di Bartolo Scandizzo
Gli attivisti LAV sez. Salerno pronti a schierarsi con ogni mezzo dalla parte dei cinghiali nel Parco Nazionale del Cilento nell’area degli Alburni e del Vallo del Diano. Obiettivo, evitare l’ennesimo massacro.
La dichiarazione di guerra è rivolta nei confronti della Coldiretti che ha ipotizzato un piano di abbattimento per contenere il numero degli esemplari, richiamando alle armi oltre 1000 cacciatori ausiliari che potrebbero cacciare anche all’interno di aree protette.
La LAV (Lega Anti Vivisezione) sostiene che “Il cinghiale è un soggetto tipico della fauna autoctona italiana che arricchisce gli ecosistemi con la sua presenza importante sotto molteplici aspetti, non da tralasciare purtroppo, è che questi animali rappresentano già la principale base alimentare per il lupo in diversi contesti geografici ed ecologici. Far scomparire il cinghiale comprometterebbe l’intera catena alimentare naturale.”
Certo, prima del l’immissione di razze non autoctone da parte delle associazioni venatorie con il sostegno della Provincia, poteva essere così! Oggi, invece si tratta di una vera emergenza che rende squilibrato il rapporto tra la fauna selvatica nel parco a causa della prolificità propria dei cinghiali.
Per cui, additare come “meschini interessi di bottega” il tentativo di porre rimedio ad un errore che esaspera i tanti, piccoli e grandi, coltivatori che vivono e coltivano nel territorio del parco è fuori della realtà e, oserei dire, al di là dei veri interessi dell’ambiente e dell’intera biodiversità vegetale ed animale che vive nel parco del Cilento, Diano e Alburni.
Infatti, solo chi non ha mai partecipato ad un incontro, di qualsiasi natura (politico, amministrativo o associativo) non ha potuto percepire il montare di un’avversità diffusa nei confronti dell’area protetta più grande d’Europa. Il fenomeno ha raggiunto punte di non ritorno proprie nelle zone dove i danni da fauna selvaggia sono stati più diffusi. Negli Alburni, per esempio, sono intere comunità guidate dai sindaci a chiedere un referendum per far us ire I loro comuni dal Parco.
La LAV si scandalizza che sia “l’interesse economico a guidare le doppiette dei cacciatori”. Con le prede uccise, I ristoratori portano in tavola piatti a base di cinghiale, si festeggia con sagre e le amministrazioni hanno così risolto il problema!”
Vale la pena ricordare che già in altri parchi è praticato l’abbattimento selettivo di esemplari di fauna selvatica per ricondurre un equilibrio nell’ecosistema. Nello stesso Parco del Cilento, Diano e Alburni, sono stati tentati vari sistemi : dalle gabbie di cattura, all’abbattimento selettivo, ad altro. Purtroppo, il numero di cinghiali ha reso insignificanti i risultati e poco credibile la volontà di voler affrontare il problema. Come il “meccanismo di autoregolazione” non ha avuto riscontri nei 20 anni di istituzione dell’area protetta.
Ovviamente, nessuno vuole costringere la LAV a modificare il suo modo di pensare e le sue convinzioni in merito alla vivisezione e al rispetto degli animali.
Sarebbe meglio che anch’essa facesse uno sforzo per capire le ragioni di chi non la pensa come loro e, soprattutto, le ragioni di chi pensa che affrontare e risolvere il problema della soverchiante presenza dei cinghiali nel Parco del Cilento, Diano e Alburni potrà consentire ad altre centinaia di specie animali e vegetali di continuare a prosperare in un’area protetta senza il timore di vederla messa in discussione un giorno sì e l’altro pure!
Pertanto, la LAV continui a vigilare su ogni sopruso e gratuito atteggiamento vessatorio nei confronti degli animali, ma eviti di issare bandiere ideologiche che rischiamo di fare proprio il gioco di chi, cinghiali e non, vorrebbe la sparizione di ogni tipo di restrizione né alla caccia né a tutte le altre forme di tutela della natura: noi in Campania sappiamo cosa vuol dire …