Non è la prima volta che dobbiamo piangere la morte di giovani vite, come quelle di Vincenzo e Pasquale di Roccadaspide, per incidenti stradali … purtroppo non sarà nemmeno l’ultima!
Come possiamo constatare dalle statistiche pubblicate dall’Istat, il bollettino di questa guerra distilla un po’ alla volta nelle nostre menti il veleno dell’indifferenza verso le cause che inducono tanti automobilisti a lasciarsi andare nello “spazio” indefinito e senza controllo della leggerezza con cui ci mettiamo alla guida di un veicolo a motore.
Oggi a Roccadaspide si piange, insieme ai loro familiari, la morte di due giovani diciottenni, Vincenzo e Pasquale, due vite da spendere nel mondo. Molte altre lacrime saranno versate per la commozione collettiva che susciteranno le parole del celebrante alla funzione funebre che consentirà all’intera comunità di stringersi intorno alle famiglie.
Li vedo già i volti smarriti, gli occhi umidi di pianto che fissano il vuoto, gli abbracci con gli immancabili singhiozzi, le mani che accarezzano volti e scivolano strofinandosi sui corpi di amici, compagni che leggono lettere postume, anziani che scuotono la testa cercando di scrollarsi di dosso il peso del destino …
Ci saranno le bare bianche inondate di fiori dello stesso colore, i palloncini che si innalzano al cielo e l’immancabile applauso che pare più un rito liberatorio e di “elaborazione del lutto” che un modo di testimoniare vicinanza e affetto alle mamme, ai padri, ai fratelli, alle sorelle, a chi li ha amati … a comunità che li ha persi.
Chi resta vivrà per sempre con i pensieri rivolti alla vita del proprio caro che ha interrotto la sua esistenza su una strada, la SS 166, che tutti noi siamo costretti a percorrere ogni giorno per andare e venire dai luoghi in cui si dipana la nostra vita.
E capita che incrociamo migliaia di automobili, motociclette, mezzi agricoli, camion ed anche qualcuno che si sposta a piedi.
Sono incredibilmente tantissimi i casi che ci inducono a metterci la “mani nei capelli” per il modo in cui vediamo sfrecciare ad altissima velocità auto e moto; per l’imprudenza con cui persone vengono fatte accucciare sui cassoni di mezzi agricoli; per l’incoscienza con la quale intere famiglie si vedono assiepate sui parafanghi di trattori; per la “pazzia” di genitori che mettono alla guida di trattori ragazzi che sono poco più che bambini; tengono neonati seduti sulle gambe dei genitori alla guida, sia pur fittizia, delle auto, altri in braccio ad adulti sul sedile di fianco al conducente …
Insomma, alla luce di queste situazioni e di tante altre ancora che basta fare mente locale per vedercele apparire davanti agli occhi, sembra quasi un “miracolo” che gli imponenti numeri degli incidenti non producano un numero di vittime ancora più alto.
Ma ci sbagliamo, perché le vittime di incidenti stradali che per fortuna non muoiono, ma che restano invalidi temporaneamente o, peggio ancora, per sempre è troppo alto per focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica in modo permanente. Anche in questi casi, solo i familiari e gli amici più prossimi possono testimoniare lo strazio delle cure intensive, della convalescenzae la gestione della ripartenza di una vita segnata.
Personalmente mi sono appassionato alla corsa e da qualche tempo mi alleno nei presso della mia casa che è situata a monte della SS 166 in contrada Seude di Roccadaspide. Per brevi tratti sono costretto a percorrere a piedi proprio la strada in oggetto che ha un limite di velocità di 50 Km orari essendo essa considerata una strada quasi urbana. Infatti, sono innumerevoli gli accessi da destra e sinistra sia di case singole sia di strade che portano a piccoli insediamenti abitativi e artigianali.
Posso testimoniare che solo una piccola percentuale di messi si muove al di sotto della velocità consentita, mentre il resto sfreccia a velocità sostenuta e, in molti casi, ampiamente sopra i 100 Km all’ora.
La SS 166 è una strada dove non è consentito sorpassare essendo disegnata a terra la linea bianca continua, ma posso assicurare che non solo lo si fa per superare mezzi agricoli che viaggiano al di sotto dei 50 Km orari, ma anche per sopravanzare mezzi pesanti che viaggiano ben oltre gli 80 Km orari.
A tutti è capitato di dover accelerare per non perdere il treno o per altre necessità: è umano sbagliare. Ma quando l’errore diventa un “diabolico” e sistematico modo di mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri, allora bisogna almeno provare a mettere un argine a tanta incoscienza.
Oggi gli strumenti per controllare la velocità delle automobili sono molto sofisticati e non richiedono la presenza di agenti sulla strada. Per cui posizionarli nei punti chiave è facile e possibile. I costi sarebbero facilmente coperti dalle multe elevate agli automobilisti che non rispettano le regole e se anche all’improvviso diventassimo tutti autisti scrupolosi, avremmo sicuramente risparmiato in spese sanitarie e gli infiniti dolori ai parenti, amici e comunità di dover piangere esistenze spezzate per sempre.
Questa è la realtà che è sotto gli occhi di tutti.
Lungo tutte le strade del mondo ci sono innumerevoli anime “perse” che non riescono a trovare pace per gli errori commessi alla guida e per le atroci sofferenze inflitte agli innocenti coinvolti nei loro incidenti.