A seguito dell’articolo da noi pubblicato, “Il tempo della ‘verità'”, abbiamo ricevuto una rettifica, mediante nota, dal Dott. Francesco Petraglia il quale ha tenuto a precisare: “In riferimento all’articolo pubblicato dalla redazione di unico dal titolo: il tempo della verità… datato 28 dicembre 2018, nel quale vengo accusato di essere compartecipe di un presunto accordo pre elettorale fra il dott. Franco Sica e Franco Palumbo, denunciato dallo stesso ex sindaco durante l’ultimo consiglio comunale e confermato dall’allora presidente del consiglio Pagano, tengo a precisare la mia più totale estraneità alla presunta sottoscrizione di questo accordo e tanto meno ne ho avuto conoscenza fino alla sera del suddetto consiglio comunale. D’altra parte, com’è facilmente riscontrabile, l’accordo tra la mia coalizione e quella del dottore Franco Sica risale al Febbraio 2017 quindi ben due mesi prima dopo il dicembre 2016, data, indicata da Palumbo, di sottoscrizione della presunta intesa tra l’ex Sindaco Palumbo e Sica. Per ciò che la mia coscienza , al ballottaggio tra Voza e Palumbo, dopo una riunione molto partecipata, effettuata con tutti i componenti delle nostre liste e dei coordinatori delle stesse, decidemmo di lasciare ad ognuno la libertà di scelta secondo le proprie idee ed è quello che è accaduto. Qualsiasi altra illazione è da ritenersi palesemente falsa. Distinti saluti Francesco Petraglia”
E’ giusto precisare, però, che la riflessione era pianamente legittimata dal fatto che il Dott. Petraglia non ha mai, prima di adesso, smentito o comunque preso le distanze, dalle dichiarazioni in conferenza stampa del Dott. Pagano, tenutasi presso “Laboratorio Politico”, ( presente anche il dott. Petraglia a tale conferenza come parte attiva sedendo e condividendo lo stesso banco del Pagano) e questo ci ha indotto a pensare che avallasse, condividesse o conoscesse lo scellerato accordo siccome egli stesso era un importante protagonista politico nella compagine del Dott. Franco Sica. Questo per chiarire un ragionamento che è comunque stato indotto e che siamo felici di rettificare.
Se le suddette dichiarazioni o rivelazioni, che dir si voglia, sono condivise, a questo punto, solo ed esclusivamente dal Dott. Nino Pagano e dall’ex sindaco Franco Palumbo (che all’epoca dei fatti erano candidati nello stesso schieramento),e quindi da nessuno dello schieramento Sica, seguendo la logica aristotelica, è giusto rivolgerle anche a loro le domande sollevate, nel precedente articolo, sulla questione del presunto accordo pre-elettorale che, a questo punto, è diventato un vero e proprio rebus.
“Come mai questo retroscena si è palesato soltanto dopo la crisi di governo? Come mai il Dott. Pagano e l’ex sindaco Franco Palumbo hanno accettato di sottoscrivere, se fosse vero, un accordo che suona come una presa in giro nei confronti dell’elettorato? Come mai si sono tenuti dentro tutto per un anno e mezzo? E se non vi fossero stati problemi all’interno del consiglio, Pagano prima e Palumbo poi, avrebbero comunque fatto questa rivelazione? E come si fa a condurre una campagna elettorale viziata da predetto accordo?”
Ci teniamo a precisare che, a questo punto, chi avalla questa tesi, sono solo i protagonisti della compagine palumbiana (all’epoca dei fatti) mentre il dott.Franco Sica smentisce e il dott. Franceso Petraglia non ne sa nulla.
A legittimare questa tesi è il fatto che, nel corso della campagna elettorale, i due schieramenti, Sica e Palumbo, si sono fronteggiati a viso aperto senza esclusione di colpi da ambo le parti nell’ottica di un leale confronto e dibattito politico. E che solo dopo, a gioco fatti, si sia trovato un compromesso frutto di un armistizio politico anche in considerazione del fatto che nessun apparentamento è stato concretizzato dopo il primo turno e che anzi, durante una riunione tenutasi dopo la debacle elettorale di Sica, egli stesso abbia lasciato liberi i propri elettori e i componenti delle liste, di appoggiare lo schieramento preferito. Dunque, sarebbe difficile credere che ci sia stato un accordo prima della compagine elettorale proprio in considerazione della forza retorica con la quale questa è stata condotta e dal comportamento tenuto durante le due settimane che portavano al ballottaggio.