Al via la ventiduesima edizione del Mediterraneo Video Festival. Il concorso internazionale sul paesaggio culturale mediterraneo si svolgerà dal 13 al 15 settembre presso Palazzo De Dominicis-Ricci, Ascea. Per l’edizione 2019 ci sarà una nuova sezione, destinata alle scuole di cinema del Mediterraneo.
«Il MVF, che nasce come festival del paesaggio mediterraneo, ha una visione di territorio e lo fa attraverso l’incontro di culture, cinema, musica, eventi, incontri. È un festival della condivisione, dell’appartenenza. Vuole coinvolgere cultura e spirito del territorio, raccontando tante storie» – ha annunciato così, la sua apertura Maria Grazia Caso, direttrice artistica.
Il festival, organizzato da Medfest Onlus, è in collaborazione con la Regione Campania, il MIBACT e il Comune di Ascea. Rivolge la sua attenzione ad un cinema che riflette la diversità umana e la comprensione delle differenze. Promuove il rispetto delle identità, dei luoghi e favorisce il dialogo interculturale. E’ il luogo che si apre alle produzioni indipendenti, spesso invisibili. Una vetrina per autori, produttori e distributori. Ha avviato laboratori anche con le scuole (Medcinelab). Infatti, mira a ribaltare il ruolo dello studente da fruitore passivo a parte attiva nella realizzazione dell’opera. Quanto realizzato sarà presentato nel corso delle serate, nella sezione educational training. Il MVF rappresenta anche un open space destinato a eventi collaterali. Tra cui workshop sul cinema documentario, ricerca scientifica, arte, musica e itinerari culturali sul paesaggio.
La premiere si è tenuta mercoledì 11 settembre. Paestum – in occasione del 30° anniversario della caduta del muro di Berlino – ha fatto da cornice a ‘Frammenti di un muro’, documentario di Tony Shargool. La scelta dell’11 settembre, è per di più, simbolica. In quanto ricorre l’anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle. «Siamo contro ogni muro, barriera ed estremismo. Siamo per la condivisione delle culture, per l’apertura. Per l’abbraccio alla solidarietà, al mondo, alla natura» – prosegue M.G. Caso. Durante la serata sono stati comunicati ufficialmente i nomi dei film e dei registri, che selezionati fra i tantissimi partecipanti, si contenderanno il premio – (la premiazione avverrà domenica sera) – come miglior lungometraggio e miglior cortometraggio.
Tanti i temi in gara: dalla condivisione, al senso di appartenenza; dalle migrazioni, ai legami di amore eterno; la paura, il fanatismo, la violenza, il desiderio di cambiare. È il caso di quattro ragazze, di differenti paesi che vivono nello stesso fuso orario: Sud Sudan, Palestina, Finlandia e Romania. Le ragazze sono molto diverse fra loro, ma hanno comportamenti, desideri, intenzioni e sogni molto simili. Oppure del racconto di Biserta, in Tunisia, presa in ostaggio da gruppi di islamisti radicali. Da un altro film, invece, emerge la forza dell’Europa: incontri e nazioni percorse lungo il sentiero migratorio da Bruxelles ad Atene, partendo dall’Iraq. Nei cortometraggi, si potrà assistere alla storia di un rifugiato ‘pazzo’. Definito così perché costruisce ripari resistenti al calore e alle tempeste di sabbia con delle bottiglie di plastica. Divenuto poi riferimento internazionale per l’ingegneria.
Una storia che va oltre le barriere della disabilità, invece, è quella di Sabrina. Donna cieca, che grazie alla forza di volontà, realizzerà il sogno di pilotare gli aerei. Un’esperienza che diviene dimostrazione di forza di chi sa vivere all’altezza dei propri sogni: tra le nuvole non esistono ostacoli e barriere. Oppure storie di donne, che dopo una violenza subita – grazie all’autocoscienza e alla solidarietà – al giorno d’oggi riescono a ‘salvare la faccia’.
Uno spazio sarà riservato anche al ricordo inedito di Giovanni Falcone. Quando, a 7 anni, incontra per la prima volta il simbolo del male mafioso nella figura di un grottesco pastore del presepe di famiglia. E così un bambino “pieno di paure” scoprirà il coraggio. Un’occasione il Festival per ricordare la figura del professor Mario Napoli, archeologo e studioso delle civiltà greca e romana, in una conversazione con suo figlio, dal titolo “Papà, cosa se ne facevano gli antichi di tutti questi cocci?”.
Infine, tre i lavori a contendersi il premio “Scuole di cinema”. Concorso internazionale riservato ai documentari più rappresentativi, provenienti dalle scuole di cinema del Mediterraneo.