Egregio direttore,
innanzitutto la voglio ringraziare per aver pubblicato la mail di riscontro al Vostro articolo nell’edizione del 22 novembre. Approfitto ancora della sua disponibilità se possibile, sia per correttezza che per completezza e chiarezza, in ordine alle mansioni e funzioni dei Centri per l’Impiego di cui alle leggi oggi vigenti in Italia in materia del lavoro.
Per essere definitivamente chiari al centro del Centro per l’Impiego dovrebbe essere posto il lavoratore. Il Centro per l’Impiego è un Ente Pubblico che opera in un bacino territoriale comprensoriale cui fanno parte Enti Pubblici, Enti Pubblici – Privati e Aziende Private. In qualità di Ente Pubblico, gestisce la banca dati del lavoratore, certifica, attesta, assiste e redige, tutela in parte il lavoratore.
Chi crea e offre lavoro oggi, e non solo oggi, in Italia non è il Centro per l’Impiego ma dovrebbe essere lo Stato con le politiche di governo, l’Ente Pubblico-Privato e l’Azienda Privata con le politiche industriali. Il Centro per l’Impiego, chiamato anche comunemente CPI, non offre ma interfaccia con il mondo del lavoro, solo se richiesto però, da chi è tenuto a creare ed offrire il lavoro.
Chi oggi assume al lavoro è direttamente chi crea e offre lavoro, al CPI, questi soggetti hanno il solo obbligo di comunicare ai fini statistici e di tutela del lavoratore all’occorrenza in caso di inadempienze. Il CPI non ha nessun potere di vigilanza e di controllo a tutela del lavoratore, solo di segnalazione agli organi di controllo dello Stato (Ispettorato del Lavoro, ecc. ecc.). Il CPI effettua consulenze ed estrapola dati per colloqui di lavoro solo su specifiche richieste del o probabile datore di lavoro, dovrebbe redigere graduatorie pubbliche per i bassi profili professionali su richiesta degli Enti Pubblici (ex art. 16 Legge 56/87), i quali però, per la loro politica clientelare e voto di scambio, preferiscono già da qualche anno ai CPI le Agenzie Private al Lavoro (APL).
Il CPI accoglie, assiste ed aderisce alle scelte del lavoratore nelle politiche attive del lavoro (Garanzia Giovani, Assegno di Ricollocazione, Ricollocami, Fila, Percettori Naspi, Dis-Col, Rei – Mobilità, ecc., ecc.) gestite anch’esse dalle Agenzie Private al Lavoro autorizzate dallo Stato (Regioni).
Il CPI attesta ed assiste gli Enti dello Stato, quale l’INPS, per l’erogazione delle politiche passive del lavoro (Naspi, Rei, Dis-Col, Mobilità Ordinaria, Mobilità in deroga, Cig Ordinaria e Straordinaria, Indennità di disoccupazione ordinaria e speciale in agricoltura, Indennità di disoccupazione lavoratori rimpatriati).
Il CPI attesta l’apprendistato professionalizzante e attiva i tirocini nelle politiche attive fra lo Stato e le aziende private ai fini degli aiuti e sgravi fiscali.
Il CPI, anche se dovrebbe garantire attivamente gli interventi di politica attiva che si concretizzavano attraverso i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), che sono:
a) orientamento di base e specialistico individualizzato;
b) orientamento all’autoimpiego e tutoraggio per le fasi successive all’avvio dell’impresa;
c) attività di formazione ai fini delle qualificazione e riqualificazione professionale dell’autoimpiego e dell’immediato inserimento lavorativo;
d) accompagnamento al lavoro, anche attraverso il ricorso all’assegno individuale di ricollocazione;
e) promozione di esperienze lavorative ai fini di un incremento delle competenze, anche mediante lo strumento del tirocinio;
f) gestione, anche in forma indiretta, di incentivi all’attività di lavoro autonomo;
g) gestione di incentivi alla mobilità territoriale;
h) gestione di strumenti finalizzati alla conciliazione dei tempi di lavoro con gli obblighi di cura nei confronti di minori o di soggetti non autosufficienti;
i) promozione di prestazioni li lavoro socialmente utile
con le risorse umane attualmente in servizio ultracinquantenni e imminenti alla pensione, nella maggioranza di categoria “B – collaboratori amministrativi”, provenienti dagli ex uffici di collocamento dal 2001 alle Provincie trasferiti dal Ministero del Lavoro, mai riqualificati in 20 anni circa sia dal punto di vista professionale che economico, compreso la riorganizzazione dal punto di vista delle attrezzature e strutture, lo Stato, anzi i vari governi centrali che locali, con scelte e strategie politiche ben precise, in quest’ultimo decennio hanno preferito privatizzare anziché riabilitare il pubblico negli interventi di politica attiva affidando la materia alle Agenzie Private abbandonando ad un lento e misero declino sia le strutture che i dipendenti che operavano all’interno di questi uffici pubblici.
In conclusione oggi e da qualche tempo, l’intera classe politica, tramite i social, giornalisti, mezzi di stampa e delle televisioni di Stato e Private, è di moda fa passare il messaggio all’opinione pubblica che se in Itala manca il lavoro la colpa è dei Centri per l’Impiego che non funzionano.
Dopo tutte le vicissitudini attraversate in 20 anni di mala politica da parte di questi uffici e dipendenti, detto peraltro in termini dialettale cilentano che si associa bene alla problematica “cornuti ed anche mazziati”, il nome più appropriato da dare al “Centro per l’Impiego”, se il perdurare continua ancora dovrebbe essere “Ufficio Dati del Lavoratore”, altro che “Centro per l’Impiego”.
Grazie.
dott. Gennaro Rizzo
responsabile dei CPI di Vallo della Lucania e Sapri