Le Frecce Tricolori sono il simbolo dell’Italia, come la Ferrari. Nel 1932, in un incidente aereo in Svizzera, moriva il suo primo pilota. Che era di casa nostra. Mario Sansone nato e vissuto a Persano. Il giovane fu seppellito a Eboli dove la sua famiglia si è trasferita. “L’aviazione è imparagonabile, mentre l’affetto della madre è insuperabile”. Era il motto del giovane pilota acrobatico Mario Sansone, arrivato dalla tranquilla Persano, nella squadriglia aerea che faceva palpitare il cuore degli italiani. Da Mussolini a D’Annunzio, da Italo Balbo alle grandi fabbriche meccaniche italiane era una gara a esaltare questi ragazzi che rappresentavano l’ideale dell’italiano futurista e non più eroico difensore e assaltatore di trincee. La voglia di volare gli venne quando galoppava sui purosangue Persano lungo gli stradoni e i campi a perdita d’occhio che finivano nei boschi che avevano incantato i re Borbone. Quando, da militare, scoprì la libertà del volo aereo fu un amore a prima vista. La videro anche da terra quell’improvvisa fiammata su un fianco del Breda 19 da alta acrobazia. Volava con il tricolore e le insegne sabaude. In tempo di pace. E per sport. Si era in terra svizzera, sul campo di Dubendorf. Il 22 luglio del 1932 quella la scivolata d’ala avvenne durante un volo di allenamento perché stava per tenersi un importante raduno internazionali di quei primi folli che gli aerei li facevano volteggiare come se fossero degli aquiloni. Il motore in fiamme fece pericolosamente perdere quota al pilota di 25 anni che veniva da uno strano villaggio meridionale un po’ più militare che civile. Si chiamava Persano, allevavano i cavalli per l’esercito che ancora contava su di una blasonata cavalleria. Sì, al passato, perché la Persano della quale stiamo parlando oggi non c’è più. Di Mario Sansone, il pilota che due giorni dopo si spegnerà all’ospedale di Zurigo, resta una lapide su una parete della piazza d’armi di Persano. Veniva da Persano, quand’era ancora villaggio abitato da civili indigeni, uno dei primi piloti di quelle Frecce Tricolori, l’acrobatica squadriglia aerea italiana. Il colonnello Rino Fougier riuscì ad ottenere che il 1° stormo di caccia della Regia Aeronautica di Campoformido diventasse sede della “Pattuglia Folle”, come fu definita la prima scuola di volo acrobatico collettivo. Il comando gli fu affidato il 1° settembre 1928.
Mario: Sansone era nato il 9 luglio 1907, con la passione del volo nel sangue. Sandrina Gallotta professoressa di educazione fisica e poetessa con un’opera teatrale ha volito far rivivere la breve vita con le parole della madre, Rosina Tartaglia e alcune lettere. Raccontava spesso di questo figlio: “Ci scriveva sempre delle esibizioni della sua pattuglia, e noi leggevamo dai giornali dei loro trionfi”. Sul Corriere della Sera dell’11 luglio 1930, Luigi Freddi scrive di un’esibizione a Sofia: “i sergenti Vengi e Sansone hanno compiuto impressionanti acrobazie individuali, suscitando nel pubblico enorme emozione”. E poi sue: Ogni tanto tornavo a Persano. Lì c’erano i miei affetti più grandi: i genitori, i fratelli e le sorelle, il mio piccolo paese che mi vide bambino prima, adolescente desideroso di ardimenti poi. A Persano tutto era tranquillo. Uscire di casa ed essere riconosciuto e salutato da tutti con affetto mi faceva sentire bene. Ogni volta non era mai un ritorno, ma un ritrovarsi nei visi e nelle voci di quelle persone”. Poi c’è l’incidente maledetto. Dall’United Press del 24 luglio 1932: Il sergente pilota Mario Sansone, della squadriglia Fougier, è morto nella notte scorsa nell’ospedale civile di Zurigo, in seguito alle ferite riportate venerdì, precipitando sul campo di Dubendorf per scivolata d’ala durante un volo di allenamento.
Il 27 luglio la salma di Mario giunge ad Eboli, per i solenni funerali che si tennero in Santa Maria della Pietà. Una lunga teoria di ghirlande ricopriva il suo feretro. Erano circa cento: tra le tante ricordiamo quella del Ministero dell’aeronautica, del ministro Ballo dell’aeronautica Svizzera e Francese, dei piloti svizzeri e francesi, della Banca d’Italia e delle varie squadriglie allora operanti nell’aviazione italiana; c’erano anche quelle dei cugini di Persano, del Municipio di Eboli, dei genitori e della squadriglia di cui faceva parte.
Dal Giornale d’Italia del 27 luglio 1932: -Il Segretario politico, dottor Imperato, nel discorso funebre, ha detto: Egli fu di coloro che osano con voluttà, perché la vita senza prove, senza audacie, senza nobili conquiste, sarebbe una povera cosa. Dopo le esequie la salma è stata trasportata al camposanto di Eboli. Prima della sepoltura, un maggiore dell’Aereonautica ha fatto l’appello del camerata scomparso nel rito fascista. Tutte le forze rappresentate e gli astanti hanno risposto: PRESENTE.