Pericolo scampato…almeno per questa volta. Potrebbe riassumersi così quanto avvenuto qualche notte fa nel Vallo di Diano, dove i Carabinieri di Sala Consilina, nei pressi di Polla, hanno sottoposto a controllo un camion, rinvenendo, a bordo del rimorchio, 6 cisterne da 1000 litri, con rubinetto sul fondo per lo sversamento di una soluzione tossico-corrosiva riconducibile al contesto edilizio ed industriale.
Il mezzo, senza autorizzazione e formulario, stava per raggiungere Sant’Arsenio, dove il liquido sarebbe stato sversato, verosimilmente, in alcuni terreni.
L’intervento delle Forze dell’Ordine ha evitato che un nuovo atto illecito si consumasse a danno dell’ambiente e dei valdianesi.
Un imprenditore del posto ed un autista sono stati denunciati per deposito e trasporto vietato di rifiuti speciali pericolosi.
L’imprenditore, attraverso il proprio avvocato, si è detto estraneo ai fatti.
Sarà ora la Giustizia a fare il suo corso, con la speranza che si possa fare piena luce sulla vicenda e sull’eventuale esistenza di una rete o di collegamenti e coordinamenti.
E si, perché, in ottica ambientale e relativo pericolo inquinamento, il Vallo di Diano nel tempo ha vissuto vicissitudini varie, senza quasi mai ottenere risposte o riscontri concreti su quanto avvenuto o su quanto si presumeva potesse essere successo.
Si racconta di ‘scarichi’ di una certa rilevanza tra gli anni ’80 e ’90. Nel 2006 è andata in scena l’Operazione Chernobyl legata al presunto sversamento di rifiuti dannosi in alcuni terreni di Sant’Arsenio, Teggiano, San Pietro al Tanagro e San Rufo. In tal caso è stata emessa sentenza di prescrizione.
Insomma, per diverse ragioni non si è mai riusciti ad andare oltre racconti e testimonianze, pur dovendo fare i conti, soprattutto in punti montani e discariche, con l’obbligo di effettuare bonifiche, a causa di siti potenzialmente contaminati.
Ci si chiede anche se, in riferimento al camion fermato a Polla ed alle pratiche di sversamento, si possa trattare di azioni non isolate e periodicamente “subite” dal territorio.
C’è la sensazione diffusa, infatti, che il comprensorio possa essere sull’agenda “nera” di qualcuno o più di qualcuno, quale meta pronta ad accogliere rifiuti di ogni genere.
Questo perché, probabilmente è considerato un territorio non troppo presidiato e dove quasi tutto è fattibile, senza troppo sforzi.
Oltre ai tentativi di sversamento, quindi, il Vallo di Diano è chiamato ad affrontare preconcetti e ad abbattere la convinzione che si tratti di una terra abbandonata a sé stessa, senza tutele, né protezioni.