Con i saluti del presidente uscente, Giuseppe Canfora, ai dipendenti, funzionari e dirigenti provinciali in occasione della scadenza del suo mandato si chiude il primo quinquennio di governo della provincia di Salerno della “nuova era”, quella del declassamento ad istituzione di secondo livello.
Canfora, che ha sperimentato la nuova vita dell’ente, si è rivolto quanti ancora operano nell’ambito delle competenze restate in capo a palazzo S. Agostino dopo quattro anni con un saluto rivolto a tutti i collaboratori, ai dipendenti, ai funzionari, ai dirigenti con cui dal 2014 ha lavorato fianco a fianco. Ringrazia anche i consiglieri provinciali, di maggioranza e di minoranza, per il loro impegno e per la loro disponibilità, sempre aperti al dialogo e al confronto.
Per Canfora sono stati quattro anni importanti della sua vita umana, politica e istituzionale. Si è trovato ad operare in un contesto “senza risorse e con una miriade di problemi da risolvere, risultato di una riforma che non ha funzionato e di una precedente gestione a dir poco fallimentare”.
Sono stati quattro anni di grande impegno e di difficoltà ma anche di arricchimento umano e istituzionale per il presidente uscente che augura “ogni bene ai cittadini della nostra Provincia, al futuro Presidente e a tutti i funzionari e dipendenti dell’Ente, affinché possano sempre lavorare nell’esclusivo interesse del bene pubblico”.
Alle urne che saranno aperte alla ore 8:00e chiuse alla 20:00 di mercoledì 31 ottobre 2018, si recheranno i 1995 consiglieri comunali eletti nei 158 comuni della provincia per scegliere tra i due candidati alla carica di presidente Monaco Roberto, sindaco di Campagna, candidato per il Centro Destra, e Michele Strianese, sindaco di San Valentino Torio, candidato per il Partito Democratico. Ad affiancare il presidente eletto ci saranno 16 consiglieri scelti tra i 110 che si sono candidati.
Tra i due schieramenti che da tempo si contendono la presidenza della provincia sarà una campagna elettorale porta a porta cercando di andare a scavare tra le piede delle compagini comunali dove si annidano le speranze frustrate dei candidati delusi.
Sarà battaglia all’ultimo voto, però, soprattutto per la scelta dei consiglieri che affiancheranno il presidente nella gestione di quel poco potere che resta in capo alle province: soprattutto la manutenzione della strade ex statali e quella provinciali. I sindaci e i consiglieri sanno bene che un Km di strada asfaltata nel proprio comune, soprattutto quelli più piccoli, valgono in termini elettorali una conferma nell’incarico o meno.
In capo alla provincia ci sono anche l’affidamento dei lavori per il completamento dei lavori del primo troncone della Fondovalle Calore e la speranza di completamento della variante alla frana tra Ascea e Pisciotta. Ma il vero grattacapo è la gestione dell’emergenza frane: sono una miriadi le strade provinciali devastate dal decadimento dovuto alla mancata manutenzione, per la maggior parte dovuta alla mancanza del trasferimento delle risorse dallo Stato centrale e dalla Regione.
Dopo tutto, la scarsità di trasferimenti è anche dovuta alle poche funzioni istituzionali di peso rimaste in carico alla provincia la competenza sull’ambiente e territorio, mobilità, cittadinanza, cultura e mercato del lavoro. Materia quest’ultima che sarà oggetto di una completa revisione in quanto il programma di governo prevede grandi novità in merito.
La provincia di Salerno ha un passato “glorioso” ed ha vissuto il suo momento d’oro quando con la riforma elettorale previde l’elezione diretta del presidente. Gli ultimi tre presidente che hanno governato da palazzo S. Agostino, sono statiAlfonso Andria, Angelo Villani ed Edmondo Cirielli al quale subentrò Antonio Iannone nella parte finale del mandato.
Ognuno di loro ha lasciato il segno per come hanno gestito il potere e per le opere realizzate nel corso del loro mandato.
Alfonso Andria, Antonio Iannone ed Edmondo Cirielli sono ancora operativi nella vita politica e culturale del territorio e nazionale, mentre di Villani si son perse le tracce: si è ritirato a vita privata dopo le vicende relative alle sue attività commerciali.
Con questi uomini al “comando” l’ente provincia aveva poteri vasti sul territorio ed è stato un trampolino di lancio per far progredire la carriera politica di chi l’amministrava.
Essere presidente di una delle province più grandi d’Italia voleva dire gestire risorse ingenti e incidere in modo determinati sui destini dei territori.
Oggi è un ente di servizio, con poteri limitati e risorse ridotte all’essenziale e già assegnate in modo preciso ai vari capitoli di bilancio. Lo stesso personale è stato in parte distribuito presso altri enti sia su base volontaria sia in base alle qualifiche. Molti sono andati in pensione per raggiunti limiti di età.