La Fondazione Alario per Elea-Velia Onlus, attiva dal 1997, è un’istituzione privata non lucrativa. Con sede ad Ascea, opera nell’interesse pubblico. Organizza attività di ricerca, studio e didattica; valorizza le risorse del territorio; promuove percorsi formativi. Il presidente, Marcello D’Aiuto espone sviluppi, collaborazioni e progetti futuri.
Marcello D’Aiuto, sei un avvocato nonché presidente – ormai da un po’ di anni – della Fondazione Alario. Quali linee programmatiche hai adottato al momento della tua nomina?
«La mia nomina ha segnato una forte discontinuità con il passato ed un radicale mutamento degli obiettivi e delle strategie perseguite. Abbiamo, sin da subito, investito tutte le nostre energie sulla formazione e sulla costruzione di professionalità che possano contribuire allo sviluppo della nostra comunità. Abbiamo anche aperto la Fondazione, rendendola il luogo dove poter sviluppare un’idea o un progetto, usufruendo della nostra struttura e delle nostre professionalità.
Stiamo investendo molto impegno nell’insegnamento della lingua inglese, rivolgendoci anche ai bambini sin dai primi anni di età.
Abbiamo, però, anche portato avanti e potenziato i progetti storici delle Fondazione. Mi riferisco ad Eleatica, che ogni due anni raggruppa ad Ascea i più importanti studiosi della filosofia eleatica, da tutto il mondo».
In base agli obiettivi – da te indicati – quali sono stati finora i risultati ottenuti?
«Ritengo che molte cose siano state fatte. La Fondazione è ormai riconosciuta come uno degli enti culturali e di formazione più importanti ed attivi della regione Campania.
Pochi giorni fa, il nostro progetto “La Dieta Mediterranea on Table & Tablet Experience” ha vinto il contest internazionale Marketplace of Ideas, nell’ambito dell’Agri & Slow Travel Expo di Bergamo.
Questo è il segnale di un percorso ben avviato e che procede nella giusta direzione.
Molte altre cose devono essere fatte, sperando nella partecipazione sempre più assidua di soggetti pubblici e privati che operano nel nostro territorio».
- In che modo si è pensato di valorizzare le risorse del territorio?
«L’impegno è stato rivolto soprattutto alla costruzione di quel capitale umano, strumento principale per la crescita della nostra comunità. Abbiamo molte risorse ma poche capacità di valorizzarle. Dobbiamo rivolgere tutte le energie in questo senso, per rendere il territorio una comunità viva e vitale. Dalle persone viene lo sviluppo di un territorio e non viceversa». - Negli ultimi anni c’è stata una collaborazione con altri soggetti culturali regionali, nazionali o internazionali?
«Certamente. Abbiamo collaborato attivamente con enti di formazione e di cultura non solo campani ma anche nazionali. Immaginiamo in futuro di avere scambi sempre più intensi e costruttivi». - Il tuo arrivo – data la giovane età – ha segnato un cambio generazionale. Cosa immagini per il Cilento?
«Quando si risponde ad una simile domanda, si rischia di fare retorica inutile. Uno sviluppo reale passa inevitabilmente per una presa di coscienza delle potenzialità e delle debolezze del territorio. Io ritengo che le debolezze siano solo apparentemente tali e che se ne possa fare punti di forza. Si deve costruire lo sviluppo sulla valorizzazione dello stile di vita che ci è stato tramandato, delle abitudini alimentari e dei valori ideali e culturali che sono nostri da millenni. Il Cilento è soprattutto un luogo ideale e come tale deve essere esportato e presentato. Questo comporta uno sforzo di tutti i soggetti pubblici e privati per costruire competenze e professionalità che possano rendere effettivo lo sviluppo del territorio». - C’è qualche progetto, che in questo momento, state portando avanti come Fondazione o che intendete presentare nei prossimi mesi?
«Abbiamo in cantiere molte iniziative ed abbiamo, soprattutto, un gruppo di lavoro molto valido. Daremo il nostro contributo per rendere il Cilento una comunità di uomini e donne, orgogliosa delle ricchezze che ha e finalmente capace di renderle valore economico per tutti».