Si preannuncia una domenica grigia quando giungo alla baia di Trentova nel comune di Agropoli. Sono qui per riprendere il Cammino del Parco, da Paestum verso Policastro dove andrò a ricongiungermi con il percorso già completato dal lato Nord (Alburni, Vallo di Diano, Padula, Morigerati).
Mi aspetta un sentiero che costeggia il monte Tresino dove lo sguardo potrà perdersi negli scorci di acqua cristallina che penetra nella scogliera. I cartelli che indicano il tracciato sono appena stati rifatti ed anche la strada che immette nel verde è lastricato di pietre. Già al 1^ Km, però, mi rendo conto che il taglio basso della montagna è stato precluso ad ogni mezzo di trasporto e perfino a chi si sposta sulle proprie gambe.
Al primo sbarramento trovo un buco nella rete (mi auto denuncio) ed entro nella radura che mi porta a passare oltre. Ai miei piedi una casa che si sporge sul mare completamente abbandonata ma chiusa nel recinto della proprietà che da decine di anni non si preoccupa di farla vivere né per se stessa né per chiunque altro.
Supero due escursionisti che, con lo zaino in spalla, avanzano verso la mia stessa meta. Procedo verso S. Maria con la speranza di non dover ulteriormente essere costretto a fare deviazioni. Purtroppo, non appena prendo il ritmo di corsa adatto al terreno e commisurato all’obiettivo di raggiungere Ogliastro Marina, ecco un altro sbarramento. Sono costretto a risalire verso il sentiero che a monte porta a San Giovanni, un antico borgo abbandonato da tempo al solo passaggio di mucche, capre e pecore.
Trovo un altro buco nella rete e ritorno sul sentiero percorso tante volte nelle escursioni fatte con amici per godere di un panorama che lascia senza fiato.
L’ultimo sbarramento lo incontro contemporaneamente ad altri due signori che procedono nella stessa direzione che si lamentano per aver dovuto superare le mie stesse peripezie. Intanto, il tempo impiegato per coprire i primi 4 Km troppo alto per potermi consentire di giungere all’appuntamento con Gina ad Ogliastro M. nei tempi previsti.
Guadagno la strada bianca che collega S. Giovanni a S. Maria correndo in salita per poco meno di 1 Km; in cima incontro un giovane mandriano che mi indica la strada più breve per giungere alla contrada Lago di Castellabate.
In discesa cerco di recuperare un po’ del tempo perduto ma il tratto è troppo breve per incidere sulla media generale. Arrivo a ridosso del mare nel tratto pianeggiante che riconosco come quello in cui si snoda il tracciato della tappa del circuito di Cilento di Corsa: la Corsa del Mare.
Mi sento di essere arrivato a “casa”: correre su strade già viste è un bel viatico per farti andare senza badare. Osservo le case, allungo lo sguardo verso il mare, saluto la gente …
Arrivo a S. Maria e decido di passare per il centro che ancora sonnecchia nel crociarsi lento di una domenica mattina di febbraio. Supero la tenuta di Villa Matarazzo e scendo fino al lungo mare Perotti dove si erge il palazzo Belmonte ed ai suoi piedi c’è Marina piccola.
Invece di tornare sulla strada che porta fuori dal centro abitato e immette sulla SS 267, scendo sulla spiaggia su cui si affacciano gli stabilimenti balneari barricati dall’esterno per affrontare le “ondate” marine che non risparmiano gli intrusi.
Mi aiuta nella corsa il fatto che a ridosso del muro eretto per contenere le mareggiate ci sono ancora i resti dei lastroni posati sull’arenile per consentire ai pedoni di raggiungere gli ombrelloni a piedi. Seguo il tracciato, che ogni tanto si interrompe, fino a quando non incrocio la stradina pedonale che punta diritto a San Marco.
La scelta fatta,ancora una volta, mi ha rallentato, ma non la rinnego. Entro nel borgo che ha il suo baricentro nel porto turistico e mi fermo ad abbeverarmi alla fontana.
Scambio poche parole con un signore anziano che mi ha adocchiato quando sono comparso sullo slargo della piazzetta.
Gli confermo che sono diretto a Punta Licosa e riparto senza altri indugi. Affronto la “salitina” che divide l’Hotel L’approdo dall’omonima Spa e, ancora una volta provo a rimettermi al passo per abbattere la media tenuta finora: la più alta in tutte le tappe corse.
Il sentiero, per fortuna, non presenta variazioni rispetto a tutte le volte che l’ho percorso. Riconosco ogni zona, mi soffermo ad ammirare tutte le insenature, allungo lo sguardo fino alla linea dell’orizzonte dove incrociano i traghetti che collegano la Sicilia a Salerno e Napoli, noto i piccoli cambiamenti, ripasso a mente le targhette poste sugli usci delle case che si godono il mare dall’alto, noto i filari di vite indurite dal freddo … saluto i pochi turisti che rientrano verso San Marco dopo l’escursione.
Il tempo scorre sotto i miei pensieri. Il navigatore mi richiama all’attenzione ogni volta che stacco il “biglietto” del Km successivo e lo infilo nel pallottoliere. Quando incrocio davanti a me Punta Licosa sono consapevole di essere giunto al punto più attrattivo dell’area marina protetta di Castellabate.
Scatto qualche foto, punto lo sguardo, ancora una volta verso l’orizzonte marino e svolto verso la meta prefissata. So bene che alla mia destra c’è il sentiero che è una lunga balconata sul mare in fondo al quale si scorge Acciaroli e più oltre si erge Capo Palinuro, ma scelgo la stradina interna costeggiata dai carrubi per concedere un po’ di sollievo ai miei piedi che hanno corso per circa 20 Km su strade sterrate e ricoperte di sassi.
So che mancano circa 4 Km al cancello che delimita la tenuta e mi metto di buona lena a infilare un passo dopo l’altro puntando diritto alla meta. Mi distraggo salutando le persone che incontro dirette allo scoglio del mito e ricordo, anche in questa occasione, la Tappa del Circuito Cilento di Corsa che qui si svolge ogni anno: Corsa della sirena Leucosya.
Il sole continua ad affacciarsi tra la nuvolaglia e, non appena ha un po’ di spazio, si fa sentire con il suo calore e questo mi fa dare fondo alle ultime scorte d’acqua che ho al seguito.
L’arrivo ad Ogliastro è sempre una goduria per la vista in quanto è il mare che ti immette nello spazio che sullo sfondo ha il borgo marinaro che sembra quasi un’isola visto che davanti ha il mare che l’abbraccia e alle spalle sale alto il monte Licosa.
Il mio servizio “scopa” gestito da Gina è in leggero ritardo, per cui proseguo sulla strada che collega il piccolo borgo alla SS 267. Mi fermo quando intravedo la sagoma dell’auto che appare sulla strada mettendo un altro punto fermo nella storia di questa avventura straordinaria che mi sono concesso.