Quest’anno il premio della Società italiana di Endocrinologia come miglior endocrinologo italiano sotto i 40 anni di età va alla dottoressa Giovanna Muscogiuri, pugliese di nascita ma cilentana per amore.
Dottoressa Muscogiuri, quella del medico non è una semplice professione ma una vera “vocazione”. Quando ha capito che sarebbe diventata medico e perché ha scelto la specializzazione in endocrinologia?
Sin da piccola mi è sempre piaciuto mettermi al servizio degli altri. Nel corso degli studi ho poi maturato una grande passione per le materie scientifiche… forse ce lo avevo un po’ nel DNA essendo figlia di due biologi e quindi cresciuta al loro fianco in laboratorio. La scelta di fare il medico rappresentava il giusto binomio tra queste due passioni. Quando ho iniziato a frequentare l’Università, mi sono resa conto che l’endocrinologia, essendo una specializzazione molto recente, aveva ancora tanto da esplorare seppur svolga un ruolo importantissimo nel nostro corpo. Gli ormoni sono i direttori d’orchestra che regolano e armonizzano tante funzioni del nostro organismo, basti pensare ai fini meccanismi che regolano la riproduzione.
Dopo le scuole superiori si è iscritta all’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, dove ha conseguito la laurea con lode in Medicina e Chirurgia. Successivamente ha continuato a studiare e a svolgere attività di ricerca spostandosi anche negli Stati Uniti. Perché proprio gli USA? Può raccontarci la sua esperienza americana?
Gli Stati Uniti sono il terreno favorevole per chi ha voglia di fare ricerca. Al contrario di quanto purtroppo accade in Italia, c’è la disponibilità di fondi economici per portare avanti ricerche scientifiche di grande respiro che sono in grado di esitare in scoperte scientifiche capaci di cambiare il corso delle malattie. È un Paese dove non esiste la fuga dei cervelli perché la meritocrazia la fa da padrona, per cui chi ha voglia di lavorare e porta risultati in termini di produttività riceve i suoi giusti riconoscimenti. Negli Stati Uniti ho avuto modo di lavorare con scienziati di fama internazionale che hanno contribuito al progresso della medicina nell’ambito della diabetologia. L’esperienza americana è stata, inoltre, un’esperienza di vita che mi ha arricchito in termini di confronto con altri ricercatori di Paesi diversi aprendomi la mente a nuove prospettive.
Ha mai pensato di trasferirsi negli States o ha sempre voluto lavorare in Italia? E perché?
Dopo il mio periodo di ricerca negli Stati Uniti, mi sono state fatte delle proposte allettanti in termini di carriera e sicuramente il percorso lavorativo sarebbe stato molto meno tortuoso di quanto lo sia in Italia. Tuttavia, sono convinta che è troppo facile per noi giovani buttare la spugna e cercare successo facile altrove. Sono convinta che la nostra vera vittoria sarà quella di lottare per realizzare anche in Italia quello che avremmo fatto all’Estero.
Il 31 maggio 2019 la Società italiana di Endocrinologia le ha conferito il premio come miglior endocrinologo italiano sotto i 40 anni. Cosa rappresenta per lei questo riconoscimento e come ha vissuto il momento della premiazione?
Questo premio rappresenta un riconoscimento per le mie ricerche nell’ambito della vitamina D, una vitamina che fino a poco tempo fa si pensava facesse bene solo alle ossa ed in realtà le ultime evidenze scientifiche ci dicono che è un ormone fondamentale per il benessere di tutto l’organismo. Il momento della premiazione è stato molto emozionante… ho avuto paura che mi mancasse il fiato durante la lettura che ha immediatamente preceduto la consegna del premio. In un attimo mi sono passati davanti agli occhi le notti insonni, i sacrifici, la tristezza della lontananza durante il mio periodo americano ma ora posso affermare a gran voce che ne è valsa la pena. Questo premio, poi, è stata una dedica a tutti i pazienti che hanno deciso di affidarsi alle mie cure ed in particolare a tutti quelli che ho il piacere di assistere e di curare anche qui a Capaccio-Paestum dove sono onorata di svolgere parte della mia attività ambulatoriale”.
Ma questo non è stato il primo premio ha le è stato conferito. Dal 2009 ad oggi ha ricevuto oltre 15 riconoscimenti e premi. Tra questi ce n’è uno di cui è maggiormente orgogliosa?
Non è la prima volta che ricevo un premio per meriti scientifici. Ho vinto il premio della Società Americana di Endocrinologia, il premio della Società Europea della Nutrizione e tanti altri premi all’estero ma nessuno di loro ha mai avuto lo stesso carico di emozioni del recente premio vinto in Italia. Vincere il premio nel Paese di appartenenza ha un sapore diverso… non è solo il Premio di per sé ma è un’occasione per mandare un messaggio ai giovani come me, che se ce la mettiamo tutta possiamo fare grandi cose anche in Italia.
Attualmente, a cosa sta dedicando le sue energie?
Ora i miei impegni scientifici continuano ad essere focalizzati sullo studio della vitamina D ma anche sullo studio delle malattie metaboliche che purtroppo affliggono in maniera crescente il nostro Paese. L’obesità e il diabete mellito di tipo 2 rappresentano i killer silenti dei giorni nostri… il futuro della ricerca deve battersi per trovare una soluzione per queste patologie con un’incidenza ormai dilagante.
Ricerca, studio, aggiornamenti… il suo lavoro necessita senz’altro di molto impegno. Ha tempo per dedicarsi ad altro? Coltiva delle passioni che esulano dalla medicina?
La ricerca è una mia grande passione così come tutto ciò che come la ricerca implica creatività. Adoro cucinare in casa, sperimentare e condividere ricette, profumi, racconti, con la famiglia o con gli amici ma ho anche la necessità viscerale di viaggiare… l’irrefrenabile desiderio di esplorare il mondo, di vedere luoghi nuovi e di conoscere nuove culture.
Quali progetti ha per il futuro?
Le malattie endocrinologiche sono in forte aumento nella popolazione italiana. Basti pensare che le malattie della tiroide, le malattie metaboliche, l’obesità e il diabete, sono sempre più diffuse in maniera epidemica a livello mondiale. Questo significa che noi endocrinologi abbiamo urgenza di trovare una cura efficace ed in questo nel mio futuro, mi impegnerò nella ricerca per trovare una soluzione per affrontarle.