Il potere logora chi non è attrezzato per amministrarlo ecco perché la lettera sottoscritta da Alfonsina Montechiaro, Pasquale Accarino, Fernando Maria Mucciolo, Angelo Merola, Francesco Petraglia e il presidente del consiglio comunale, Carmelo Pagano, detto Nino si è rivelata un bumerang contro i firmatari che, per ora sembrano rientrati nei ranghi.
La prima vistosa crepa nel gruppo che ha portato Francesco Palumdo sulla poltrona più alta del palazzo della Città dei Templi si è manifestata con la costituzione di un gruppo di 6 consiglieri con a capo il presidente del Consiglio comunale Nino Pagano.
Il gruppo ha addotto vari motivi i motivi alla levata di scudi contro Palumbo al quale rimproverano una gestione verticistica del mandato elettorale, salvo poi rettificare il tiro in consiglio comunale tentando di spostare il tiro contro la galassia che affianca il sindaco: staff, giunta e nomine nei posti che contano.
Il “potere” logora chi immagina di averlo conquistato e si rende conto che diventare consigliere in un comune non è che solo il primo scalino della “scalata” alla stanza dei bottoni.
Ecco perché è facile immaginare che dietro i classici mal di pancia apparsi in questo autunno del 2018 c’è la presa di coscienza da parte dei ai “neofiti” arrivati nel mondo della politica di quanto sia importante non solo essere ma anche apparire e presentarsi al popolo che li ha eletti con qualche “scalpo” in mano e mantenere qualche promessa fatta a vicini di casa, amici e parenti .
Palumbo ha l’esperienza per spalmare balsamo sulle ferite superficiali apparse sull’amor proprio dei suoi giovani e meno giovani consiglieri, come è nelle condizioni per rintuzzare anche gli attacchi di chi, come Pagano, ha esperienza da vendere e che conosce bene le dinamiche che muovono l’azione amministrativa.
Certamente, questo nuovo sommovimento tra le fila della maggioranza eletta nelle liste che hanno appoggiato l’ex sindaco di Giungano dopo l’esclusione dalla giunta di Giuseppe Troncone e Teresa Palmieri, è un colpo che potrebbe essere fatale al prosieguo dell’esperienza amministrativa in atto.
Inoltre, è evidente che l’accentramento del potere decisionale nelle sole mani del sindaco e dello staff appare uno sbilanciamento troppo vistoso che si nota ad “occhio nudo”.
I sei consiglieri “rivoltosi” non sono in grado, allo stato, di aggregare i consiglieri di opposizione che, fin dal primo momento, non si sono messi di traverso sulla strada intrapresa dalla nuova amministrazione. Ma se il gruppo dovesse dichiararsi in modo esplicito all’opposizione del sindaco che li ha guidati durante la trionfante campagna elettorale, allora le cose potrebbero cambiare.
Certamente appare difficile immaginare un’altra interruzione di traumatica di un’esperienza amministrativa a Capaccio Paestum, però siamo abituati ormai a vedersi materializzare eventi che nemmeno chi mette in moto la macchina è poi in grado di arrestare.
I “capitani coraggiosi” che in passato si sono messi a capo dei ribaltoni contro Pasquale Marino ed Enzo Sica, sono tagliati fuori dal giro per cui è difficile costruire una fronda stando con tutti i piedi fuori dal consiglio, né i consiglieri di opposizione presenti tra gli scranni dell’opposizione hanno mostrato di voler andare oltre all’opposizione “costruttiva” che si sono impegnati a praticare quando hanno accettato la nomina a rappresentanti del popolo.
Nel consiglio comunale di martedì 9 ottobre si è potuto “misurare” lo stato dell’unione nella maggioranza e il clima che c’è tra il sindaco e la sua compagine.
Le facce tese, l’inflessione delle voci, gli sguardi fissi sulle pareti di fronte sono stati tutti segnali dell’imbarazzo vissuto nei banchi della maggioranza. Nelle comunicazioni finali con la lettura del documento sottoscritto dai firmatari della lettera che ha scatenato la frattura, Alfonsina Montechiaro, Pasquale Accarino, Fernando Maria Mucciolo, Angelo Merola, Francesco Petraglia e Carmelo Pagano, detto Nino, già si è visto il primo segnale distensivo. E lo stesso intervento di Pagano è apparso un modo per ricondurre il contrasto su binari più collaudati. Infatti il presidente del consiglio comunale rinfaccia ai colleghi gli attacchi contro la sua persona ma evita di additare il sindaco come “mandante” degli attacchi. Il sindaco alza voce assicurando tutti che non si farà intimorire; Pia Adinolfi, sollecita l’apertura di una nuova fase; Crescenzio Franco, chiede le dimissioni di Pagano; Giovanni Piano, pur prendendo le distanze dal documento firmato dai 6 consiglieri, dichiara di aver difeso pubblicamente e pure nei bar Nino Pagano; Giovanni Cirone ricorda a tutti di essere stati eletti per fare gli interessi della città; Luca Sabatella chiede all’Amministrazione di fare chiarezza perché i cittadini hanno il diritto di sapere se c’è ancora una maggioranza unita al governo della città …
Sullo sfondo c’è la scelta imminente che il comune deve fare in merito alla designazione del nuovo tecnico comunale che dovrà portare a termine la stesura del PUC (Piano Urbanistico Comunale). Al bando pubblico hanno presentato domanda 60 tecnici. Dopo una prima scrematura si sono ridotti a più do 20. L’ulteriore selezione li ha portati a 6 di cui 4 capaccesi: Coviello Antonio, Gerardina Di Filippo, Vincenzo Criscuolo e Massimo Di Gregorio. Sarà la giunta guidata dal sindaco ad estrarre da questi 4 (immaginando che si voglia dare seguito a quanto predicato in campagna elettorale sulla capaccesità da far prevalere a parità di capacità) l’eletto che andrà a sostituire Rodolfo Sabelli che ha chiesto e ottenuto il trasferimento ad altro ente.
Possiamo anche azzardare che sarà Di Gregorio a prevalere in quanto ha seguito per conto del sindaco tutte le fasi preliminari di tutto l’iter previsto dalla normativa per l’approvazione del PUC.
E potrebbe essere proprio questa scelta che, molti danno per scontata, ad aver scatenato la fronda contro Palumbo.
Il sindaco, in ogni caso, ha esplicitamente risposto ad ogni tentativo di condizionamento invitando i consiglieri “i consiglieri ad interfacciarsi con il sindaco prima di trasmettere all’esterno segnali che lasciano i cittadini perplessi. La gente ha bisogno di risposte e non di polemiche!” poi porge la mano ai disubbidienti affermando che “se qualcuno ogni tanto scantona, alla fine è importante confrontarci tra noi.” In ogni dichiara che andrà “avanti sulla strada tracciata per dare quella svolta che la gente si aspetta, a costo della mia poltrona.”