Ciriaco De Mita, ex presidente del Consiglio e attuale sindaco di Nusco, 91 anni. Riccardo Villari, già presidente della Commissione di Vigilanza Rai, sottosegretario ai Beni Culturali, 63 anni. Paolo Cirino Pomicino, già ministro del Bilancio e oggi quadro dirigente di Atlantia, capo di Tangenziale di Napoli e Autostrade Meridionali, 80 anni. Che cosa hanno in comune questi tre politici? A parte la comune militanza democristiana, sono tutti e tre in campo da settimane per rispondere alla chiamata di Vincenzo De Luca, il governatore del Pd della regione Campania che lavora per la rielezione e che sa che non sarà ricandidato dal suo partito. E allora lui si candida da solo, sta già mettendo assieme liste, nomi, apparati, vecchie macchine democristiane capaci di procacciare voti. Ed ecco perchè, in nome di De Luca, persino due acerrimi nemici di quella che fu la Dc, De Mita capo della sinistra Dc e Pomicino capo della corrente andreottiana, si alleano per aiutare De Luca a restare in sella in regione Campania. I procacciatori di voti Dc non faranno liste autonome ma lavoreranno ad una lista centrista di ispirazione renziana (non sarà IV) che appoggerà De Luca. A capo di questa lista renziana ci sarà il sindaco Pd di Ercolano, Ciro Buonaiuto, che ha appena lasciato i Dem per passare col suo primo “amore”, Maria Elena Boschi e Matteo Renzi. Oramai De Luca e soci sono a pieno regime con la macchina del consenso. Mancano dieci mesi alle elezioni regionali ma loro lavorano come se fossero imminenti. Fedelissimi che si riuniscono spesso. Nuovo amici che si aggiungono. De Luca sa che l’accordo Pd M5S lo taglia fuori in Campania. Roberto Fico è stato nettissimo: “In Umbria abbiamo stretto un accordo per il bene dei cittadini di quella regione ma il modello non è automaticamente estendibile e l’ipotesi di un asse 5stelle-De Luca non esiste assolutamente”. Luigi Di Maio è stato ancora più drastico. Senza giri di parole ha detto: Mai con De Luca”.
E così De Luca cerca altre sponde, sonda altri lidi, costruisce nuove alleanze. Col figlio Piero De Luca, eletto Deputato, che resta nel Pd a osservare e capire che cosa accade nel partito che ha già mollato il padre.
La ciliegina sulla torta della lista civica centrista-renziana che sta per scendere in campo accanto a De Luca è non solo Ciriaco De Mita ma anche Giuseppe De Mita, il nipote dell’ex premier, tornato all’ovile dopo qualche passato dissenso politico. A riappacificare i due è stato Matteo Renzi. Infatti Giuseppe sta per passare a Italia viva con la benedizione di Ciriaco, portandosi dietro un discreto gruppo di aficionados, a cominciare dall’ex dirigente di Forza Italia in Campania, Gioacchino Alfano. Tra i «papabili» c’è pure l’ ex parlamentare Vincenzo D’ Anna, ex Dc ed ex Forza Italia, che dice: “Non credo che Renzi riuscirà a intercettare il favore dell’area di centro, quella è orfana di Forza Italia. Ma non ho problemi a sedermi al tavolo con lui per discutere di un progetto politico”.
D’ Anna sta cercando di convincere anche l’ex ministro Dc, ora sindaco di Benevento, Clemente Mastella, a far parte di questo gruppone centrista. Però lo scorso anno Mastella s’è iscritto a Forza Italia e quindi appare prematuro un suo impegno diretto.
De Luca sta costruendo il suo cartello elettorale. E lo sta costruendo per combattere contro il centrodestra e contro quello che nascerà nel centro sinistra. Poi c’è Luigi De Magistris con la sua esperienza di laboratorio politico napoletano. Nel centrodestra è stato deciso che il candidato spetterà a Forza Italia. De Magistris, per ora, ha annunciato che presenterà una sua lista ma potrebbe anche essere un segnale politico al Pd. Si può provare a creare una coalizione regionale civica larga, che accolga chi vuole essere alternativo all’estremismo di Matteo Salvini e al continuismo di De Luca. Se ci fosse un metodo interessante, e una candidatura buona, potrebbe essere un laboratorio unico a livello regionale.
De Luca e De Magistris sono agli antipodi. Le elezioni comunali ci saranno alla fine del prossimo anno. E il fatto che De Magistris metta i piedi nel piatto delle regionali sembra in qualche modo collegabile a quella scadenza. Anche perché in questi giorni sta ripetendo: “Senza di noi in Campania si perde”. E forse è così.