Chi ama la Poesia, credo difficilmente possa restare insensibile al magico richiamo dei versi di cantautori quali il livornese Ciampi, il genovese Tenco, il catanese Battiato; analogamente, il cultore della Sapere a 360°, come potrebbe non rinvenire affinità tra i sunnominati straordinari autori-interpreti e il filosofo Diogene, nel loro comune anarchismo, artistico e di atteggiamento? Opere musicali di estrema avanguardia, in esse compaiono svariati itinerari ed importanti temi esistenziali e sociali: elementi di carattere esoterico quali la Filosofia Orientale ed una branchia della Matematica (la trigonometria) perlustrate da Battiato; l’amore non convenzionale (nelle poesie in musica di Tenco); l’esaltazione di una vita lontana da ‘logiche pirandelliane’ e da schemi ordinari (nelle originalissime creazioni di Ciampi). I tre Artisti, con la loro musica hanno donato un infinito di dolcezza, laddove hanno cantato un infinito di dolore e la continua ricerca di un mondo migliore. Caratteristiche stilistiche assolutamente personali, importanti temi confluenti nel sociale, argomenti delicati idonei alla modalità del loro Essere; ecco, relativamente ad un altro sublime cantautore, Gino Paoli, la sua svolta artistica (per inciso, dipingeva e scriveva versi) fu rappresentata dalla scoperta dell’esistenzialismo e del ‘chansonnier’ francese Brassens; Paoli nel 1980 incise l’album ‘Ha tutte le carte in regola’ contenente canzoni dello scomparso Ciampi, ritenendolo “il più poeta, il più lirico, il più artista di tutti”. Altro grande cantautore dotato di una poetica originalmente personale, Roberto Vecchioni, ne delineava le doti artistiche, affermando che Ciampi fosse il 1° cantautore della storia italiana, precedendo Paoli, Tenco e tutti; tratteggiandone inoltre il dolore, la inquietudine verso la vita: “Ciampi non ha mai avuto quello che meritava, non gli è stata riconosciuta la sua capacità di far poesia, per la prima volta, nella Canzone italiana”; Vecchioni, inoltre, indicava il problema del cantautore livornese, quello della mancanza di grande respiro melodico, della ‘inascoltabilità’ (la melodia sovrastata dalla Idea); il messaggio Ciampiano non poteva arrivare al grande pubblico, coinvolgendo esclusivamente persone dotate di elevata sensibilità e cultura … I tre cantautori, volendoli inquadrare in una comune ottica di ‘prospettiva’, hanno spalancato le porte dell’infinito innalzando il rango della musica leggera italiana, convertendola da semplice momento di evasione ad importante momento di riflessione. Dunque, grandi emozioni suscitate e creazione di un modello costituito da un testo poetico dotato di profondità e di estraneità ai banali stereotipi; ma Ciampi e Tenco non ebbero quel che meritavano e non riuscirono a superare il Rubicone delle avversità: morirono ambedue precocemente, Tenco appena ventinovenne (suicida nel 1967), Ciampi quarantacinquenne (nel 1980, a Roma, vittima di un tumore alla gola); entrambi autori di complicata assimilazione, assai distanti dai formalismi della canzone italiana quali: l’infatuazione, la tristezza, il ricordo, il rimpianto; la loro vocalità non era ‘squillante’, era attenuata, sofferente. Le prime canzoni scritte da Tenco – pensate, quindicenne si esibiva con un gruppo comprendente Bruno Lauzi e Gino Paoli – presentavano connotati sperimentali; vennero disapprovate e vietate dalla RAI, che affibbiò ad esse l’etichetta di politicizzazione e scandalo. Tra esse spiccava “Cara Maestra”. Un significativo esempio dello stile di Tenco. “Un giorno m’insegnavi /che a questo mondo /noi siamo tutti uguali./ Ma quando entrava in classe il direttore/tu ci facevi alzare tutti in piedi/e quando entrava in classe il bidello/ci permettevi di restar seduti./Mio buon curato,/ dicevi che la chiesa/ è la casa dei poveri,/della povera gente./Però hai rivestito la tua chiesa/di tende d’oro e marmi colorati./ Egregio sindaco/m’ hanno detto che un giorno/tu gridavi alla gente/”vincere o morire”./Ora vorrei sapere come mai/vinto non hai/ eppure non sei morto/e al posto tuo è morta tanta gente/che non voleva né vincere né morire”. Come rimanere insensibili a tale devastante magia? Piero Ciampi si formò, artisticamente, a Parigi (lì conobbe uno dei più influenti scrittori del XX secolo, Céline) inizialmente esibendosi in caratteristici piccoli locali transalpini, in seguito in Spagna, Inghilterra e Irlanda; nel 1960, anno del rientro in Italia, incise: Conphiteor e La grotta dell’amore, seguirono meravigliose canzoni ed album: Piero Litaliano, In un palazzo di giustizia, Il lavoro, Il vino, Il giocatore … Dunque, non può che destare sconcerto la totale incomprensione nei confronti di un poeta raffinato e originale. Elementi fondamentali del vero “Cantautorismo” (mi si perdoni l’“ismo” ma forse meglio delinea l’idea) sono la cifra di riconoscibilità dell’artista e le tematiche alte, inducenti alla riflessione: Franco Battiato. Autore splendidamente originalissimo nel panorama musicale non soltanto nazionale, le cui esibizioni, anche fuori d’Italia, vengono accolte con elevata intensità. Inizialmente (1969) percorse le praterie della canzone commerciale,ma già nel 1971 apparvero i primi album (Fetus, 1971, e Sulle corde di Aries, 1973) a forte tratto di sperimentazione di nuovi linguaggi, di neo procedimenti espressivi, di tecniche elettroniche utilizzanti strumenti mai impiegati prima, quali il sintetizzatore VCS3 e la batteria elettronica. Battiato ha seguito l’itinerario delle filosofie mediorientali, delle pagine di Beethoven, Brahms e Wagner reinterpretate alla sua maniera, della musica colta e accademica (Genesi, Gilgamesh, Messa arcaica). Vi sono persino testi ispirati a temi matematici e scientifici; ad esempio la Trigonometria, branchia della Matematica studiante fenomeni ondulatori, nei quali sono coinvolte grandezze oscillanti… Pensate, la fase conclusiva di un brano, Fenomenologia, presenta due formule trigonometriche: X1=A*sen (ωt);X2=A*sen (ωt + γ): rappresentandole su uno stesso sistema X-Y (assi cartesiani), si otterranno grafici rassomiglianti all’elica del DNA (la molecola è tema principale di un album). Se ascoltate questo brano, apprezzerete la cantabilità, pur in esso vengano, appunto, utilizzate parole quali “X1=A*sen (ωt)” e “X2=A*sen (ωt + γ)”… Credo sia possibile stabilire affinità ed un parallelo di idee espresse dai 3 cantautori, con la caratterizzazione del filosofo greco Diogene, detto il Cinico (413-323 a. C.); la cui desiderata solitudine e la vita eremita gli conferirono connotazioni mistico-ascetiche. Diogene divenne popolare in virtù del suo essere stravagante e spregiudicato, del suo rendersi indipendente verso le istituzioni e i potenti. Rinunciò a qualsiasi bene materiale: viveva in una botte indossando quale unico indumento un mantello, insomma un eccentrico vistoso. Il suo pensiero filosofico consisté di un robusto nucleo dottrinale, sistema imperniato sul primato della virtù, con una esaltazione delle proprie energie spirituali: il sommo bene viene attinto attraverso un ritorno allo stato di natura e l’abbandono del vincolo del bisogno individuale. Sul piano sociale possiamo dire che predicò un “comunismo assoluto” coinvolgente persino la comproprietà di donne e figli,pertanto rivoluzionario messaggio preludio all’etica cristiana. Ecco, relativamente al mio omaggio artistico ai 4 Personaggi delineati, musicistidi profondi contenuti (temi “anomali e suggestivi” ed originali caratteristiche stilistiche), e un filosofo il cui pensiero ritengo sia paragonabile alla musica (la lettura di Diogene scarica tensioni e convoglia energie positive), inizio dal ritratto di Tenco: Storicamente,si ritiene che nella valle africana del Rift abbia avuto origine alcuni milioni di anni fa l’umanità, inoltre in Africa sono nate alcune importantissime civiltà tra le quali l’Antico Egitto; la Canzone d’Autore è nata a Genova, con Tenco e Gino Paoli, e la mia rappresentazione di Tenco (attraverso il continente africano) intende evidenziare questa similitudine, “nascita umanità-nascita Canzone d’Autore”. Altro disegno raffigura Piero Ciampi secondo la mia visuale, con note musicali ed elementi matematici,intento ad osservare l’infinito. Battiato ho inteso descriverlo simbolicamente, attraverso un “ritratto luminoso”,inserendo l’arcobaleno di colori e le 2 formule scritte prima, esprimenti X1 e X2. Con riferimento a Diogene, non potevano mancare i disegni di un cane (Diogene simulava i comportamenti del cane) e di una botte (sua abituale dimora), ai quali ho affiancato un componimento poetico Haiku (composto da 3 versi, con distribuzione di sillabe:7/5/7): immagino il filosofo carezzare un cane deposto giù padrone.
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