E se Capaccio non avesse Paestum?
Avrebbe lo stesso fascino?
Sarebbe così bella?
Ve lo siete mai chiesto?
È giunta l’ora di dirci le cose come stanno, una volta per tutte!
E la risposta a queste domande è: NO, assolutamente NO!
Ma la vera domanda da porsi è un’altra: Capaccio è solo Paestum?
La realtà è che esistono tanti monumenti di grandissimo rilievo storico-culturale, destinati a vivere all’ombra della maestosità e la magnificenza dei Templi.
Ma è giusto classificare la storia?
Esiste storia di serie A e storia di serie B?
Abbandonare reperti, di cotanto rilievo, che hanno segnato un’era importante per il territorio, è come rinnegare se stessi.
Una delle opere che, più di tutte, è stata scalfita dal tempo e dall’assente manutenzione, è il Castello Federiciano, costruito nel 1246 sotto la dinastia degli Svevo, situato alla sommità del monte Calpazio.
Il tempo ne ha cancellato i sentieri, la fitta vegetazione ne ha reso impossibile il raggiungimento e l’inesorabile negligenza dell’uomo sarà causa della sua estinzione dalla storia capaccese.
Fermiamoci un attimo a riflettere sulla storia di tal struttura, oggi inerme dinanzi all’inoperosità del nostro comune.
Così imponente, primeggia sulla cima del monte Calpazio, è stato al centro di una delle congiure più importante della passato campano: la “Congiura dei Baroni”, nota anche come la “Congiura di Capaccio”.
Un’azione a dir poco rivoluzionaria: per la prima volta i feudatari campani si allearono al fianco di Papa Innocenzo IV per contrastare il potere sovranista e autoritario di Federico II di Svevia. I congiurati, dopo un attacco durato tre mesi a carico delle truppe dell’Imperatore, furono catturati e giustiziati.
Nel frattempo il Castello, sopravvissuto alle incursioni, venne in seguito ristrutturato nel 1400, sotto la dinastia Angioina e trasformato in una prigione.
Tanti sono gli avvenimenti storici che echeggiano nel castello, eppure, quelle pietre imbrattate dai graffiti di qualche goliardico escursionista insensibile al bello, ricordano solo la tanta noncuranza culturale e l’insensibilità nei confronti dell’arte che questo territorio ci regala.
La completa assenza della storia territoriale nei programmi di studio e l’incessante lavoro della politica locale mirato unicamente a confinare il passato autoctono entro la cinta muraria di Paestum, sta provocando gradualmente la cancellazione di un’identità storico-culturale vastissima.
Ma se cancelliamo il bello, l’arte e la cultura dalla nostra identità cosa ci rimane?
Allora liberiamo i nostri orizzonti da questa costringente cinta muraria, guardiamoci intorno e diamo un volto nuovo ad altri colossi della nostra storia!
Riqualificare monumenti storici, come il Castello di Capaccio Paese, non significa decentralizzare i flussi turistici in un sito che non sia Paestum, bensì, arricchire il percorso storico-culturale per far crescere ancor di più l’indotto turistico.
A ridosso delle elezioni, confrontarsi su argomenti come la riqualificazione artistica del nostro Comune è importantissimo, nel tentativo di poter garantire un futuro che sia degno del nostro passato.