Un banco di scuola, un viso in penombra, un volume della Divina Commedia. Così ha avuto inizio la rappresentazione ‘’Ora X: Inferno di Dante”, il 21 dicembre presso il Teatro Parmenide Fondazione Alario, Ascea. I dialoghi, ideati ed interpretati dall’attore Matteo Belli, hanno attraversato alcuni dei luoghi della prima cantica del poema. Eventi vissuti, sognati ed immaginati da un qualsiasi studente. Oggi teatrante, che ha scelto di occuparsi di un arduo, ma affascinante compito. Magistrale la lectio brevis “Con Dante: un percorso dalla memoria alla realtà sempre attuale”, tenuta da Alberto Granese, professore ordinario di Letteratura italiana dell’Università di Salerno. «Dante è vicino a noi, parla ancora con noi» – afferma Granese. Menziona, poi, l’episodio in cui Primo Levi in “Se questo è un uomo” recita alcuni versi del poeta, simbolo del recupero della dignità umana. Ricollegandosi al ‘folle volo’ di Ulisse, conclude: «versi scritti secoli fa, oggi danno a noi uomini identità, forza e conoscenza. Ci permettono di sfidare l’ignoto con la forza della ragione, senza la quale non potremmo ritenerci uomini. Questo ci comunica Dante».
Dante compone la Divina Commedia – definita «sacrato poema» ̶a partire dal 1307. L’Inferno si presenta come un cono rovesciato, costituito da nove cerchi. Lucifero è collocato al fondo, punto che coincide con il centro della terra. Strazia con le sue bocche Bruto, Cassio (traditori di Cesare) e Giuda (traditore di Cristo).
Lo spettacolo prende avvio dall’entrata nella selva oscura, simbolo del peccato e dello smarrimento interiore. Qui incontra una lonza, un leone, una lupa. In suo aiuto giunge Virgilio, poeta latino, che lo accompagnerà sino alle soglie del Paradiso. Da questo momento, i due pellegrini incontreranno alcuni peccatori. Nel V canto, tra i lussuriosi, Francesca da Rimini narra di essere stata travolta dalla passione per il cognato Paolo. Il marito li sorprende e li uccide. Il peccato è stato causato dalle teorie del Dolce Stil Novo, seguite da Dante. Sono trasportati da un vento infernale, allegoria della passione.
A seguire, nel canto X, Farinata degli Uberti, capo ghibellino e uomo di grandi passioni politiche. Una volta rasa al suolo Firenze, al di là degli odi di fazione, dichiara di essere stato l’unico a difendere la patria.
Compare poi Pier delle Vigne, uno dei primi poeti della Scuola Siciliana. Distrutto dall’invidia degli altri cortigiani, si uccide per protestare la propria innocenza e fedeltà. È tra i suicidi, nel XIII, trasformati in piante per aver rifiutato il corpo voluto da Dio.
Nel conte Ugolino, invece, emerge la tragedia dell’amore paterno: è affranto per non poter sfamare i suoi figli. Vinto dalla fame, forse si ciberà delle loro carni.
Infine Ulisse̶ protagonista dell’Odissea di Omero ̶è immaginato nel momento in cui desidera oltrepassare le colonne d’Ercole. Dopo aver varcato lo stretto, un turbine violento scaraventa la nave. Il ‘folle volo’ sebbene fallimentare, è ispirato da una motivazione nobile: «fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza». Dante vi si identifica: è il suo stesso viaggio, guidato tuttavia dall’illuminazione divina.
L’evento̶ prodotto da Cilento Arte Ets e organizzato da VeliaTeatro – ha salutato il vecchio anno, annunciando i molteplici incontri, ad ingresso gratuito, che si terranno lungo il 2019. “La notte degli ulivi”, il 15 aprile; “Apologia di Socrate”, il 16 aprile; “Trio Chagall”, il primo maggio. L’iniziativa rientra nel progetto “La città di Parmenide – La culla della Grecia in Italia tra Arte, Cultura e Turismo”; vanta del patrocinio del Comune di Ascea e della Regione Campania.
Il tentativo di VeliaTeatro – festival del teatro antico – è dare lustro ai classici. Portarli sulla scena, consegnarli ai giovani. Insegnare loro il godimento della lettura. Al centro, il ruolo della poesia: monumento immortale, simile ad un fiume in piena. Dare loro un’opportunità di crescita e maturazione civile. In questa linea, Dante si situa come summa di un universo culturale concluso. Infatti, le sue convinzioni filosofiche, teologiche, morali, politiche, astronomiche sono tipiche del suo tempo. Eppure, i suoi scritti sono attuali. È un indagatore dell’animo umano, affronta le inquietudini dell’uomo contemporaneo. Non a caso, la lettura dell’Inferno, con le sue tragedie e le sue sconfitte, rimane affascinante. I personaggi incontrati, proprio perché veri, restano vivi nella memoria del lettore. Dante li condanna, allo stesso tempo prova compassione, pietà, commozione. Perché emblema delle passioni dell’uomo, della sua debolezza, della sua fragilità.