Arrivo con Ginetta, nella piazza di Teggiano e trovo una temperatura prossima allo zero. Eppure sono le 11:20 un orario già avanzato in una giornata di pieno inverno per dare inizio alla traversata verso Sud del Vallo di Diano. Faccio fatica a scendere dall’auto, ma c’è poco da tergiversare: devo andare!
Parto in discesa rifacendo a ritroso la strada che nell’ultima tappa mi ha portato in cima alla città medioevale. La discesa è ripida ma il ghiaccio che intravedo sull’asfalto trattiene lo slancio con cui avevo immaginato di voler affrontare questo primo tratto.
All’incrocio con la strada che arriva dalla destra da Prato Perillo, la pendenza diventa piacevole, i muscoli si sono scaldati e procedo ad un ritmo sostenuto. Quando passo a lato dell’antica fontana decido di inoltrarmi nel piccolo borgo che la circonda. Risalgo sulla strada che mi porterà nel comune di Sassano in contrada Silla. È una strada poco frequentata che ricordo fin dai tempi in cui, bambino, la percorrevo in Fiat 500 con mio padre, Giuseppe, mia madre, Giuseppeina, e mia sorella, Maria Carmela, per raggiungere Rofrano dove vivevano i miei nonni paterni, Bartolomeo e Carmela entrambi con il cognome Scandizzo .
La leggera pendenza mi rende agevole l’andare. Incrocio, come è già successo in altre occasioni il cartello della Via Silente e lo seguo anche sulla deviazione che svoltando a destra mi immetterà direttamente nella contrada di Silla di Sassano. Supero il centro abitato e proseguo in direzione Varco Notar Ercole. Intanto il sole fa capolino sull’altopiano del “Vallo” (550 m) e fa sciogliere la neve ai bordi della strada formando dei rigagnoli che l’attraversano in ogni direzione. Superato il ponte sul Tanagro, scelgo di andare a sinistra per seguire una stradina di servizio che cammina a lato della provinciale. È il momento di rilassarsi e godermi anche un po’ il panorama che si intravede sul lato sinistro del Vallo del tutto innevato con Sala Consilina e Padula imbiancate che si confondo con il fondo bianco depositato abbondantemente sulle montagne lucane che le sovrastano. La stradina mi porta ad incrociare la provinciale che, piegando a sinistra, punta su Padula. Anch’io svolto e superato il ponte, vedo già le auto e i bus che sfrecciano sulla SS 19. All’incrocio so già che mi aspetta la bella pista ciclopedonale che collega la contrada a valle con la Certosa di San Lorenzo.
Non riesco a staccare gli occhi dal paese incantato che si erge a mezza costa: pare un presepe di bianco vestito!
La pista è comoda e il sole che l’accarezza la rende un “sentiero” ideale per chi pratica lo sport della corsa di resistenza. Quando arrivo al muro di recensione del complesso monumentale, la pista prosegue sulla destra della strada che costeggia il grande giardino. Andando a sinistra si arriva al Battistero di San Giovanni In Fonte di epoca paleocristiana. L’ingresso pedonale che porta dal parcheggio all’ingresso è affiancato da alberi e fiori che resistono al gelido inverno. Arrivo sulla balconata la foto di rito. Da questo punto si sovrasta l’ingresso che immette nel grande cortile dove è situata la foresteria. Io, invece, gli volgo le spalle e proseguo verso il lungo vialone che, rifatto, era la via di accesso alla Certosa per i pellegrini e i viandanti arrivavano da Sud.
Scelgo ancora una stradina secondaria per raccordami di nuovo con la SS 19 a ridosso dello svincolo autostradale di Padule – Buonabitacolo.
Dopo poche decine di metri scorgo a destra un’altra stradina secondaria che mi eviterà di correr a bordo strada fino all’innesto con la nuova della Bussentina. Subito dopo la deviazione della superstrada svolto a destra per entrare nella bella campagna di Buonabitacolo. La strada mi porta fino all’ingresso del paese facendomi costeggiare aziende agricole e nuovi insediamenti industriali.
Qui c’è la cappella di S. Antonio dove ho appuntamento con Ginetta che è già pronta per caricarmi in auto. Decido, comunque di arrivare nel centro del borgo e proseguo fino all’altro capo estremo di Buonabitacolo dove è situato il municipio. Il borgo è tutto da vedere, ma non di corsa, con una certa calma per assaporarne gli antichi palazzi, le belle chiese e gli angoli che riservano scorci di tempo passato che un occhio attento può ricavarne anche sensazioni di tempi già archiviati dalla storia.