Eccellenza, si presenti ai nostri lettori.
Sono il Vescovo di Vallo della Lucania, sede vescovile. Mi chiamo Giuseppe Rocco Favale, sono stato ordinato vescovo il 1° maggio del 1989, sono entrato in Diocesi per amministrare il mio ministero pastorale il 27 maggio 1989.
Qual è lo scopo di questa visita pastorale?
Lo scopo è dato dal desiderio e anche dal dovere del Vescovo di conoscere in profondità la vita spirituale, la cultura religiosa, le difficoltà che i sacerdoti incontrano, verificare la responsabilità dei singolo battezzati, come vivono la loro fede, come la sanno anche testimoniare, vedere se c’è bisogno di un maggiore impegno e di una maggiore organizzazione della comunità parrocchiale, vedere come vengono curati gli anziani, gli ammalati. Sollecitare le diverse organizzazioni cattoliche, stimolare le autorità civili a fare di più nell’interesse della comunità cittadina.
Cos’è la vocazione?
Quando voi parlate di vocazione, il più delle volte vi riferite alla vocazione presbiteriale, sacerdotale o religiosa. Mentre vocazione significa rispondere a una chiamata particolare che il Signore rivolge. Infatti anche il matrimonio è una chiamata. Il Signore chiama la sposa a svolgere il ministero di donna, di moglie, di madre nell’ambito della famiglia. Agli uomini di essere padri di famiglia. Ad altri, invece, il Signore rivolge una chiamata particolare, di seguirlo in maniera totale.
Quando e come ha avuto la chiamata?
È un po’ difficile rispondere; ricordo solo quando mi sono presentato a papà e gli ho espresso il desiderio di entrare in seminario. Devo dire che il Signore mi ha chiamato in maniera continua. Il Signore chiama ognuno di noi a rispondere quotidianamente ad una particolare sua chiamata, a un suo invito. Quindi anche adesso vengo chiamato ad essere Vescovo come voi venite chiamate ad essere studentesse oggi, e domani mogli o religiose.
Cosa pensi dei giovani? Perché si sentono poco attratti dal richiamo della Chiesa?
Siete abbastanza furbi voi giovani, perché preferite richiami ai quali è più facile dare una risposta, che non a un richiamo impegnativo. Se voi andate a scuola e la professoressa vi interroga è un impegno maggiore che andare a passeggio con gli amici. Così è anche il richiamo della Chiesa, visto che è impegnativo, molti giovani che non hanno il coraggio di rispondere in maniera totalitaria e generosa al richiamo, preferiscono altri richiami che li soddisfino solo apparentemente. Mentre la soddisfazione degli uomini è quando realizzano pienamente la santità e la bontà. Ma la bontà costa, allora badano poco alla Chiesa e di più alle sale da ballo e qualche altra cosa.
Attraverso il nostro giornale mandi un messaggio a chi non ha avuto la possibilità d’incontrarla.
Desidero vedervi e desidero soprattutto che voi possiate capire che la Chiesa è la vostra casa, che non potete essere estranei perché siete stati battezzati e quindi appartenete alla famiglia dei figli di Dio. Quindi sentite forte il bisogno e l’attrazione di tornare alla vostra casa, perché a vivere lontani da casa c’è insoddisfazione. Questo è l’augurio che faccio: che possiate sentire il richiamo dell’appartenenza alla Chiesa.