Cari elettori di Capaccio Paestum,
(questa lettera aperta potrebbe essere indirizzata a tutti i cittadini dell’area Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni) scusate se vi scrivo in pieno Ferragosto quando siete presi dalle vostre attività vacanziere o di lavoro. Lo faccio per raccontarvi la “mia” breve storia di vita vissuta nel corso di questo anno, che è poi la stessa di tante altre già sperimentate nel corso dell’intera vicenda politica elettorale della nostra città.
Intanto mi presento! Sono una della tante sedi, richieste o offerte, destinate a diventare punto di riferimento dei candidati alla carica di sindaco: “sede del comitato elettorale del candidato sindaco”.
Infatti, dopo che il “candidato” ha fatto la scelta di “scendere in campo” la prima azione che mette in atto è la scelta, l’allestimento e l’apertura del punto d’incontro.
Ovviamente, i locali devono trovarsi in un punto ben in vista, abbastanza ampi e disponibili subito. In questa fase è la “corte” che si è formata nella cerchia ristretta del candidato sindaco che sottopone una o più soluzioni in base a disponibilità personali o di conoscenti. La scelta è fatta in base ad “eventuali” costi o lavori per adattare i locali allo scopo ma e soprattutto in base alla centralità e alla visibilità dei locali.
Fatta la scelta ecco che si dà inizio alla frenetica ricerca di qualcuno in grado di sistemare gli spazi, vestirci, arredarci e renderci operative.
Ai primi incontri partecipa il candidato, il suo staff e la società o l’addetto alla comunicazione. Sono questi soggetti che propongono idee, esaminano proposte, ponderano tutti gli aspetti legati all’immagine, decidono la strategia …
Questo è il momento più bello perché da locali snobbati, lasciati sfitti, accantonati pur trovandoci in un posto centrale della città diventiamo luoghi che chiunque passa, sia a piedi sia in auto, non può fare a meno di lanciare un sguardo verso le nostre vetrine.
I giorni prima dell’inaugurazione sono febbrili perché si corre contro il tempo per stipulare il contratto per l’energia elettrica, l’allaccio della linea del telefono, il collegamento ad internet, la realizzazione delle vetrofanie … molti curiosi si affacciano per sbirciare dentro, i titolari dei negozi vicini volgono lo sguardo, quelli del portico di fronte osservano curiosi, chi passa a piedi rallenta visibilmente l’andatura per avere tempo di capire come ci si è organizzati all’interno …
I sostenitori del candidato sono quelli più impazienti: chiamano, arrivano, si affacciano, annuiscono, ritornato con altri compagni di cordata … insomma già si respira l’aria frenetica dell’agire.
Si sistema la scrivania del candidato in uno spazio più riservato, le altre dello staff dove c’è spazio, si attrezza una sala riunione per gli incontri assembleari, si individua lo spazio destinato ad immagazzinare il materiale stampato e da distribuire nel corso della campagna elettorale.
Stabilita la data dell’inaugurazione, è tutto un pullulare di gente che intensifica i tempi di azione per farsi trovare pronti al fatidico momento dell’avvio della “campagna”. Sarà il banco di prova della capacità organizzativa dello staff che proietterà un buon auspicio su quanto accadrà fino al momento del voto.
In fondo è la nostra festa! L’inaugurazione è il momento topico in cui anche noi scendiamo in campo, non perché abbiamo scelto il nostro beniamino, ma perché siamo state scelte dal candidato rendendoci protagoniste.
Il giorno dopo la grande “abbuffata” di sorrisi, parole, complimenti, rassicurazioni, dichiarazioni a giornali, radio e TV, ci si mette all’opera per avviare il lavoro duro della quotidiana azione di propaganda.
Si parte dalla raccolta dei nominativi dei potenziali candidati consiglieri, si compongano le liste, si nominano i responsabili coordinatori, si programmano le uscite sul territorio … si entra nel vivo della fase operativa.
È veramente interessante e bello vedere tanti volti, ascoltare infinite idee, tentare di capire gli innumerevoli progetti (a noi è precluso poter intervenire). Si ha l’impressione che il senso civico prende il sopravvento sulla rassegnazione, che la fratellanza di intenti mette a tacere i motivi di discordia, che la città è al centro del programma invece di essere posta in coda ai tornaconti di gruppi o di singoli … perfino le donne diventano protagoniste grazie alla legge elettorale che prevede l’alternanza di genere nelle liste.
Il tempo passa ed anche gente che non si conosceva fraternizza, lontane contrade sono citate e visitate almeno una volta per cui nei locali si approfondiscono i problemi sollevati dai candidati di quei luoghi e sembra addirittura vero che gli altri abbiamo voglia di farsene carico.
A volte capita che qualche sede elettorale, già avviata ed operativa, chiude per il ritiro del candidato sindaco, ma noi rimaste aperte non possiamo curarcene: dobbiamo vivere per continuare fino alla vittoria finale.
Il candidato sindaco arriva in sede abbastanza spesso. In quei momenti la strada e il marciapiedi sembrano cedere il passo. È subito festa sia per i bar situati nei pressi sia per la gente che passa in auto. Anche le altre sedi si animano e gli addetti scrutano se tra i personaggi che orbitano intorno al candidato c’è gente nuova che reca con sé un pacchetto di voti (i risultati delle preferenze conseguite nelle precedenti elezioni sono il libro mastro che non può mancare in un comitato elettorale che si rispetti).
Ovviamente non mancano i sondaggi elettorali commissionati che “fotografano” la situazione al momento e vengono resi pubblici per rafforzare la fiducia dei sostenitori.
Il venerdì prima delle elezioni la sede si prende una pausa di riflessione: ogni singolo componente segue il candidato nel comizio finale.
Il giorno dopo, l’apertura è rinviata sul tardi, ma ci si prepara per dare assistenza ai rappresentanti di lista che sono già nei seggi a controllare che le operazioni di voto, prima, e dello scrutinio, dopo si svolgano senza intoppi.
Il giorni della verità è quello dove c’è più tensione. I voti si contano, non si “conteggiano” in base alle aspettative e alle promesse di amici e parenti.
Noi sedi elettorali, sotto sotto, speriamo che si vada al ballottaggio così la festa di voci, idee, di confronti si protrarrà ancora per 15 giorni. Se così sarà vedremo abbassare le saracinesche delle sedi dei candidati esclusi, ma questo è il destino di noi tutte: siamo usate come un taxi!
Eppure, un tempo non era così! Le sedi dei partiti funzionavano sempre. Erano luoghi di incontro, di scontro, di ricomposizioni, di estromissioni e di ritorni. Eravamo attive, alcune erano dotate anche di un circolo ricreativo, altre che di bar e perfino di spazi all’aperto dove si organizzavano feste …
Soprattutto, eravamo i luoghi delle idee da mettere sul tavolo, da analizzare e, se gli iscritti si convincevano, diventavano progetti. Se pure il candidato sindaco veniva scelto fuori dalla cerchia del partito, sapeva già dove posizionare il suo comitato elettorale e a chi affidare i ruoli operativi per ogni esigenza.
Certo, si tratta di altri tempi, ma non ci vorrebbe molto per tenerci aperte anche oggi. Basterebbe che chi si mette in gioco per candidarsi a fare il sindaco e non ci riesce, riparta dal bel lavoro fatto in questi 3 o 4 messi di campagna elettorale per ricominciare a lavorare da oggi per poter riuscire nell’intento alla prossima occasione.
Ma anche chi ha vinto dovrebbe tenere aperta la sede che lo ha visto protagonista vincitore per tentare di tenere vivo lo spirito di tanti sostenitori e candidati che non sono stati eletti e farli diventare sentinelle sul territorio che rilevano problemi, indicano soluzioni, richiamano al rispetto degli impegni presi con gli elettori … insomma continuino a fare politica nel senso nobile del termine.
Invece, eccoci ancora vestite a festa ma nessuno ci degna di un sguardo, né ci fa prendere aria. Siamo chiuse senza nessun ruolo come tante bocche che un tempo gridavano alto e forte il nome del vincitore e degli sconfitti.
Così facendo il vincitore avrà vetrofanie che lo ricorderanno candidato vincente una volta per tutte e i perdenti avranno perso tante una buone occasioni per dimostrare che facevano sul serio!