a ridurre il numero degli incidenti mortali.
Allora perché non collocare in modo sistematico i sistemi di controllo della velocità sulle strade dove è risaputo che l’andatura media è ampiamente superiore ai limiti imposti dai cartelli e, è utile ribadirlo, dal buon senso.
La certezza della pena pecuniaria, oltre a produrre un rallentamento della velocità media dei mezzi motorizzati, renderebbe un altro servizio alle comunità: rimpinguare le casse comunali che potrebbero destinare le risorse introitate dal pagamento delle multe ad investimenti per rendere più sicure le strade urbane ed extraurbane con la realizzazione di marciapiedi, piste ciclabili e l’ampliamento della pubblica illuminazione.
Quali sarebbero le controindicazioni ad una scelta del genere?
Certamente la rabbia degli automobilisti sanzionati; il risentimento di chi, calcolando male i tempi di percorrenza ad una velocità inferiore, farà tardi ad un appuntamento di lavoro; la costrizione per non poter sprigionare tutta al potenza del motore dell’auto nuova, di portare sul parafango di un trattore mogli e bambini in età scolare se non affidare loro proprio la guida del mezzo agricolo, viaggiare con uno, due tre bambini seduti sul sedile anteriore di fianco a quello di chi guida, senza nessuna precauzione, guidare con il cellulare incollato all’orecchio, per non parlare di gare di velocità su strade rese viscide dalla pioggia …
Tutte ragioni legittime ma che collidono proprio con la necessità di evitare di dover piangere per la scomparsa di giovani vite dal nostro orizzonte di genitori, nonni, amici, parenti e intere comunità.
Chi non è d’accordo “alzi la mano” ma faccia prima un giro sulla SS 488 e si fermi ad ogni “altarino” eretto a ricordo di un incidente dove hanno perso la vita giovani i cui cadaveri sono deposti in un loculo al cimitero del paese.