Sono le 9.00, i corridori ormai sono partiti da qualche minuto ed io mi accingo a seguirli in questa splendida location che è Santa Maria di Castellabate. Il cielo è particolarmente grigio anche se all’orizzonte si intravede un po’ di azzurro. Il mare è leggermente mosso e le sue onde si infrangono sugli scogli sottostanti mentre i colori che ci rimandano solo quelli che vanno dal blu cobalto, all’azzurro chiaro, al grigio. La giornata non è calda come potremmo immaginare, anzi sembra quasi autunnale. Il vento schiaffeggia il viso mentre i podisti vanno ben felici che la giornata sia così fresca, ideale per affrontare una gara. Io, naturalmente, l’affronto camminando e mentre percorro il lungomare di Santa Maria, ecco il primo gruppo che arriva, mi affianca e mi supera. Intanto gli altri, a piccoli gruppi, mi raggiungono, mi superano e vanno ad affrontare questa fatica col piacere di correre. C’è qualcuno un po’ più affaticato, qualcun’altro molto più tranquillo, altri ancora affrontano la fatica della corsa con spensieratezza. Intanto, il rumore del mare è come una musica, cadenzata, a volte un po’ aggressiva ma che accompagna e sovrasta il rumore dei passi dei corridori che mi affiancano e mi superano. Io continuo il mio andare piacevole, senza fatica, scattando a volte qualche foto e aspettando i corridori agli incroci. Il tracciato si inoltra per le vie interne di Santa Maria e il paesaggio cambia notevolmente. I locali già cominciano ad esporre le loro merci, mentre bar e ristoranti invitano a degustare, sono tanti cartelli che indicano la messa in affittano le case per la prossima stagione estiva. Ad un tratto mi accorgo che mi ha raggiunto anche il mio corridore preferito, mio marito, non è tra gli ultimi, ma potrebbe fare di meglio! Ed eccoci di nuovo sul mare e il paesaggio cambia ancora perché cambia la prospettiva e di fronte mi ritrovo splendidi palazzi antichi ristrutturati ma anche un po’ abbandonati a loro stessi mentre il mare si insinua fino a toccare i muri di alcuni di essi. Santa Maria è davvero un posto da favola, ecco perché è meta molto ambita e presa d’assalto. Ormai la maggior parte del gruppo è passato e quindi io mi ritrovo a seguirlo accompagnata dagli ultimi atleti che ultimi non sono perché il coraggio di osare è qualcosa di fenomenale. Le panchine lungo il percorso, sono occupate dai turisti che hanno deciso di anticipare la stagione estiva e di godersi la tranquillità e la bellezza del luogo. Manca poco, ormai, alla fine della gara e la maggior parte degli atleti ha già tagliato il traguardo ma io accompagno e aspetto gli ultimi. Siamo ritornati sul lungomare e ci siamo rituffati nel profumo che la brezza trasporta, quell’odore aspro che le onde infrangendosi sugli scogli regalano. L’ultimo km per gli ultimi atleti che al loro passaggio si scontrano contro la poca sensibilità degli automobilisti che non riescono a pazientare per dare agli ultimi la stessa opportunità dei primi. Intanto osservo il mare mentre le onde nel loro andare trasportano qualcosa ed io curiosa mi fermo ad osservare che cos’è…purtroppo quello che trasportano sono comunque rifiuti che l’uomo ha scaricato. Ormai il traguardo è lì, gli ultimi mi stanno raggiungendo ma io riuscirò ad accogliere l’ultimo sul traguardo!
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