Il Ministro della Salute Giulia Grillo, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Direttore Sanitario Luigi Mandia e i sindaci delle comunità montane del Vallo di Diano e del Tanagro e Medio Sele sono i destinatari del documento stilato dalle 56 amministratrici del Vallo di Diano e Tanagro insieme alle componenti tecniche afferenti alla Consulta delle Amministratrici. L’oggetto della missiva è la chiusura del punto nascita dei presidi ospedalieri di Polla e di Sapri. «Una notizia appresa con amarezza – si legge in apertura del testo letto giovedì scorso a Polla in occasione di una assemblea sul tema – tale disposizione determina sconcerto ed impone considerazioni e quesiti in merito. Il nostro territorio rappresenta un’area pilota per l’attuazione della strategia delle Aree Interne che tra gli obiettivi prevede la riduzione dello spopolamento e favorisce il permanere delle giovani generazioni sul posto, anche e soprattutto attraverso il mantenimento dei servizi essenziali in primis quelli afferenti alla sanità. Pertanto, tale provvedimento, non rappresenta una contraddizione in termini?». Le amministratrici valdianesi si chiedono come la ridefinizione della spesa pubblica ne possa giovare da questa decisione, considerando che l’eventuale ricorso ai punti nascita per gli utenti del Vallo di Diano sarà inevitabilmente orientato fuori regione. «Siamo sicuri che i costi non aumenteranno piuttosto che diminuire dovendo rimborsare le prestazioni annesse ai ricoveri di gestanti e nascituri in altra regione?», si chiedono. La lettera punta i riflettori sui numeri: Polla conta 345 nascite a fronte di 296 di Sapri e 263 di Vallo della Lucania. Allora ci si chiede come mai rimane aperto il presidio con il minor numero di nascite e quale criterio è stato adottato per la pronuncia del provvedimento? «Riteniamo che il calcolo del dato andava effettuato considerando le effettive nascite e non quelle relative al solo punto nascita di Polla – dicono le donne – ci chiediamo se piuttosto che soffermarsi alla conta arida e decontestualizzata dei numeri, non sarebbe stato opportuno considerare le ragioni della migrazione verso altri punti nascita. Il presidio di Polla è dotato di una sala operatoria dedicata e di un’unità neonatale autonoma. A cosa sono serviti gli investimenti effettuati nel tempo?». Senza contare il numero crescente negli ultimi anni delle gravidanze a rischio dove l’imprevedibilità delle condizioni della gestante e la tempestività degli interventi sanitari giocano ruolo determinante per l’incolumità per la donna e per il nascituro. «Non comprendiamo per quale ragione non si sia tenuto conto delle fasce deboli che non hanno la possibilità di scegliere e di migrare – afferma la presidente Tania Esposito a nome di tutte le altre donne – si nega un diritto, quello alla salute sancito dalla costituzione a cui tutti, all’occorrenza e per comodo risultiamo affezionati, ma che nelle situazioni pratiche, dimentichiamo. Sentiamo l’obbligo, che non deriva solo dal ruolo istituzionale, ma dalla condizione di genere, di agire in nome e per conto di tutte le donne che rappresentiamo». L’obiettivo deve essere la revoca definitiva del provvedimento e perciò non si escludono azioni estreme per raggiungerlo.
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