Gentile Sig. Ministro,
la realizzazione delle aree protette nel nostro Paese ha rappresentato un momento fondamentale per la
protezione e conservazione della natura più suggestiva.
L’istituzione di un Parco implica l’attivazione di una variegata serie di misure a protezione della fauna
selvatica e della flora, idonee a realizzare un’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la
salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e
tradizionali.
La creazione delle aree protette, però, ha concorso ad una crescita esponenziale ed incontrollata della
consistenza della fauna selvatica, con ripercussioni negative sia sulle attività agricole e zootecniche e sia sulla
salute umana, per il diffondersi di malattie di cui essa è vettore.
Quando poi il regime di protezione suddetto investe territori antropizzati o fortemente antropizzati, così
come accade per l’area protetta del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni…, il riverbero diventa
drammatico.
Per effetto di ciò tante attività sono pressoché scomparse: mulini, imprese agricole, allevamenti, frantoi
oleari etc.
L’imprenditore che, ad esempio, conduce un mulino, stenta a sopravvivere, perché il grano da trasformare
in farina è pochissimo …. la mietitura è affidata alla fauna: cinghiali, volatili, cervi etc.
L’aumento esponenziale della fauna selvatica e le conseguenti drammatiche ripercussioni in agricoltura sono
stati sempre affrontati immaginando che l’incremento di una specie (cinghiali, cervi, volatili) potesse essere
affrontato con lo stesso strumento usato dagli uomini della preistoria: l’uccisione degli animali in eccesso.
Pochi si interrogano, infatti, su che cosa sia un Parco e di che cosa deve disporre in termini gestionali.
Il senso comune, intuitivamente, associa l’idea di parco ad uno “spazio” dove vive una popolazione di piante
e di animali selvatici la cui salute … dovrebbe essere affidata ad un botanico/agronomo e/o ad medico – veterinario.
In un allevamento domestico, quando una delle specie allevate cresce in maniera smisurata, si interviene con
un’azione di controllo della popolazione animale, non esclusa la contraccezione …. parimenti accade in una comunità
di persone quando, ad esempio, si assiste ad un crescita esagerata di animali di compagnia (sterilizzazione di cani e
gatti).
Un’azienda agricola o zootecnica di medie dimensioni ha, nel proprio gruppo di lavoro, un agronomo o un
veterinario che, monitorando la salute di piante o animali, garantisce, nel tempo, il buon andamento dell’azienda o
dello allevamento … tanto si immagina, in termini logici, debba accadere anche per un Parco con migliaia di
animali distribuiti su territori sconfinati.
Ma non è così … l’equilibrio tra le specie viventi, che nelle aree protette dovrebbe essere garantito, in realtà
è alterato.
Solo alcuni Parchi nazionali dispongono di servizi botanici/agronomici o veterinari.
Abbattimenti e catture di cinghiali, in Italia, non hanno risolto il problema della presenza ipertrofica della
specie, nonostante l’abbattimento di migliaia di capi nelle aree protette e non.
La letteratura di settore lascia comprendere, al contrario, che tali azioni influenzano negativamente le
dinamiche demografiche della specie, destabilizzandone la spontanea capacità di autocontrollo.
In un Parco non è richiesta, dunque, la presenza di killer esperti di cinghiali, ma di esperti della salute e dei
bisogni della flora e della fauna selvatica.
Non è possibile che alle soglie degli anni tremila si continui a perseguire, in forma esclusiva, una soluzione
dimostratasi poco efficace, che ricorda la preistoria.
Credo che la chiave di lettura dei problemi legati alla sovrabbondanza di alcune specie di fauna protetta sia
un’altra: i parchi nazionali continuano a non disporre di professionisti interni della salute dei parchi (medici –
veterinari, agronomi, esperti in scienze forestali, botanici, etc.) e al contrario traboccano di personale
amministrativo.
Né tantomeno servono consulenze specialistiche episodiche e frammentarie, attinte nel mercato libero –
professionale o nel mondo dell’università.
Occorre organizzare piante organiche che inglobano figure professionali specifiche che, nel tempo, da
dipendenti dell’Ente, possano seguire i problemi cui i parchi nazionali sono chiamati a rispondere.
La presenza negli organici di veterinari, agronomi, ingegneri, forestali, giornalisti professionisti per la
comunicazione promozionale e d’istituto, etc., sono le migliore garanzie per azioni istituzionali efficaci ed efficienti.
E’ necessario che i parchi italiani programmino e concretino il fabbisogno di personale all’interno di linee
guida di indirizzo, impartite a livello centrale, nel rispetto dell’autonomia di ciascun Ente gestore delle aree
protette.
Occorre, altresì, aprirsi ad altre forme di azioni di contrasto della fauna in eccesso, integrabili con quelle
tradizionali, anche candidando il territorio del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni per le
sperimentazioni del caso.
La contraccezione usata per il controllo delle nascite nella popolazione umana, ad esempio, può
tranquillamente essere sperimentata, attraverso piani specifici di immunocontraccezione selettiva, rivolti in forma
mirata alla fauna selvatica in crescita incontrollata, ma questo … presuppone che gli organici dei Parchi dispongano
di personale tecnico capace di seguire questo complesso procedimento finalizzato al controllo della salute e della
proliferazione della fauna protetta.
Parimenti dicasi per la comunicazione interna ed esterna dell’area protetta, che non può essere affidata a
campagne informative commissionate, di volta in volta, a vari soggetti esterni che non vivono e non conoscono le
dinamiche dei territori.
Occorre reclutare professionisti della salute e della comunicazione legati all’Istituzione da un rapporto di
lavoro continuativo e subordinato, capaci di sostenere negli anni i programmi e gli obiettivi prefissati.
Nella certezza che vorrà promuovere, condividere e concretare, insieme all’Ente Parco Nazionale del
Cilento,Vallo di Diano e Alburni la proposta anzi descritta, colgo l’ occasione per inviarLe cordiali saluti.
IL PRESIDENTE
Salvatore Angelo Iannuzzi