Tommaso Pellegrino e il Consiglio direttivo mettono un altro punto fermo nella gestione dell’ente dotando il parco dello strumento di programmazione per eccellenza che dà certezza relativamente alle entrate e consapevolezza dell’entità delle voci di uscita relativamente ai singoli capitoli.
I totali relativi alla competenza per il 2019 si attestano a €10.410.127,42. Non si tratta di cifre stratosferiche se si considera che dentro ci sono le spese per i dipendenti e alcune partite di giro che assottigliano a poco più di €5.000.000,00 la somma destinata ad investimenti (€2.000.000,00) e attività varie (€3.300.000,00).
Le entrate per trasferimenti da stato e regione si aggirano intorno ad € 5.000.000,00) ai quali si andranno ad aggiungere €930.000 di avanzo di amministrazione iniziale.
Il documento è molto articolato anche se lascia margini alla discrezionalità decisionale nell’ambito dei singoli capitoli di spesa che vanno ad arricchirsi nella fase gestionale di poderosi residui attivi (€12.850.000,00) e passivi (€15.000.000,00) che, presumibilmente, derivano da progetti non ancora completati.
Non si tratta di numeri imponenti come ricordiamo nei primi 10 anni di vita dell’ente quando lo stato fu molto largo di maniche nell’accordare risorse per dare consistenza all’ente nella sua fase di avvio. Ma si tratta pur sempre di importi di tutto rispetto che, sommate alle economie e alla alienazione di beni effettuata nel recente passato, potranno consentire a presidente e consiglio di accompagnare quanto di più interessante viene messo in campo da soggetti pubblici e privati che hanno a cuore la tutela, la valorizzazione e la crescita del territorio sia sotto l’aspetto culturale, ambientale ed economico.
Certo i problemi sono aumentati a causa della crisi economica degli ultimi anni come sono ancora tutti presenti quelli indotti dalla peculiarità dell’area protetta costellata da un’infinità di piccoli centri urbanizzati ma con una scarsissima presenza di “capitale” umano residente.
Il disfacimento del patrimonio abitativo accompagnato dalla continua diminuzione della presenza di vita è la vera emergenza da affrontare ed, evidentemente, da “tutelare” per evitare ulteriori erosioni dei due “fronti”.
Siamo già al punto che non serve più tentare di “trattenere” ma di dover giocare la carta di “attirare” vita umana in ogni sua forma nei nostri borghi. Per farlo è necessario spendere ogni risorsa pubblica per rivitalizzare il tessuto artigianale e silvo-pastorale che producono reddito e che ancora garantisce assistenza a quanti (nella stragrande maggioranza anziani) vivono negli oltre 70 borghi con meno di 1000 abitanti. Contemporaneamente, è urgente favorire l’acquisizione, la ristrutturazione e la commercializzazione nel settore del turismo di medio e lungo periodo con lo scopo di far crescere l’occupazione nel settore dei servizi alla persona.
Tutto ciò non si potrà fare con le risorse esigue messe a bilancio dall’ente parco. Ma certamente prendere l’iniziativa per accompagnare il progetto è possibile o, meglio ancora, ineludibile se non si vorrà assistere alla definitiva desertificazione delle aree interne.