Sono tante le storie che quest’anno si possono raccontare all’asilo nido di Atena Lucana gestito in sinergia dal Consorzio Sociale e dalla Cooperativa La Scintilla. Storie di bambini che provengono soprattutto dalla Nigeria e dal Pakistan che oggi sono ospiti del locale Sprar, il Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Costituito dalla rete degli enti locali che accedendo al fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, lo Sprar del Vallo di Diano coordinato da Mariangela Cestaro, realizza progetti di accoglienza integrata e coinvolge le strutture sul posto. Anche i genitori dei piccoli del comprensorio che frequentano tutti i giorni l’asilo sono richiedenti di protezione internazionale, rifugiati, titolari di protezione sussidiaria e umanitaria. Da qui si snodano storie difficili che si intersecano con le guerriglie interne che hanno determinato l’arrivo in Italia. Giunto tra l’ottobre 2016 e il 2017, ognuno, porta ancora i segni della propria triste esperienza personale maturata nel proprio Paese d’origine martoriato e reso uno spettro di se stesso, ma mandando i propri figli all’asilo, cerca di dare loro un futuro diverso. Il barcone sul quale sono saliti alla ricerca di una vita migliore sembra ormai un ricordo lontano, le mamme all’epoca incinte hanno partorito i loro figli nel Belpaese. Da qui prende inizio un racconto diverso, i bimbi nati in Italia si avviano ad avere un presente più roseo e più sereno, pronti a ricevere attenzioni e cure più adatte alla loro età e a crescere in un ambiente più accogliente e pieno di amore. Diventano simbolo di reale integrazione sociale che non conosce confini né barriere. Il piccolo Favour, come ogni giorno, entra nella sala giochi dell’asilo e trova sorrisi da parte dei suoi amici appena conosciuti. Giuseppe lo guarda, si alza dall’angolo in fondo della stanza, gli va vicino, gli fa una carezza e lo prende per mano. Iniziano così a giocare senza pensare affatto al diverso colore della pelle, gli basta guardarsi negli occhi per capire che si vogliono bene. Adil invece, occhioni grandi all’apparenza timido, camicina bianca, jeans attillati, gioca in silenzio, non parla molto ma comunica con i gesti e con lo sguardo. Alyina e Gioia, dolcissime, sanno che dietro quella porta dell’asilo ci sono amici con i quali possono condividere sorrisi e giornate spensierate. Chiara, asiatica, coda di cavallo, occhioni vispissimi, osserva tutto e si da da fare per fare amicizia con gli altri. Tutti, insieme ai bimbi italiani, fanno laboratorio con le operatrici e mostrano orgogliosi i loro lavoretti sempre più colorati e creativi. La guerra è lontana e pure la tristezza. Gli altri non si tirano indietro quando si fa merenda e sono pronti ad allungare un pezzetto di brioche o una fetta di salatino al vicino di banco. Non hanno tempo né voglia di pensare a come sarebbe se fossero tutti della stessa nazionalità, per loro conta solo aver trovato un amico di gioco che magari, forse, sarà amico per tutta la vita. Un compagno con il quale prendersi per mano, mangiare insieme forse dividendo l’ultima fetta di torta rimasta e addormentarsi accanto senza pregiudizi.
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