La partita è ancora aperta, anzi apertissima. E il botta e risposta costante, quasi da campagna elettorale. Ma d’altronde i politici lo sanno che ogni giorno è campagna elettorale. Caccamo attacca il sindaco, il tema sono i bilanci del comune. In rosso. Profondo. “Ancora mistificazione dei fatti – scrive il Consigliere grillino – e contestazione dei dati ufficiali. Gli amici dell’amministrazione comunale non sanno più a che fesseria appellarsi. Vi pubblico di seguito i dati e le carte da loro stessi trasmessi allo scrivente. Milioni di euro dovuti a mutui e soprattutto interessi, un deficit di cassa gravissimo, un peggioramento in atto certificato dai revisori dei conti e come risultato una procedura di appalto di riscossione a dei privati che non guarderanno in faccia a nessuno. Intanto le ingiunzioni verso il nostro comune (insolvente) galoppano e hanno raggiunto la cifra di circa 1 milione e mezzo d’euro. Oltre il milione dovuto alla Provincia, vi è addirittura un pignoramento in corso per oltre €63.000 da parte del Comune di Ogliastro e un precetto sulle somme dovute alle polizze di assicurazioni delle auto dei vigili. Ovviamente so quello che dico, e che leggo nelle carte che trasmetterò agli organi di informazione per loro opportuna conoscenza e divulgazione. Anni di sperperi e clientele, non possono passare indenni”. Caccamo vede la luce, perché forse dopo anni e anni di rincorse al palazzo la meta si avvicina. Chiaro che l’amministrazione è ancora ben salda al comando e anzi, soprattutto dopo l’ultimo rimpasto, è ancora più forte di prima. Certo, però, sono aumentati i “nemici”. Ovvero coloro i quali si sono distaccati da questa amministrazione. Botticchio, Serra, Pizza e Cianciola sono solo gli esempi più eclatanti. Si coalizzeranno? Utopistico dirlo oggi. Intanto, tornando alla querelle sui conti in rosso Adamo Coppola risponde: “Come precisato più volte anche in occasione di Consigli comunali, dal 2016 per poter far fronte ai pagamenti si è dovuto ricorrere all’anticipazione di Tesoreria, così come previsto ai sensi degli art. 222 e 195, comma 1, del d.lgs. 18 agosto 2000. La difficoltà di riscossione dei tributi, come quella di cassa, è comune a molti Enti ed in alcuni casi, come a Roma, è peggiore di altri. Per quanto riguarda il nostro Comune è una situazione arcinota e in parte voluta: la crisi ha portato numerosi cittadini a non poter pagare e l’Ente ha dato loro la possibilità di poter far fede agli impegni dandogli tempo. Nel contempo però i pagamenti ai fornitori li abbiamo fatti entro 60-90 giorni, come previsto dalla legge. E quindi è normale che si sia creata una discrepanza. L’ingresso di una società di riscossione è funzionale, ora, ad un recupero più veloce, per non rischiare che molti dei provvedimenti vadano in prescrizione, ma sempre dando ai cittadini modo di poter pagare, usufruendo dei diversi provvedimenti agevolativi approvati. Per quanto riguarda la relazione dei revisori conti 2016 -2018, dal 2016 eravamo in anticipazione ma non corrisponde al vero che dal 2017 al 2018 c’è stato un meno 8 milioni di euro. Nel 2016 eravamo a 4.913.000 euro; nel 2017 a 7.053.000 euro; nel 2018 a 7.332.000 euro. Il dato del 2017 e del 2018 dimostra un rallentamento, la situazione si è assestata, con il manifestarsi delle entrate. Contestualmente, sono diminuiti i debiti commerciali (residui passivi, ovvero l’Ente ha provveduto al pagamento ai fornitori). Per la questione mutui, l’Ente non ha utilizzato tutta la capacità di indebitamento. Potremmo sfruttare almeno ulteriori 20milioni di euro. Con le precedenti amministrazioni, si è attuato un programma che nei primi 10 anni era finalizzato a dotare la città di importanti e necessarie opere pubbliche. L’attuale Amministrazione sta cercando di valorizzare al massimo le opere realizzate e i servizi. La rinegoziazione, invece, contrariamente a quanto afferma il consigliere, è stata necessaria per ottenere una riduzione dei tassi di interesse applicati in partenza dalla Cassa depositi e prestiti, allineandoli ai tassi medi attualmente applicati. In merito alle spese del personale, una figura apicale del Comune di Agropoli percepisce uno stipendio netto pari a poco più di 2.000 euro. La cifra delle spese legali impropriamente viene attribuita ai soli costi per i legali. L’importo in questione è invece relativo alle spese inerenti il contenzioso in generale dell’Ente e sono comprensive pertanto di transazioni, risarcimento danni e solo in parte ai costi per gli avvocati. Per le spese telefoniche, le schede sono disponibili per i vigili urbani, i capi area (che devono essere reperibili anche oltre l’orario normale di lavoro) e i reperibili. Facendo un calcolo, quella spesa di 3.500 euro, ripartita viene 10 euro a dipendente, ma sono necessari per un buon funzionamento dell’Ente”.
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