Chi l’ha detto che con l’estate finisce tutto? Che dopo la mastodontica Sagra del Fusillo si possa sperare solo nell’oblio?
Certo, lo spopolamento e la desertificazione dei paesi dopo l’estate è qualcosa di risaputo e prevedibile, ma ben vengano le iniziative che riescono a colorare di vita i piccoli borghi anche quando le temperature si raffreddano e le sagre estive sono solo un dolce, malinconico e lontano ricordo.
Felitto, in particolare, si è tinto di autunno, natura e manifestazioni imperniate sulla tradizione e l’innovazione.
Sono appena trascorse due settimane intense, l’una contraddistinta dall’opera della stakanovista Rosi Di Stasi, e l’altra movimentata da “Sapori D’Autunno”, manifestazione che si svolge nel periodo autunnale nell’ incantevole cornice dello stretto centro storico di Felitto.
Quale occasione migliore, se non quella di approfittare delle tiepide temperature autunnali, quando il sole inizia a scemare e non è più violento, per esplorare le fessure della natura?
Il 6 ottobre si è “celebrato” un vero e proprio inno alla ricchezza botanica e naturale del Cilento. Le erbe spontanee, la varietà di specie presenti a Felitto e le perle che giacciono nei suoi sentieri, l’hanno fatta da padrone il 6 ottobre, in una miscela di colori, natura e tesori botanici. Tutto ciò è Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, non dimentichiamolo mai.
Tutto ciò si è espresso in un percorso botanico, organizzato in collaborazione con L’Associazione “Pasquale Oristanio”, in una visita del centro storico e nella presentazione del libro di Dionisia De Santis, “PIANTE SPONTANEE NELLA TRADIZIONE ERBORISTICA MEDITERRANEA”, presso l’Aula Consiliare del Comune di Felitto.
Il weekend dopo, invece, si è tenuta la kermesse “Sapori D’Autunno” nel centro storico del paese del fusillo. Un’edizione che, ora che il fuoco si è spento e rimangono solo malinconiche braci, ha portato lustro e gente nel borgo, che si è deliziata col fusillo in un’inedita veste: oltre al tradizionale fusillo al sugo, è stato possibile gustarlo nella versione ai funghi porcini e alla salsiccia di cinghiale. Anche cavatielli con farina di castagne l’hanno fatta da padrone, così come la tagliata di carne con funghi porcini, la trippa, le pizze paesane e i dolci tipici autunnali. L’evento, che si è svolto in tre giorni (11, 12 e 13 ottobre) ha colorato il centro storico del borgo, perennemente spopolato e abbandonato, con una fiumana di gente e passanti. Ci si augura che si riescano a valorizzare sempre di più i paesini anche quando i riflettori delle sagre estive e le luci della ribalta si spengono, perché questo è un atto di vera e propria libertà.
E, come diceva qualcuno, “libertà è partecipazione”.