Lei è Angela Furcas, e parlare con lei significa fare uh viaggio nei meandri dell’anima. È una poetessa, è stata colpita dal sacro fuoco della poesia ed è una donna sensibile, visionaria e appartenente quasi ad un’altra dimensione, dove dimorano coloro che sono stati sfiorati dall’arte. Sarda, ma sposata a Laurino con l’architetto/fotografato/agitatore e animatore culturale Silvio Cossa, insieme i due formano una coppia speciale per il Cilento interno, esempio di amore e sostegno reciproco. Da poco è uscito il suo libro di poesie “Anima di Vento”.
Diamo ad Angela Furcas la parola.
Buongiorno Angela, innanzitutto grazie mille per aver accettato di rilasciare quest’intervista. Iniziamo con la prima domanda, la più banale o forse la più difficile. Chi è Angela Furcas e come la spiegheresti a chi non la conosce?
Rispondo con questa mia poesia.
“Io sono una/ che non esce mai di casa./ Di là da me nessuna strada mi portò mai, Sono sempre dov’ero::/ in un angolo dell’Universo,/ sognando di vivere.Spenta l’ultima stella/ nell’alba che verrà”.
Parlaci del tuo libro “Anima di Vento”.
Rispondo servendomi di un estratto della recensione di Amedea Lampugnani, che parla del mio libro in questi termini:
“Parafrasando il bellissimo titolo, la sua anima è di vento, è lieve, è impalpabile, ma allo stesso tempo forte e temprata dallo scorrere dei giorni, determinata nel raggiungimento del bene, dal quale nulla la può distogliere, neppure le sirene di una lusinghiera notorietà.
Il vento della poesia non riesce mai a colmarla completamente, a saziare la sua “fame”, il suo bisogno di raggiungere il Divino, la sua ricerca dell’armonia e della bellezza in ogni loro forma.
Cercare Dio, è un’impresa eroica in questa nostra umana esistenza, cercare la fonte dalla quale siamo scaturiti e alla quale aneliamo ritornare è, come dice la poetessa, il desiderio di ricongiungerci ad esso, desiderio che si trasforma in fame d’amore per tutto ciò, che sotto a questo cielo, è bello, è Santo e giusto e che Angela riesce a cantare nei suoi scritti, nei quali le parole divengono briciole di bianco pane lasciate sul sentiero che riporta a casa, alla “Sorgente della Vita”, al “Punto di origine”. Dovrei usare ancora molte, e senz’altro, troppe parole, per esprimere tutte le riflessioni, tutte le emozioni, tutti i sentimenti, che la lettura di ogni “parola” di Angela fa scaturire nella mia mente, e nel mio cuore, ma proprio perché, come dice la poetessa, le parole sono “dimore effimere del Vento” ed eccedere nel loro uso, può essere fuorviante, può condurre in luoghi che non sono quelli in cui l’Autrice dimora, voglio essere parca e usarle come fossero preziose pagliuzze d’oro zecchino, fatte di luce”.
Quali sono i tuoi influssi e maestri maggiori, nell’ambito della poesia e della letteratura in generale?
Posso dire che amo la scrittura lirica, la spiritualità e la profondità di alto sentire.
Cosa ne pensi della situazione culturale del Cilento?
A dire il vero, sto notando un rinnovato interssse per la Cultura e per l’Arte.
Progetti futuri.
Ci sono tantissimi ad averne su di noi, e penso che bastino.