L’auspicabile, quanto prevista, fase di semplificazione del quadro dentro il quale si agitavano i tanti candidati alla carica di sindaco di Capaccio Paestum è arrivata. Ovviamente è arrivata più per causa di forza maggiore (potremmo dire minore) che per scelte strategiche.
In fondo si è trattato di pura matematica: con tanti soggetti in campo come capilista sarebbe stato impossibile riempire di contenuti e di generalità le righe bianche poste sotto l’inflazione di simboli che facevano una bella figura a corredo della varie discese in campo di cui abbiamo dato conto.
Non siamo in grado di dare conto sui motivi che hanno indotto Pasquale Marino, Oscar Nicodemo, Antonio Martorano, Raffaella Raeli … per citare solo quelli che ufficialmente si sono messi al servizio della comunità per guidarla, anche se è facile dedurre che dopo l’euforia della prima ora hanno dovuto prendere atto del rischio di frammentazione dei consensi su cui avevano fatto affidamento.
Hanno resistito, finora, Ernesto Franco, Enzo Sica, Franco Alfieri e Italo Voza. Per gli ultimi tre si tratta di candidati che hanno esperienza consolidate sia di competizioni elettorali sia di gestione amministrativa in quanto sono stati già eletti alla carica di primo cittadino dopo essere stati eletti consiglieri in più occasioni.
Pertanto sarà facile per gli elettori valutare ciò che hanno fatto nel bene e nel male nel passato per farsi un’idea su come assolveranno all’incarico di sindaco, in caso di elezione, o a quello di consigliere in caso di mancato successo.
Ricostruire la cronaca dell’evoluzione che hanno portato personaggi che si sono combattuti nel decennio passato a mettere insieme il loro destino politico potrebbe essere utile ma non renderebbe giustizia dei motivi che oggi li hanno indotti ad abbracciare gli uni la causa dell’altro.
Certamente, però, la candidatura di Franco Alfieri ha modificato sostanzialmente le condizioni di partenza della situazione lasciata orfana prima dalla defenestrazione di Franco Palumbo alla vigilia di Natale e poi dalla sua tragica scomparsa a campagna elettorale già partita.
Nei fatti, l’arrivo dell’ex sindaco di Agropoli nell’arena capaccese ha scompaginato ogni previsione già prima che annunciasse la sua candidatura cosa che è avvenuta ufficialmente quando tutti gli altri attori si erano posizionati e determinati nell’andare avanti da soli.
Forse andremmo più vicini alla verità se considerassimo il fatto che Alfieri ha deciso di essere dalla partita proprio quando si è reso conto che la parcellizzazione dal panorama politico era conclamato. Questo anche in considerazione del fatto che i “Palumbiani”, nonostante il tentativo della Raeli, avevano lasciato campo libero non avendo la forza morale e politica di ipotizzare una candidatura in continuità con l’esperienza fatta con l’ex sindaco di Giungano.
Né possiamo immaginare che sia Alfieri l’erede di quella esperienza visto che tra i sostenitori della prima ora della sua discesa in campo c’erano proprio i sei “sabotatori” dell’amministrazione del sindaco che, insieme a loro, voleva #farebene.
Da quando Franco Alfieri ha annunciato ufficialmente che aveva già la disponibilità di 128 persone a candidarsi sotto la sua bandiera, è cominciata la corsaall’accordo con chi ci stava. L’incontro tra Marino, Sica e Voza, produsse la fusione delle aspirazioni degli schieramenti dei primi due e lasciò solo Voza che è stato fermo sulle sue posizioni ad aspettare il resto del “mondo” che si decidesse ad aggregarsi a lui o a “perire”.
D’ora in poi assisteremo ad una campagna asimmetrica dove ognuno dei tre contrasterà gli altri due con argomenti abbastanza similari:
Sica denuncerà l’arrivo dello straniero ricorrendo alla retorica della capaccesità per combattere Alfieri e ricorderà ai suoi concittadini che voza ha amministrato male nei suoi cinque anni di governo; Voza farà altrettanto nei confronti di Alfieri ma non risparmierà a Sica che lui stesso è caduto per mano della sua stessa maggioranza che lo mandò a casa anzitempo; Alfieri ricorderà ad entrambi che hanno avuto l’opportunità di migliorare la vita dei loro concittadini ma hanno fallito fino al punto che gli elettori hanno preferito a loro l’ex sindaco di Giungano, straniero anche lui!
Caso a parte l’altro candidato sindaco per il M5S, Ernesto Franco, che è ancora in attesa della validazione della lista da parte della Casaleggio Srl. Da nostre informazioni, in ogni caso la lista si farà…
Forse sarebbe il caso che i quattro concorrenti si smettano di parlare del passato e dicano chiaramentequali idee hanno per dare un senso compiuto alle prospettive di vita migliore alla città dei templi che loro vorrebbero governare.
Infine, c’è una questione non irrilevante da affrontare per tutti i candidati: “cosa faranno dell’eredità di Franco Palumbo?”
Si tratta, oltre del patrimonio di consensi che non può essere scemato del tutto in anno di amministrazione, ma anche di un’infinità di idee, molte delle quali già tradotte in progetti messi in cantiere e candidati per essere finanziati.