Il racconto di Simone aveva fatto precipitare i due in un’incontenibile tristezza. Rispondono di no all’invito a rimanere con la carovana; non se la sentono di condividere il pasto di amicizia con la famiglia, sarebbero stati di peso per il turbinio di pensieri che li angoscia. Il cireneo comprende il motivo e non insiste. Dopo i saluti di rito, il brav’uomo raccomanda ai due di ritenerlo un amico sul quale fare affidamento. Egli asserisce che in Cirene avrebbe trasformato la sua casa in una scuola di testimonianza per ricordare il Nazareno; ha già iniziato a farlo con i figli Alessandro e Rufo, un po’ discoli ma ben intenzionati e pieni di qualità da far fruttare. Si abbracciano e, mentre i due apostoli si allontanano, promette, gridando, che in futuro avrebbe accolto nella sua città chiunque si fosse presentato nel nome di Gesù. Questo modo originale di dirsi addio rincuora i due discepoli. Sentono che non tutto è finito, anzi che sta spuntando da sotto terra lo stelo di quel seme che il Maestro ha gettato. Il movimento da lui iniziato può continuare se altri cirenei sono disposti ad impegnarsi. Giovanni abbozza un sorriso compiaciuto proponendosi di trasformare il resto del suo viaggio col compagno, ancora pieno d’interrogativi, in una sorta di censimento dei testimoni dell’insegnamento e della passione di Gesù sui quali poter contare nei giorni a venire. Tommaso, ancora scuro in volto per quello che ha sentito, è rimasto colpito dalla testimonianza del cireneo. Questi ha incontrato il Nazareno morente ed è rimasto conquistato. Una decina di parole bisbigliate tra i tormenti, lo sguardo di amore e di perdono, la determinazione nel mantenersi legato strettamente ad Abba pregando lo hanno trasformarlo in missionario in una città dell’impero dove ancora non si è sentito parlare di Gesù di Nazareth
Queste idee, queste immagini, queste evocazioni, questi desideri accompagnano i due, i quali, attraversata la porta della città, automaticamente s’immettono nella strada che porta alla residenza di Giovanna di Cusa. Bussano ed un grido di gioia fa da ben venuto quando l’uscio si apre. Con la padrona di casa si trova un gruppo di dieci amiche che conoscono bene i due discepoli. Sono le donne che hanno osservato da lontano l’agonia e la morte di Gesù. I due apostoli, sorpresi, riconoscono Susanna, la quale con i suoi beni aveva assistito il manipolo di discepoli e il Nazareno. La meraviglia si stampa sul volto di Giovanni quando intravede anche la madre. Al giovane apostolo che chiede il motivo della presenza risponde il fratello Giacomo: “Nostra madre mi ha pregato di accompagnarla in casa di Cusa perché aveva saputo che il gruppo delle discepole si sarebbe incontrato con Maria di Magdala”.
Al sentire questo nome Tommaso fa il gesto di guadagnare l’uscita della casa. Lo blocca Giovanni ricordandogli: ”Non volevi convincerti della verità del racconto di Pietro? Le notizie fino ad ora raccolte sono risultate veritiere: io ho consolidato il convincimento al quale sono arrivato quando, giunto alla soglia, ho trovato la tomba vuota; tu, mi pare, non hai disdegnato il racconto del cireneo”. Queste affermazioni inducono Tommaso a chiedere d’incontrare la Maddalena.
Il soprannome tradisce la provenienza da Magdala, città greco-ellenistica lungo la via del mare a cinque chilometri da Tiberiade, centro pulsante sul lago. Il porto può ospitare una flotta di circa duecento barche da pesca. Gesù nei suoi giri di peregrinazione era solito raggiungerla da Nazaret, quando si dirigeva verso il lago e lo attraversava in direzione di Cafarnao.
Tommaso non ha mai nutrito una particolare simpatia per la donna; tuttavia non dimentica la cura sempre dimostrata nei riguardi del Maestro, dopo che questi l’aveva guarita dai suoi mali. L’apostolo non sapeva con precisione di che cosa ella soffrisse: marcata isteria, una tendenza maniaco-depressiva, furore o epilessia? Egli ricorda però la semplicità dei gesti del Nazareno: uno sguardo alla folla, una mano distesa, una conversazione dalla quale trapelava tutta l’attenzione di cui era capace nel disinteressato amore per tutti.
Prima che incontrasse la Maddalena Didimo aveva messo in guardia Gesù ritenendo che volesse incontrare il Maestro per chiedergli una vita ancora più facile di quella che le potevano assicurare i beni di cui disponeva; ma era rimasto di stucco sentendo il Maestro invitare la donna a darsi da fare per un cibo che non perisce, che rimane per la vita eterna, il pane venuto dal cielo che da la vita al mondo.
Durante i viaggi per il ministero Didimo aveva avuto difficoltà ad accettare la presenza e l’aiuto di donne, tra le quali appunto Maria di Magdala; ne andava del suo orgoglio di maschio e della reputazione di pio israelita. Tutte erano originarie della Galilea. Questo accompagnarli nei viaggi e, di conseguenza, l’impossibilità di tenersi sempre a debita distanza, l’accondiscendenza di Gesù a mantenere con loro una comunione continua e, di conseguenza, ad avere l’opportunità di ascoltare le sue parole, a volte permettersi di discuterle e di partecipare alla gioia per i suoi successi o intervenire per tentare di consolarlo per qualche fallimento, costituivano una novità assoluta nella pedagogia di un rabbi. Il Maestro aveva concesso loro eccessiva fiducia e per questa apertura di credito era stato dalle donne ripagato con voci assurde sparse il primo giorno della settimana annunziando una cosa insensata e contraria ad ogni logica. E’ vero, l’avevano accudito ed ospitato, sollecite nell’approntare quanto era necessario per la vita quotidiana utilizzando i loro beni, indubbiamente un gesto di grande generosità sostenere economicamente un gruppo di uomini; ma trarre spunto da ciò per impicciarsi di problemi superiori alle loro capacità di comprensione per Tommaso costituisce un imperdonabile affronto, una petulante pretesa femminile. Egli evita di manifestare esteriormente questi pensieri soltanto perché si trova in casa di Giovanna, che aveva dato un contributo significativo all’attività del Maestro con i beni personali e con le conoscenze a Gerusalemme essendo la consorte dell’amministratore di Antipa.
La moglie di Cusa, donna dal carattere solare, ama avere sempre compagnia in casa; sollecita tutti a sedersi a tavola, distogliendo Tommaso dai suoi pensieri. Questi vorrebbe declinare l’invito perché ha deciso col compagno di viaggio di andare a Betania in casa di Lazzaro, ma Giovanni lo precede accettando di buon grado; vuole parlare con Maria di Magdala per apprendere ulteriori particolari. Tutti s’accomodano, mentre le inservienti approntano le vivande.
La Maddalena sembrava ancora assorta, con la mente andava ad alcuni episodi della vita del Maestro dei quali era stata testimone. Il disinteresse di Gesù per le convenzioni sociali ed il suo desiderio di modificare il modo di porsi nei riguardi delle prescrizioni mosaiche le erano apparsi evidenti proprio per il modo di trattare le donne. Ella ha apprezzato l’orientamento del Maestro a non tener conto dello status sociale e di altre considerazioni socio-religiose. Ad incoraggiarla ad avere fiducia in lui è stato il disinteresse di Gesù per il rispetto di tradizionali tabù. Lo aveva notato quando le avevano riferito l’episodio dell’emorroissa. Gesù non ha evitato il contatto con malati e bisognosi anche se così prescriveva una legge minuziosa ed inesorabile nel condannare le donne all’impurità legale. Quante volte anche lei, molto sofferente nello spirito, era stata considerata tale; anzi, in città si sentiva additata perché portatrice di una presunta straordinaria malignità: per alcuni era pazza, per altri una poco di buono, come si riteneva fosse la maggioranza degli abitanti di Magdala.
Maria aveva la sensazione di risentire l’eco della parabola del creditore e dei due debitori narrata da Gesù. Come il protagonista del racconto, ella ama di più perché ritiene le sia stato perdonato di più. Ha spesso sorriso nell’immaginare di rivedere una donna lavare, baciare ed ungere i piedi del maestro in casa del fariseo, come atto di umiltà e gratitudine, e risentire le parole di rimprovero nei confronti del padrone di casa che non aveva fatto praticare sul Maestro il normale rito dell’ospitalità. Quella donna aveva i capelli sciolti, segno di uno status decaduto. Infatti, solo le prostitute portano in pubblico i capelli in tal modo; una pia ebrea consente solo al marito di vedere i suoi. Non rispettare quest’usanza determina l’obbligatorietà del divorzio perché tale foggia può essere anche un segno di sospetto adulterio. Maria ricorda ancora gli occhi rossi di pianto della donna, mentre asciugava i piedi del Maestro proprio con i capelli sciolti. Il suo bisogno di amorevole perdono e comprensione le fa dimenticare il codice rabbinico; lo viola e rompe la legge della purità legale. Il suo toccare rende gli altri impuri: il fariseo risentito si preoccupa; Gesù, invece, rimane sereno, abbozza un sorriso di conciliante perdono per la donna e nessuno osa più sfidarlo.
Deve essere veramente diverso da tutti gli uomini conosciuti, pensa la Maddalena, questo Nazareno che non temeva di mostrare una solare familiarità con le donne. Egli le comprende come nessuno prima di lui ha saputo fare; le difende prospettando anche a loro il nuovo Regno fatto di uguaglianza, libertà, impegno paritario, perdono per chi ha dimenticato o trascurato in precedenza la propria relazione con Dio disobbedendo alla legge o conducendo una condotta riprovevole. Gesù ha preso posizione schierandosi dalla parte delle donne e difendendole sempre, come nel caso dell’adultera in attesa di essere giustiziata. Rispetto ai farisei, che l’hanno condannata senza appello, Maddalena ricorda che Gesù non la giudica, ma l‘interroga sui motivi dell’accusa, parole che suonano a condanna del contesto sociale, discriminatorio persino nelle sue ipocrisie. Egli non ha mai esitato a parlare con loro liberamente, assegnando loro ruoli positivi nelle parabole ed accettandone l’aiuto concreto. La radicalità del suo modo di procedere, un dato nuovo e straordinario, si percepisce dalla reazione dei farisei. Infatti, col suo atteggiamento egli manifesta con chiarezza la presa di posizione a favore di chi viene marginalizzato. Tutti vanno accettati; devono essere rifiutati gli stereotipi che vedono nelle donne il capro espiatorio di tutti i mali della società, come l’adultera accasciata, col viso nella polvere. Maria ritiene che il Maestro abbia dimostrato tutta la sua regalità proprio in quel momento. Senza dir nulla, senza fissare lo sguardo su alcuno, né sui provocatori, contenti e già gongolati per la vittoria con la loro aria fatua e soddisfatta, né su lei, la sventurata accasciata, abbattuta dagli sguardi di disprezzo, rabbia, violenza e odio, egli traccia dei segni per terra, sembra impegnato a scrivere, assente per non notare l’ipocrisia di quella scena, distratto, come se fosse stanco di quelle grida senza senso, disgustato per i continui tranelli e le provocazioni di uomini mediocri.
Il Maestro è disposto perfino ad imparare da una donna pagana, siro-fenicia di origine, che gli chiede la salvezza del figlio. Egli faceva presente la necessità di rispettare le precedenze nel distribuire il cibo da assegnare prima ai familiari, ma la mamma disperata ha il coraggio di ricordargli: «anche i cagnolini mangiano sotto la tavola i pezzettini gettati dei figliuoli», inducendo Gesù con la sua fede di donna e di madre ad operare la guarigione.