I momenti più significativi del Magistero del papa si riscontrano nell’esortazione: “Rallegratevi ed esultate”, invito alla gioia evangelica, eco dell’armonia generata dall’Evangelii gaudium, reiterata in Laudato si’ e ribadita in Amoris laetitia perché la gioia nelle famiglie è giubilo per la Chiesa e coinvolgente speranza per l’umanità. Il pontefice, pur confermando l’unità della dottrina e della relativa prassi, ritiene che la complessità delle problematiche necessiti approfondimenti nell’attuale dibattito. Del resto, la Chiesa é impegnata a ricercare soluzioni sempre più inculturate per rispondere alle sfide locali, come ha dimostrato il Sinodo sulla famiglia. Francesco raccomanda una lettura attenta alla luce del Vangelo osservando le dinamiche di relazione dei protagonsti della vita familiare nei diversi contesti.
Nella realtà storica la famiglia traccia un sentiero di sofferenza e di sangue; per impartire il suo insegnamento sul matrimonio Gesù prende spunto dalla disputa sul divorzio. La Bibbia non è una sequenza astratta di esortazioni, ma propone un realistico viaggio tra famiglie in crisi e nel dolore, alle quali Dio asciuga le lacrime. Il papa tiene presente le sfide con le quali si deve confrontare la coppia per il marcato mutamento antropologico e culturale. Il crescente spazio alla libertà sfocia sovente in esasperato individualismo, che genera stress per il ritmo incalzante impresso al mondo del lavoro. Ne deriva la progressiva indisponibilità ad assumere impegni che comportino esclusività e stabilità, insidiate da tante contingenti convenienze. La cultura del provvisorio spinge i giovani a non formare una famiglia, vittime di un’affettività narcisista, la cui mutevole instabilità non aiuta a maturare.
La Chiesa con realismo deve fare autocritica per come ha presentato le cose, asserisce Francesco al n. 36 dell’esortazione. Egli esemplifica citando l’enfasi sulla procreazione rispetto alla necessità di maturare nella relazione di coppia. A volte si é delineato un astratto modello, distante dalle situazioni concrete per l’insistenza su questioni canoniche e di bioetica. E’ evidente la difficoltà a presentare il matrimonio come cammino dinamico di crescita; si è concesso poco spazio alla coscienza dei fedeli da impegnare in un personale discernimento. Il papa sollecita il riconoscimento dei diritti specifici della famiglia, che non s’identificano con quelli individuali; enumera alcune sfide, come la decostruzione giuridica per la pretesa differenziazione tra sesso biologico e ruolo socio-culturale; è possibile distinguerli ma non si possono separare. Se è comprensibile riconoscere fragilità umana e complessità della vita, non sono accettabili ideologie che pretendono di dividere aspetti inseparabili della realtà, confusione che si lega sempre più alla luciferina pretesa di sostituirsi al Creatore.
La Chiesa più che sterili lamenti, dettati da tentativi di auto-difesa, deve riscoprire le potenzialità della creatività missionaria, consapevole di dover far conoscere la concezione che Gesù ha della famiglia. Il sacramento del matrimonio non è ritualità che accompagna convenzioni sociali, ma sostegno per chi intende formare una famiglia. Grazie al discernimento, i coniugi decidono di accogliersi e donarsi reciprocamente per condividere tutta la vita. Tuttavia il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò, alla chiarezza della dottrina deve affiancarsi la capacità di considerare la complessità delle situazioni e prestare attenzione a come le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione. Francesco fornisce la ricetta per crescere nella carità coniugale, disposti per l’intera vita a mettere tutto in comune e gustare la gioia che scaturisce dalla bellezza dell’anima. Sposarsi per amore significa consentire che questo sentimento si manifesti e cresca grazie a un ininterrotto dialogo. Un amore appassionato arricchisce le emozioni e dà conto della liberante dimensione erotica. Ciò é possibile se nella coppia ciascuno compie un cammino di crescita. A queste condizioni l’amore non può che essere fecondo, pronto ad accogliere una nuova vita e affrontare coinvolgenti esperienze psicologiche, come quelle della gravidanza.
Nella cultura occidentale molte famiglie si isolano, rinchiuse nella propria comodità, indifferenti di fronte alle condizioni dei più bisognosi misconoscono l’appello per una maggiore comunione. Invece, sperimentare la vita nella famiglia significa dare ai figli motivo di autentica crescita e una persistente funzione educativa agli anziani per porre riparo, grazie al loro impegno, alla mancanza di memoria storica, senza la quale non si può educare. Saper essere fratelli scaturisce da un cuore che ha sperimentato la ricchezza della famiglia allargata, aiuto in tante fragilità. Riconosciuti i punti deboli dell’altro, occorre una realistica fiducia per sviluppare la propria persona e controbilanciare il peso dei limiti; di conseguenza, vanno accettate rinunce, momenti difficili e situazioni conflittuali per amare una persona concreta con la quale condividere la vita. Un atteggiamento ottimistico consente di riconoscere che ogni crisi può trasformarsi in un nuovo “sì” per far rinascere, rafforzato e trasfigurato, l’amore.
Chiara è la presa di posizione circa i “divorziati che vivono una nuova unione”. Per il papa sono parte della Chiesa perché “non sono scomunicati”, quindi non vanno trattati come tali, “formano sempre la comunione ecclesiale”. Diventa indispensabile “un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che faccia sentire discriminati”. Prendersi cura di loro non indebolisce la fede e la testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale; anzi questa scelta esalta la carità. Il papa non teme di affrontare alcune situazioni complesse come i matrimoni misti; richiamando le norme esistenti ricorda che “la condivisione dell’Eucaristia non può essere che eccezionale”. Poi si sofferma sulle dolorose vicende quando la morte pianta il suo pungiglione.
Particolare attenzione Francesco dedica all’impegno per l’edure i figli; nel trasmettere la fede occorre preoccupasi della loro formazione con un approccio non alieno dalla sanzione se conserva il valore di stimolo in una prospettiva di paziente realismo, efficace se il contesto familiare si apre anche all’educazione sessuale “positiva e prudente” di bambini e adolescenti per superare ogni tendenza a banalizzare e impoverire l’argomento trattandolo nella prospettiva dell’educazione alla reciproca donazione.
Il capitolo ottavo di Amoris laetitia ha richiamato maggiore attenzione perché si propone di accompagnare, discernere e integrare la fragilità umana di coniugi “segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza” con la gradualità nell’azione pastorale; valuta anche un matrimonio solo civile e persino una semplice convivenza segnata da notevole stabilità, occasione che può sfociare nel sacramento del matrimonio. Infatti, occorre non solo promuovere quello cristiano, ma discernere anche tra le situazioni per un proficuo dialogo e cogliere elementi culturali o contingenti. La semplice convivenza spesso si collega all’attesa della sicurezza di lavoro e di reddito; non di rado la miseria materiale fa vivere nel regime di unione di fatto, situazioni da affrontare in modo costruttivo, considerandola una opportunità verso la pienezza del matrimonio alla luce del Vangelo. Da questa affermazione prende le mosse la riflessione sul discernimento delle situazioni dette irregolari.
Tra emarginare e reintegrare Francesco ricorda che dal Concilio di Gerusalemme in poi la Chiesa ha scelto la misericordia e l’integrazione; perciò invita a evitare giudizi sommari che non aiutano a cogliere la complessità delle situazioni. Egli sollecita la pedagogia della grazia per aiutare a far raggiungere la pienezza del piano di Dio a chi ha contratto matrimonio civile, divorziati e risposati, o semplicemente convive. Al discernimento personale e pastorale sono affidate le riflessioni relative ad “una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano”, consapevolezza dell’irregolarità della situazione e difficoltà a tornare indietro ritenendo “in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe”. Si considerano anche gli sforzi per salvare il primo matrimonio conclusosi con un abbandono ingiusto subito, chi ha contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli o soggettivamente certo in coscienza che la precedente unione, irreparabilmente distrutta, non era stata valida. Il discernimento dei pastori deve aiutare a distinguere. Il papa sa che non esistono soluzioni semplici, l’integrazione è la chiave dell’azione pastorale consentendo una partecipazione che si manifesta in diversi livelli ecclesiali. La varietà delle situazioni non consente una nuova normativa canonica; é possibile solo un responsabile discernimento personale e pastorale.
Ai preti si assegna il compito di aiutare chi intende incamminarsi sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo garantendo condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa per superare qualsiasi sensazione di doppia morale. Francesco analizza le circostanze attenuanti per cui non è possibile sostenere che chi vive una situazione cosiddetta irregolare sia in peccato mortale e privo della grazia santificante. I limiti possono derivare dalla difficoltà di comprendere la norma morale o condizioni che non permettono di agire diversamente e assumere altre decisioni senza una nuova colpa. Imputabilità e responsabilità di un’azione possono diminuire o annullarsi; da qui la necessità di valutare il rapporto tra norme e discernimento pratico circa una particolare situazione per evitare di cadere in un’oppressiva casistica e minare la portata dei valori che s’intenderebbe difendere. L’applicazione rigida della norma in casi specifici può risultare un lancio di pietre contro la vita. Purtroppo sono tanti i cuori chiusi, come al tempo di Gesù; allora i farisei, oggi chi stigmatizza con superiorità e superficialità i componenti di famiglie ferite con la pretesa d’imporre a priori scelte e comportamenti. Le attenuanti possibili sono tante quanto la complessità dell’esperienza di un individuo in relazione; una situazione oggettiva di peccato può determinare anche condizioni soggettivamente non colpevoli e la persona interessata può vivere in grazia e crescere nella carità ricevendo il dovuto aiuto dalla Chiesa.
E’ la logica di base della misericordia pastorale mentre si continua a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio insidiato da tiepidezza e relativismo; ad esso va affiancata l’impegno a consolidare i matrimoni per prevenire rotture. Gesù vuole che la Chiesa sia madre, pronta anche a sporcarsi le mani per raccogliere il bisognoso caduto; é la logica della compassione verso le persone fragili, sentimento che previene giudizi duri per entrare in contatto con esistenze concrete, alle quali fare sperimentare la forza della tenerezza grazie al balsamo del perdono. La misericordia non esclude la giustizia e la verità, ma occorre ricordare che essa è la pienezza della giustizia e manifestazione della verità di Dio. La finalità è dare conforto, in un periodo di disorientamento e confusione, ai fedeli della cittadella cattolica. Non si tratta di rispettare l’esteriorità di una istituzione da preservare a tutti i costi, ma approfondire la sensibilità per riforme che si fondano sul messaggio di Gesù e consolidare una coerente opzione evangelica. Una fede autentica non danneggia l’essenza del cristianesimo e consente di formulare un messaggio convincente anche per una cultura laica mentre si gettano le fondamenta per una indilazionabile riforma.
Questa enciclica ha accentuaro il contrasto tra la visione pastorale del papa e gli orientamenti dottrinali di chi lo contesta, questione esplosa con particolare virulenza per la posizione da assumere circa i divorziati risposati, sfociata nei dubbia cardinalizi e nella commiserazione di chi trova eccessiva la predisposizione a perdonare. Si é determinato l’evidente paradosso di un Papa esaltato per l’impegno ecumenico e interreligioso, per l’azione a favore della pace mondiale, ma all’interno della chiesa cattolica oggetto di continue provocazioni e di paventate divisioni che rendono lancinante la sua solitudine nell’impegno ad accreditare il passaggio da una misericordia fatta solo di sentimenti ed emozioni, dettata da pratica ascetica personale per fini consolatori, ad una misericordia priorità assoluta nel riconoscere la quotidiana e costante presenza di Dio e della sua giustizia nella storia dell’umanità.