La sala è stracolma quando i “Sei personaggi in cerca d’autore” danno inizio alla conferenza stampa. All’ingresso un pannello che indica il “laboratorio politico” in cui i sei intendono trasformare la loro esperienza politica.
L’evento si svilupperà con una regia che seguirà la sceneggiatura curata nel tentativo di non lasciare nulla al caso: interventi scritti, documenti alla mano, repertorio video ed anche un colpo di scena finale.
Al centro della scena Francesco Petraglia, medico che ha accompagnato Franco Sica nella campagna elettorale contro Palumbo e che poi lo ha seguito alla corte del sindaco che oggi siede nel “palazzo di vetro” che a parere del secondo intervenuto, Fernando Mucciolo, diventa sempre più opaco.
Ed è proprio Mucciolo ad aprire il “libro” delle delibere di giunta che hanno fatto saltare il tappo che “conteneva” l’ira dei sei cavalieri con tanta rabbia ma senza paura. I sei sono decisi a far ballare il “sindaco della gente” che si è “circondato di tecnici venuti da lontano” rinnegando la promessa fatta in campagna elettorale di far lavorare professionisti e ditte del territorio”. Mucciolo è teso mentre fa la sua arringa lanciando accuse sottintese (“dubbi”), salvo poi chiarire che sarà la procura a valutare il tutto. Loro vorrebbero solo delle spiegazioni convincenti ai dubbi sollevati con l’accensione di un po’ candeline per far luce nella “casa di vetro” promessa in campagna elettorale sulle scelte del sindaco su “Palestra comunale. Condotta sottomarina, Polo scolastico e Piscina comunale”.
Molta retorica e niente politica nel valzer di dichiarazioni che si sono susseguitesi all’apertura di Mucciolo.
Pasquale Accarino ha accusato essere arrogante ed antidemocratico il capolista e collega d’arma che gli ha più volte detto in faccia “Qui la legge la detto io!”
Angelo Merola, il più emozionato di tutti, ha ricordato che la spaccatura della compagine di maggioranza è la “sconfitta politica di Palumbo” che ha mortificato l’impegno quotidiano messo in campo da tutti i consiglieri per migliorare le condizioni di vita dei cittadini: vedi il lavoro fatto da lui al cimitero.
Alfonsina Montechiaro, incoronata come la “pasionaria” del gruppo, è apparsa la più toccata dalla vicenda che ha portato allo sgretolamento della granitica maggioranza emersa dalle urne e rinforzata dai due consiglieri eletti nelle liste di Franco Sica. La “leonessa” non china la testa ed alza la voce nel rivendicare il suo diritto a sedere in consiglio perché eletta dai cittadini. Gli occhi si inumidiscono e fa fatica a ricacciare le lacrime quando il video testimonia le parole di Palumbo che esaltano il suo impegno e coraggio e la elevano al di sopra dei pettegolezzi messi in giro ai tempi della campagna elettorale.
La Montechiaro, però, non rinuncia alla zampata finale rivendicando il lavoro fatto in qualità di delegata al decoro urbano e imputando a Palumbo di aver “barattato la terra promessa con una manovra spregiudicata”.
Nino Pagano si è ritagliato uno spazio per rivendicare la sua coerenza testimoniata dal lungo corso di una vita politica complicata, sì, ma sempre affrontata prestando il petto ai problemi, anche quelli giudiziari, che non lo hanno risparmiato e ora la prescrizione ha chiuso.
I video celebrativi dei tempi andati “troppo presto” in cui Palumbo lo esalta e lo “espone” come l’unico amministratore del passato ad averlo accompagnato nella lunga e appassionata campagna elettorale, si rivelano un boomerang per i cinque sottoscrittori della lettera che ha dato il via alla separazione non consensuale dai compagni di viaggio.
Il silenzio degli innocenti “sentimenti” che traspirano dalle faccia scosse dei protagonisti ne sono testimonianza eclatante.
Il collante tra i sei è l’avversione agli atti del sindaco che da condottiero senza “macchia e senza paura” li ha portati alla vittoria si è trasformato in rancore.
Pagano tenta anche di parare i colpi sul Puc ricordando che il Piano Urbanistico Comunale ancora in alto mare e pertanto le accuse di aver mire a proposito sono del tutto fuori luogo e tempo.
Pagano rigetta anche l’accusa che sia manovrato dal “Rocchese” (Roberto D’Angelo ndr) mentore di Palumbo più di Pagano stesso già prima della formazione delle liste. Io stesso ho incontrato e fotografato l’allegra brigata al Lingotto di Torino nell’autunno del 20016. È il “moderato” da vecchio democristiano che ha rinunciato a reagire ad ingiurie e polemiche finora ma che, d’ora in avanti, non resterà inerte a vedersi calunniare.
Francesco Petraglia, che ha aperto la serata, assume anche il ruolo di ultimo relatore. Parla da leader in pectore e ricorda a Palumbo che, sotto mentite spoglie, ha aumentato i portaborse invece di cacciarli come promesso in campagna elettorale e che il comune ha contribuito al pagamento gli artisti che si sono esibiti al Linora village negli spettacoli a pagamento facendo gli interessi degli impresari.
Dopo la “sfilata” delle recriminazioni, Petraglia invita i giornalisti a porre delle domande ed è Sergio Vessicchio che pone il quesito che frulla nella testa di molti dei presenti: “Se dovvesse aggiungersi un altro consigliere al gruppo presente e se gli altri due consiglieri rimasti al loro posto all’opposizione, Luca Sabatella e Pia Adinolfi, fossero d’accordo, il gruppo andrebbe dal notaio per sottoscrivere le dimissioni dalla carica di consiglieri provocando così la caduta di Franco Palumbo?”
Tra i sei c’è un momento di sbandamento. Gli sguardi si incrociano, le bocche si storcono, l’imbarazzo è evidente … come è chiaro che, se pur ne hanno parlato al loro interno, non hanno concordato una risposta univoca.
È Pagano a prendere la parola e a dichiarare di non essere in condizione di rispondere al quesito. Ribadisce che l’idea è nelle cose ma non è questo il momento per parlarne.
Ancora non si è placato il disagio che c’è al di là del tavolo che chiede di intervenire Ernesto Franco, noto esponente del M5 stelle capaccese che affonda un altro colpo: “Ma quando la giunte approvava le delibere oggetto della denuncia di oggi e le stesse venivano pubblicate all’albo pretorio voi tutti dove eravate?”
Si leva un coro di voci contro la domanda provocatoria alla quale i consiglieri accennano risposte dal sapore autoassolventi ed ovviamente diverse l’una dall’altra.
La sala è quasi svuotata quando anche il sottoscritto esce sotto i portici di via Magna Graecia.
L’impressione che mi porto dietro dall’incontro è di un sostanziale senso di delusione che anima i sei personaggi in cerca di una via di “fuga” dalla situazione in cui si sono messi con la “famigerata” lettera di spiegazioni recapitata al sindaco Palumbo circa un mese addietro.
Tra le varie soluzioni possibili se ne possono immaginare tre per il nuovo gruppo di opposizione:
a) fare opposizione alla “novella” maggioranza continuando a dare il proprio contributo al governo della città nell’interesse dei cittadini arrivando fino alla fine del mandato e contemporaneamente costruire un’alternativa per le prossime elezioni dimostrando con i fatti che non si è trattato di un colpo di testa;
b) rendersi disponibili a sottoscrivere le dimissioni a condizione che si aggreghino gli altri due consiglieri di opposizione nel tentativo di costringere la risicata maggioranza in una lotta quotidiana per evitare ulteriori letali fuoriuscite tra i suoi ranghi. Questo, ovviamente, provocherebbe l’arrivo del commissario prefettizio e tempi stretti (un anno) per le nuove elezioni;
c) Far decantare la situazione, allentare la tensione con gli ex compagni di strada e stringere la mano tesa che necessariamente il sindaco dovrà tentare di porgere per garantire una navigazione tranquilla ai tanti progetti che ha messo in campo. Questo vorrebbe dire andare in ordine sparso in consiglio e rompere la compagine che si è presentata come una falange al cospetto di stampa e sostenitori questa sera.
Infine, un ultimo pensiero sul ruolo di Francesco Petraglia.
La sua posizione mi sembra la più difficile tra i sei seduti dietro al tavolo!
Se Nico Pagano e gli altri consiglieri eletti con Palumbo hanno preso un grosso abbaglio nel sostenerlo nell’impresa disperata di scalzare Italo Voza da sella, quella di colui che appare essere il leader del nuovo raggruppamento che siederà sui banchi dell’opposizione in consiglio è nei fatti la meno sostenibile dal punto di vista politico.
Petraglia, eletto nelle liste con Franco Sica, ha accettato, rpima del ballottaggio, la proposta del suo capolista (amico fraterno) di appoggiare Palumbo nel 2° turno senza fare apparentamenti ufficiali; ha poi aderito alla maggioranza a risultato acquisito che ha premiato l’ex sindaco di Giungano alterando gli equilibri tra maggioranza e opposizione previsti dalla legge elettorale (10 a 6); oggi torna sui suoi passi mettendosi a capo di un gruppo di fuoriusciti con l’obiettivo di farsi valere nel confronto della dialettica politica dentro il palazzo e fuori tra la società civile.
La situazione si è molto complicata nella città dei templi perché i toni saliranno e le parole lasceranno il passo alle chiamate in causa con invii furibondi di “carte” alla procura.
Intanto si è già aperta la rincorsa di nuovi e vecchi protagonisti della politica amministrativa e politica del territorio che sperano di poter trarre vantaggio dalle accuse incrociate che si lanceranno gli uni contro gli altri .
Il sindaco di un comune ha la responsabilità della tenuta democratica e sociale della comunità che amministra. Pertanto, faccia tesoro del fatto che il muro contro muro che ha perseguito finora non ha pagato, anzi ha provocato la perdita di persone che hanno creduto in lui e lo hanno osannato in ogni dove dal capoluogo a Capaccio Scalo e in tutte le contrade della città dei templi.
Palumbo tenga a freno la voglia di rivalsa, prenda atto della situazione che si è creata e non avveleni ulteriormente i pozzi della convivenza civile dove i cittadini di Capaccio Paestum ha diritto di abbeverarsi.