Signor presidente, si presenti ai nostri lettori.
Sono sposato, ho tre figli e sono segretario di uno studio notarile. Sono in politica da oltre venti anni con buoni risultati vista la coerenza delle mie idee e dei miei comportamenti e nonostante le vicissitudini incontrate lungo il mio percorso, come, ad esempio, quelle del 1988. Sono sempre stato di ideologia di centro, con lo sguardo rivolto verso le alleanze di sinistra, e ritengo di essere il soggetto politico adatto a rivestire il ruolo che la storia cittadina mi ha assegnato e l’azienda comunitaria mi ha consegnato.
Quali sono le principali funzioni dell’ente e quali attività sono state svolte della sua Giunta?
La Comunità Montana è un ente delegato, che svolge un ruolo importante e decisivo in materia di bonifica montana e forestazione, sviluppo agricolo e politica della montagna in genere.
L’attività della Giunta è stata senz’altro condizionata dal pesante disavanzo. Proprio per questo ogni eventualità è stata considerata e tutte le forme possibili di risparmio e di attivazione di entrate sono state assunte. Siamo giunti così ad avere l’approvazione da parte del CO.RE.CO., sia sul piano di risanamento triennale che del bilancio di previsione 1995.
Gli impegni ed i sacrifici a cui saremo chiamati non saranno pochi. In particolare occorrerà curare con attenzione tutte le raccomandazioni contenute nel provvedimento del CO.RE.CO di presa d’atto del documento di riequilibrio contabile. Il cammino, per altri versi, sembra comunque semplificarsi. Ne è un chiaro segnale il fatto che dal punto di vista strettamente contabile, la Comunità Montana comincia ad invertire la tendenza. Il conto consuntivo del 1994 si chiude con un avanzo di lire 155.000.000 relativamente al solo ’94. Un secondo aspetto qualificante che vorrei ricordare è legato ai problemi organizzativi del personale e degli uffici dell’ente. In primo luogo, nel rispetto degli obblighi di legge, abbiamo incaricato la società ZEFIRO di Potenza, di rilevare i carichi di lavoro per l’organizzazione degli uffici e la ridefinizione della pinta organica. Con la nuova definizione della pianta organica siamo convinti di potere attribuire più efficienza alle aree funzionali degli uffici, utilizzando al meglio il personale di ruolo e individuando un’adeguata soluzione per l’annoso problema dei dipendenti assunti ai sensi della legge n°285/77.
Il terzo aspetto, meritorio di gradimento, riguarda la legge 13/87. Riguarda l’uilizzazione di alcuni dipendenti del settore tecnico, attribuendo loro compiti di progettazione, direzione e collaudo dei lavori di forestazione e bonifica montana. Si è qualificata la materia, e avviato maggiore efficienza e speditezza nei rapporti tra l’ente, i suoi operai e la direzione dei lavori.
Il quarto aspetto riguarda la formulazione e l’approvazione del nuovo statuto della Comunità Montana, approvato dal Consiglio generale all’unanimità in data 18/11/95. Inoltre l’ente ha avuto una ripresa sul territorio sia come programmazione, sia a livello di immagine e di punto di riferimento per un bacino di utenza di ben 16 comuni, per 35.000 abitanti, partendo dal mare, cioè da Paestum, fino al Cervati.
Ci si è mossi prevalentemente lungo tre linee: quella della partecipazione al progetto “Laser II”, progetto comunitario per il finanziamento di attività economiche di sviluppo; quella del patto territoriale, stringendo rapporti univoci con le altre Comunità Montane (Alburni, Bussento, Vadiano); infine, quella del Parco, per il suo avvio e il suo definitivo sviluppo.
Intendo comunque sottolineare il recupero, da parte dell’ente, della sua forza della sua importanza, tant’è vero che siamo presenti in tutte le manifestazioni culturali, artistiche, ambientali non solo nel nostro ambito territoriale, ma anche all’estero. Proprio di recente abbiamo partecipato alla “Castagnata sociale” di Zurigo in cui è stato presentato e promosso il “Marrone di Roccadaspide”.
Come pensa di affrontare il pesante deficit accumulato dall’ente? Perché, secondo lei, si è arrivati a questa gravissima situazione finanziaria?
L’ente presenta un deficit di 5 miliardi e 500 milioni di lire, accumulati nell’ultimo decennio. Le cause evidentemente risiedono in mancati finanziamenti regionali in entrata, in un surplus di personale che ha superato i limiti previsti dalla regione, in una gestione non proprio rigorosa. È innegabile, però, il merito delle gestioni precedenti di avere creato posti di lavoro, evitando a tanti la strada dell’emigrazione. Oggi l’ente è obbligato a questo rientro triennale, senza possibilità di mutui, in quanto essi non sono previsti per coprire il disavanzo. Si è resa così inevitabile la vendita della sede che, ove si realizzasse, per un importi di 2 miliardi e 560 milioni di lire, comunque non sarebbe sufficiente. Solo nel ’95 si è operato un risparmio di spesa di lire 800 milioni circa. Come gesto di buona volontà, per concorrere al risanamento, l’amministrazione rinunciato all’indennità.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Innanzitutto il principale obiettivo è quello del risanamento dell’ente, dando ad esso certezza e stabilità. Intendiamo, inoltre, razionalizzare al massimo i carichi di lavoro, riequilibrando le funzioni interne; favorire lo sviluppo agricolo sul territorio; entrare a pieno titolo nel parco del Cilento; recuperare l’immagine dell’ente perché esso torni ad avere la sua giusta dimensione territoriale.
A titolo personale, saranno i prossimi impegni a dire se abbiamo meritato apprezzamento e consenso e se abbiamo svolto, in sostanza, un buon lavoro. Credo comunque di avere fatto per intero il mio dovere, grazie anche alla stretta collaborazione dei colleghi della giunta e di tutti i rappresentanti comunitari, in quanto tutti insieme abbiamo concorso a questo progetto di ripresa. La nostra azione è stata e dovrà essere sempre caratterizzata dalla trasparenza, dall’efficienza, dalla correttezza e dalla cordialità verso tutti.
Giuseppe Lascaleia