A Capaccio Paestum la campagna elettorale entra nel vivo della sua dialettica. Le frecciate bipartisan tra gli schieramenti Sica e quello Alfieri infiammano il dibattito politico che talvolta scade anche in quello personale. Ma i primi comizi, che ci consegnano già un responso emotivo che suscitano tra i propri elettori, sembrano creare più tensione di quanto già non ce ne fosse. Infatti proprio le profonde divisioni di carattere sociale e culturale che in questi anni sono state alimentate dalla cattiva politica e dalla mala retorica, hanno già di per sé motivi per esistere e che mai bisogna alimentare. Giocare su ferite troppo aperte produce reazioni e effetti domino che un candidato o un leader politico deve tenere bene a mente. Per questo il linguaggio politico deve essere necessariamente accurato, formale e rispettoso; senza per questo scadere nella ipocrisia, si intende.
I primi mach a distanza tra Sica e Alfieri hanno senza dubbio innescato quella scintilla che, per il momento stenta ad attivare il detonatore. L’ultimo comizio di Sica è stato caratterizzato da un bagno di folla nella contrada Spinazzo. Lì Sica e Marino hanno cerimoniato il “passaggio di consegne” tra il vecchio (si fa per dire) e il nuovo (si fa per dire) che avanza. In un clima di serenità e di coinvolgimento, si sono trattati i temi dell’agricoltura e del turismo, in particolar modo della possibilità per i vecchi casolari presenti nei terreni, di avere permessi per la ristrutturazione, col fine di incentivare il turismo del B&B anche nelle zone a carattere agricolo (e su questo sono di comune accordo con tutti anche con Alfieri …).
Ma ad un certo punto sono arrivate le bordate ad Alfieri a cui si riferisce così “Parlano ultimamente del Sele dopo che per anni alla regione si sono dimenticati. Perché non li buttano fuori a queste persone o li affogano nel Sele?”. E poi ancora “Non riesco a definire Capaccesi quelli che sono passati all’altro lato” e poi rivolgendosi agli Agropolesi Enzo Sica afferma: “ Ve lo riporteremo a calci ad Agropoli!”.
Parole dure frutto sicuramente di un eccesso di passione politica e di foga agonistica ma che mai un candidato deve pronunciare per rivolgersi al proprio concorrente onde evitare di soffiare su ferite aperte di cui sopra; mantenere un clima pacifico anche con quegli elettori che non condividono il proprio progetto politico è di vitale importanza per chi ambisce a fare il sindaco.
Dal canto suo Franco Alfieri rimane calmo e, nel comizio tenuto nella contrada Gromola, dopo aver chiarito che anche se non dovesse vincere le elezioni rimarrà comunque consigliere comunale, replica, con tono provocatorio del tutto inevitabile, al suo avversario“C’è chi mi vuole buttare nel Sele? Questo è il linguaggio che i miei avversari adottano contro di me” e ancora “Io mi limiterò solo a dire che quelli che hanno governato prima sono responsabili dello sfascio di Capaccio Paestum. Qui c’è il nuovo, là c’è il passato”. Una replica pulita anche se poi qualche candidato non proprio nuovo c’è anche nella sua compagine; come Mazza (il nono consigliere che sfiduciò Palumbo il 24 dicembre, in consiglio comunale dal 1998) o alcuni incontri con Nicola Ragni (già vice sindaco e consigliere dimissionario nella scorsa amministrazione per vicende giudiziarie). Ma la prova del nove si avrà quando si presenteranno le liste.
Italo Voza ed Ernesto Franco sono impegnati a limare i nomi che andranno a comporre le liste che li appoggeranno e accompagneranno in questa breve ma intensa campagna elettorale. Dipenderà da loro se il confronto politico si attesterà su un livello civile di confronto democratico oppure scadrà ancora più in basso come le prime scaramucce riferite sopra.
Se c’è una cosa che Capaccio Paestum ha capito dall’esperienza dell’ultima amministrazione, è che il ruolo di consigliere può diventare addirittura può importante di quello del sindaco: capace di determinare la sorte di una comunità e del suo sviluppo. Quindi la selezione accurata della classe dirigente sarà determinante sia prima che dopo le elezioni. Tutto questo necessità, però, anche di un linguaggio giusto e corretto al fine di garantire il sereno svolgimento dell’attività politica e democratica di Capaccio Paestum. Imboccare un percorso che dirotti l’umore dei cittadini in sentimenti positivi che incoraggi la partecipazione costruttiva piuttosto che quella aggressiva e distruttiva. Perché non c’è nessun forestiero fin quando c’è gente disposta ad accoglierlo; come non c’è nessun medico che sia necessariamente un cattivo amministratore. Abbattiamo i luoghi comuni e la retorica – tormentone. Perché, come diceva Nanni Moretti “Chi parla male, pensa male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti”.