Arrivati alla fine del mese di Novembre anche quest’anno abbiamo avuto l’ormai abituale, direi quasi naturale, autogestione. Non è certamente falso che alcuni attendono questo avvenimento come una gita scolastica, ma altri lo identificano invece come momento in cui si può dimostrare al Paese che in fondo contiamo qualcosa anche noi studenti, che negli ultimi tempi veniamo sempre più maltrattati e meno ascoltati dalle persone che detengono il potere.
Sono uno studente al suo quarto anno di liceo, ed in questi quattro anni ho assistito a quattro proteste (l’occupazione e 3 autogestioni) che alla fine non hanno mai dato risultati concreti, ma che sono state portate avanti con entusiasmo da alcuni studenti, i quali credevano in quello che facevano, speravano di potere dare il loro contributo per migliorare la situazione della scuola italiana: secondo me l’autogestione che si è avuta quest’anno è stata la meno riuscita perché non avevamo una buona organizzazione, ma era quella che era decollata coi migliori propositi, fra tutte quelle a cui ho finora partecipato; infatti prima di decidere di cominciare questa protesta i rappresentati d’istituto hanno riflettuto sul da farsi per alcuni giorni, cercando così di organizzare una protesta seria, una protesta fatta bene, mirata per raggiungere risultati concreti. I nostri rappresentanti si sono impegnati nel portare avanti seriamente la protesta fino a quando hanno capito che non c’era più niente da fare e che molti dei ragazzi che avevano firmato per l’autogestione all’inizio l’avevano fatto per non venirea scuole, e che se venivano non davano una mano nell’organizzazione delle varie proteste, non aiutavano a preparare gli striscioni (fra i quali a molti risulta di non averne mai letto alcuno che recitare “SIAMO LIBERI DI ANDARE IN BAGNO”) o nel recuperare quelle materie che fino ad allora erano state per vicissitudini proprie degli alunni trascurate. Quando i rappresentanti si sono trovati dinanzi a tale situazione, avendo già subito una denuncia, hanno deciso di mettere la parola “fine” alla protesta, che, ripeto, era quella nata coi migliori propositi.
Come tutti gli anni era stato formato il comitato d’ordine che aveva il compito di fare svolgere nel modo più regolare le attività preventivate, e come ogni anno questo servizio era formato da quei ragazzi che hanno una certa decisione nel fare attuare quanto deciso, ma nessuno di questi ragazzi si è mai permesso di alzare le mani contro un altro liceale; quindi, caro Beppe, quando hai detto, non solo credo che sia falso, ma mi fa capire che tu per primo non avevi intenzione di stare in classe a recuperare le materie che fino ad allora avevi trascurato, cosa che invece altri hanno fatto, anche senza l’aiuto dei frequentanti il quinto anno. L’autogestione di quest’anno non ha dato i risultati sperati, proprio per colpa di quegli alunni che come te, Beppe, stavano soltanto in giro per i corridoi o andavano nelle altre classi a giocare a carte. Quanto all’anno prossimo una cosa è certa: difficilmente si avrà una protesta, e se ci si sarà non presenterà certamente i difetti avuti dalle precedenti, nessuno di noi futuri ragazzi di quanto liceo sarà disposto a lottare per qualcosa sapendo di lottare senza l’aiuto di terzi.
Candia Angelo
Dopo questa lettera credo che non ci sia più molto da dire sull’autogestione, perché il mio compagno di liceo ha ancora meglio chiarito come si è svolta la protesta. Egli dice di avere “assistito” a proteste che “non hanno mai dato risultati concreti”. Che senso ha quindi protestare sempre nello stesso modo, conoscendo già il risultato? Forse era meglio dare retta a quei ragazzi che, insieme al professore Ferrante, proponevano di non interrompere le lezioni ma di effettuare la protesta al pomeriggio! Questa “vacanza” ha solo provocato l’affollamento dei compiti e delle interrogazioni negli ultimi giorni del quadrimestre solo a nostro (noi studenti) discapito. Vorrei aggiungere che riguardo al cartellone “SIAMO LIBERI DI ANDARE IN BAGNO”, è vero che non lo ha potuto leggere nessuno in italiano, perché era scritto in inglese. Io stesso non comprendendone il significato, da “buon” giornalista ho chiesto la traduzione. L’unico motivo per cui pur non avendo firmato per l’autogestione ero presente a scuola, era quello di raccogliere informazioni per il mio articolo: che al di là della polemica, non si distaccano molto da quelle che ha scritto o riportato Angelo nella sua lettera.
Beppe