La vastità del territorio interessato, composto da 108.048 ettari; il numero dei comuni (80), della Comunità Montane (8) e della popolazione (circa 250.000 abitanti), ha oggettivamente condizionato la fase di avvio di un ente che è nato senza strutture, senza personale e in una condizione di estrema conflittualità sociale, considerata la particolare funzione dell’Ente in merito alla vigilanza e gestione di numerosi divieti attivati in virtù della sua natura istituzionale. Oggi possiamo dire che non c’è istituzione operante sul territorio che non citi il Parco come una delle risorse strategiche sulla quale fondare lo sviluppo sostenibile. Questo grazie all’azione di promozione di organizzazione promossa dai Consiglieri e dalla struttura operativa che ha ottenuto per il Parco significativi riconoscimenti nazionali e internazionali. Prossimo obiettivo è un profondo cambiamento culturale delle popolazioni interessate in termini di appropriazione, partecipazione ed identificazione con la modificata vocazione di un territorio. Inoltre al Parco Nazionale del Cilento sono stati assegnati dal Ministero dell’Ambiente 450 LSU, l’organizzazione dei quali richiede grandi energie e forti responsabilità. Quindi ogni azione dovrà essere finalizzata alla conservazione ed al corretto utilizzo delle risorse ambientali che si caricano di valenze economiche e sociali, oltre che di etica e culturali.
L’obiettivo è la presa di coscienza collettiva che l’area protetta non è più un luogo in cui è limitata la libertà di azione ma, al contrario, diventa un luogo dove è possibile condurre azioni privilegiate di innovazione e sviluppo a carattere scientifico, tecnologico, amministrativo, sociale, culturale.
Le azioni prioritarie della programmazione strategica possono essere indicate in:
- Il concorso alla difesa del suolo e delle acque e monitoraggio delle aree soggette ad erosione.
- Il concorso alla regimazione e depurazione delle acque, in modo particolare per la protezione delle zone umide e di foreste.
- Mantenimento della vegetazione più importante in suoli a bassa produttività in aree sensibili.
- Mantenimento delle risorse genetiche importanti per la medicina o per la riproduzione di piante ed animali.
- La cura degli habitat critici delle specie prima in equilibrio dando loro sostegno curandone la crescita e poi il mantenimento.
- La protezione delle specie fortemente minacciate dalla presenza umana
- Miglioramento del reddito e dell’occupazione attraverso il turismo e l’agricoltura sostenibile.
- Recupero e valorizzazione del sistema insediativo e dei servizi territoriali nell’ambito delle tutele del paesaggio.
Riportiamo di seguito i finanziamenti ad ogni realtà della Valle del Calore.
Museo Naturalistico di Corleto, 385 milioni.
Recupero Casoni (Corleto), 200 milioni.
Centro ed. ambientale (Stio), 678 milioni.
Valorizzazione borgo Ottati, 200 milioni.
Roscigno Vecchia città museo, 200 milioni.
Borgo Pruno (Piaggine), 200 milioni.
Borgo Valle Pietra Cupa di Roccadaspide, 263 milioni.
Grotta di S. Michele, 300 milioni.
Gole del Calore (Magliano Vetere), 300 milioni.
Convento Cappuccini (Piaggine), 500 milioni.
Centro Iontra (Aquara), 860 milioni.
Laboratorio a Castel San Lorenzo, 600 milioni.
Reintroduzione del cerco e capriolo (Piaggine), 108 milioni.
Progetto FORUM (testate locali), 175 milioni.
Centro culturale di Laurino (Programmazione ’99 da attuare nel corrente anno)
Questi gli interventi specifici da attuare ad integrazione di quelli generalizzati previsti per tutto il territorio del Parco. C’è da precisare che tali interventi sono il risultato di proposte provenienti dal territorio che così ha cominciato ad esprimere quella capacità progettuale che è l’elemento essenziale per vivere da protagonisti il territorio in cui si ha l’ambizione di governare e non subire.