Le continue avvisaglie di possibili candidature stanno animando lo scenario politico locale rinvigorendo anche le anime più silenti di Capaccio Paestum.Il mormorio, incoraggiato spesso dagli stessi protagonisti, interviene in modo dirompente negli schieramenti avversari che spostano, cambiano e invertono a secondo della notizia del giorno. Sembra quasi che la poca consistenza politica induca le varie componenti a deglutire qualsiasi rospo pur di non perdere lo scontro elettorale. E guardare troppo in casa degli altri può portare ad uno snaturamento politico e a non capire più qual è casa propria. Dopodiché, se il fine giustifica i mezzi allora basterebbe votare il candidato più simpatico o più bello; tanto l’uno vale l’altro se ai programmi e al modo di intendere la politica si predilige la vittoria o, per dirla alla Bersani, la “non sconfitta”.
La insipida civicità autorizza gli attori politici a dire tutto e il contrario di tutto, senza fare ammenda e senza il dovere di collocarsi in un ideale riconoscibile e concepibile dagli elettori. Ognuno traccia la propria linea politica e la inverte a seconda dei rumors del giorno, dei like su facebook e del tasso di umidità. Più che da leader parlano da influencer. E i loro campi, sempre più costituiti da componenti troppo eterogenee tra di loro, più che schieramenti sembrano ossimori.
Abbiamo: i conservatori riformisti, i giovani anziani, i peccatori immacolati e tiranni pacifici. I “laudatores lunatici” stanno in tutt’e quattro.
Il problema più complesso è quello di riuscire a giustificare le continue trasformazioni del proprio campo; infatti le frasi di circostanza somigliano più ad una giustificazione a scuola che ad un ragionamento politico. E i primi segnali del mal di pancia già serpeggiano tra le strade di Capaccio.
Le mosse sullo scacchiere stanno diventando davvero tante e, forse, addirittura troppe per un elettorato stressato e nauseato come quello di Capaccio Paestum. Le varie “annunciazioni” come quella di Alfieri o, nell’ultima puntata, quella di Voza sono come pietre lanciate in un vespaio inerme. Ogni qual volta esce una indiscrezione comincia il brusio e le vespe impazziscono. Prima Marino, che ogni volta che si parla di Alfieri presenta una lista, poi Sica che ha annunciato la ri-unione col fratello e non senza scatenare vari storcimenti di naso dalle parti più estreme dei due.
“Al Lupo! Al Lupo!”, insomma, è la causa della paranoia politica, e i continui cambi di casacca, camuffati da “precauzione”, finiranno ancora di più per fare il gioco del Lupo se o quando arriverà. L’errore è bidirezionale, perchè: se Alfieri o Voza si candidano, il rischio è quello di farsi additare come “carrozzoni” e, probabilmente, perdere le elezioni; se non si candidano si rischia di vincere con una squadra divisa e irriconoscibile che non riuscirà a rispettare il programma.
Il cammino sull’autodistruzione è stato imboccato e il Lupo rischia di non trovare più alcuna pecora da sbranare.