Abrogazione del “Question Time” ed espulsione dei membri del consiglio che non rispettano il regolamento durante la discussione. Questo è il combinato disposto che il 21 ottobre ha approvato il consiglio comunale di Agropoli. Subito dopo l’approvazione della commissione sicurezza proposta dal consigliere d’opposizione Caccamo e approvata dall’intera maggioranza, il sindaco Adamo Coppola, viste le discussioni animate durante gli ultimi “Question Time” e preso atto di quanto queste siano diventate popolari fra i cittadini per le bagarre soprattutto con la consigliera d’opposizione Gisella Botticchio, propone al consiglio un’azione per “sopprimere” le polemiche all’interno dell’assise anche mediante l’espulsione fisica del consigliere che venisse meno alle regole che disciplinano il dibattito. Anche se, come sottolineato dal consigliere d’opposizione Abate, non c’è una specifica persona addetta al ruolo di “buttafuori”.
Una mutilazione al dibattito e alla discussione che lancia un brutto segnale all’esterno dell’assise democratica ed evidenzia quanto la maggioranza Coppola sia in difficoltà nel contrastare l’irruenza dell’opposizione. E proprio Caccamo ha cercato in extremis di rinviare la discussione, auspicando una maggiore riflessione da parte della maggioranza e spiegando che magari il question time poteva essere rimodulato e disciplinato in modo diverso. Contrario anche il presidente del consiglio La Porta che ha sentito il dovere di invitare, anche lui, ad una riflessione sia il sindaco che la maggioranza. Inoltre, il presidente che dovrebbe adottare il provvedimento dell’espulsione, si dice contrario anche a questo . Insomma, l’atto coattivo sembra inapplicabile e rimane al momento solo un messaggio chiaro all’opposizione e in particolar modo alla Consigliera Botticchio.
Le norme sono, per definizione giuridica, generali e astratte tanto più se queste intervengono nel campo democratico e nella esercitazione dello stesso. Toccare con superficialità e sull’onda emozionale i meccanismi così ben oliati della democrazia può generare malumori anche nella stessa maggioranza, come già successo in passato con Monica Pizza, Emidio Cianciola ed Elvira Serra che lamentavano in egual misura problematiche di discussione interna. Insomma, i provvedimenti in sé non sono, come dice il consigliere Abate, di matrice “fascista” poiché non intaccano di fatto i principi costituzionali ma contrastano, in senso astratto, lo spirito di questi. Tutti coloro che ricoprono un ruolo istituzionale e di rappresentanza dovrebbero tener fede ad un principio che si manifesta nella frase attribuita a Voltaire “Non sono d’accordo con ciò che dici, ma darei la mia vita perché tu possa dirlo”