Andare a Sacco in una uggiosa serata di dicembre nell’antivigilia di Natale è l’ultima cosa che avrei pensato di fare nella fine dell’anno del 2018. Eppure l’ho fatto!
Tutto è cominciato con il gentile invito di Franco La Tempa, sindaco delle circa 300 anime che ancora vi vivono, che ha chiamato a raccolta un po’ di gente in occasione della visita del “neo presidente della provincia di Salerno”, Michele Strianese.
Il fatto mi ha incuriosito non poco perché, pur avendo ampio risalto su UNICO, della sua elezione, non lo avevo mai incontrato di persone. Unito a questo, mi ha spinto anche il desiderio di tornare nel paese dove mio padre ha “gestito” la scuola media dove lavorava come bidello addetto alle pubbliche relazioni oltre che ad assolvere i compiti d’istituto.
Parcheggiamo l’auto nella spaziosa piazza posta all’ingresso del paese dominata da tre statue che danno le spalla alla valle dove fa i suoi primi passi il Sammaro dopo essere emerso dalle grotte dove si inabissa scendendo dal monte Motola.
Scendo lentamente lungo la via principale scrutando dentro i portoni e nei due o tre negozi aperti, passo davanti all’edificio che ospita il comune e un tempo ospitava anche la scuola media dove ho insegnato per qualche mese all’inizio della mia carriera di insegnante di Ed. fisica.
Andando oltre la strada si fa sempre più stretta ma senza perdere quell’austera sembianza di essere il “corso” principale del paese. Devo arrivare proprio a ridosso della piazza dove si erge la splendida cattedrale in stile barocco costruita a metà del ‘700 in meno di cinque anni. La chiesa è imponente già dalla facciata. Mentre la osservo incrocio lo sguardo con Don Carmine Troccoli, rettore del santuario situato in cima al monte Gelbison oltre che essere parroco di Sacco. Fu grazie a lui che feci la mia prima esperienza “giornalistica” quando frequentavo l’Istituto magistrale di Piaggine a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Don Carmine era il ostro prof. di religione e, soprattutto, nella sua casa canonica c’era uno splendido ciclostile con un fotoincisore per fare le matrici delle pagine composte a mano. Pubblicammo il “Calderone”.
Intanto nella piazza si è anticipata la festa con l’allestimento di piccoli stand enogastronomici. Con Gina ci avviciniamo al “caciocavallo impiccato” per un assaggio. Poi entro nel vivo del giro dei saluti …
Il primo saluto è per Franco la Tempa che accoglie tutti con la solita bonaria attenzione. A seguire il presidio dei carabinieri forestali comandato da Gildo Infante, i sindaci Romano Gregorio, Guglielmo Vairo, Gabriele Iuliano, Salvatore Iannuzzi si scusa per non esserci, Angelo Rizzo, presidente della comunità montana Calore Salernitano, arriva in zona “cesarini”. Da Roscigno, Campora, Bellosguardo ci sono rappresentanti comunque …
Non sono troppe le facce già viste, ma alcune le richiamano tutte quelle che un tempo erano amiche. La piazza si anima quando compare Strianese e i “maggiorenti” gli si avvicinano a dar capannello. L’uomo è bonario, svetta sul gruppo grazie alla sua altezza, stringe le mani, volge lo sguardo alla chiesa.
La Tempa ci chiama ad entrare. Fraiese avanza nell’ampia navata con Don Carine a far da “Cicerone” fino alla sagrestia il luogo eletto a sede dell’incontro. Il sindaco ha ben preparato la sua “omelia” e la sciorina ai presenti senza tentennamenti. Richiama problemi, ricorda promesse, richiede attenzione … sa bene che questo mondo è destinato a finire!
Ma non si arrende … La Tempa ancora progetta il futuro di un paese dove non nasce nessuno e dove il vascello di anime che ancora vi risiede naviga verso il tempo a venire senza poter immaginare una ripartenza nelle loro case. Sa bene che non sono quelli che vanno o sono andati via il problema ma il fatto che non viene nessuno a rimpiazzarli.
Intanto, La Tempa ripropone l’annoso problema della strada che collega Sacco a Roscigno interrotta da 8 anni: si passa comunque nonostante il pericolo richiamato dai cartelli.
Strianese non nasconde i problemi che ci sono a livello provinciale nel gestire un patrimonio di oltre 2000 Km di strade per le quali solo la manutenzione richiederebbe un impegno di spesa annuale di svariati milioni di Euro. Lo stesso vale per gli oltre 130 edifici scolastici di proprietà della provincia.
Ma quest’anno c’è una novità: la Regione Campania ha messo a bilancio oltre 170 milioni di euro per interventi straordinari su strade provinciali. Si tratterà di una grande operazione di sistemazione sulle arterie intercomunali per le quali i comuni “consorziati” hanno fatto elaborare progetti esecutivi immediatamente cantierabili.
Ricorda a tutti che da quando è in carica sta girando molto per la provincia di Salerno per prendere coscienza direttamente delle problematiche esistenti continuerà a farlo per dare un segnale di attenzione a quanti vivono anche nelle realtà più periferiche situate in una provincia con un territorio tra i più vasti d’Italia.
Rassicura anche Guglielmo Vairo, sindaco di Piaggine, che ha chiesto di verificare insieme possibili aggiustamenti delle linee dei bus per evitare doppioni e rendere più omogenea la copertura oraria sulle varie tratte.
Pochi applausi e molta attenzione per l’uomo nuovo che siede sulla poltrona che ultimamente è stata di Alfonso Andria, Edmondo Cirielli, Antonio Iannone e Giuseppe Canfora.
Strianse è sindaco di San Valentino Torio, è già stato in giunta con Canfora nella precedente consiglia tura, per cui conosce bene i limiti delle provincie svuotate di molte competenze passate alle regioni dopo la riforma voluta dal governo Renzi. Per cui sa bene che sono un raccordo forte nelle filiera istituzionale comuni, provincia, regione può dare un ruolo all’ente che presiede. Ecco perché sta viaggiando nel territorio con l’obiettivo di farsi “cerniera” tra periferia e centro decisionale è rendere così più forti le voci che vengono dal basso e semplificare il lavoro di scelta che il governatore Vincenzo De Luca deve necessariamente fare per evitare sbilanciamenti in una direzione o nell’altra.
Alla fine dell’incontro tutti escono nella piazza. C’è già gente che degusta i cibi preparati dai volontari, latri si avvicinano a salutare il “presidente”, altri ancora fanno capannello per commentare l’incontro …
Nell’aria c’è una pioggia sottile che fa fatica ad arrivare a terra. Con Gina ci incamminiamo verso la piazza superiore per recuperare l’auto e tornare a valle della “valle” dove anche le luci si fanno più brillanti.
È stato bello dedicare una serata ad un paese che mi ha visto bambino e poi, da adulto, fare i primi incerti passi verso il futuro lavorativo che, come è successo per tanti altri, mi ha portato lontano dalla terra dei padri.
Siamo in migliaia della mia generazione che siamo partiti per i più svariati motivi. Pochi siamo tornati ma non abbiamo risalito la Valle del Calore per fare il percorso a ritroso. Ci siamo fermati in quella pianura dove i nostri nonni facevano la transumanza con le greggi per scampare agli inverni rigidi che portavano neve e freddo sulle nostre montagne.
L’abbandono in cui vivono oggi il nostri paesi è anche un po’ colpa nostra che abbiamo inseguito una vita migliore che, necessariamente, abbiamo potuto trovare solo allontanandoci dall’ipotesi di vita che il destino aveva apparecchiato per noi.