La storia della Banca di Credito Cooperativo di Aquara affonda le sue radici nella prima metà del secolo scorso. Vogliamo ricordare perché?
Le Casse Rurali ed Artigiane erano all’epoca molto di moda nelle zone interne. Erano molto più numerose di oggi. Noi avemmo l’autorizzazione dalla Banca d’Italia dopo aver prodotto tutto l’iter burocratico necessario.
Fu una grande soddisfazione. Ad Aquara non c’era mai stata una struttura bancaria. Io e Rocco D’Urso, che poi ne divenne il primo Presidente. Fu un percorso molto esaltante in paese. Ci fu una partecipazione generale. Tutti erano entusiasti di questo percorso di crescita culturale ed economico che avevamo avviato.
Come era suddivisala compagine sociale dei soci fondatori?
I soci fondatori furono 200, tutti agricoltori o artigiani. La legge prevedeva che la Cassa Rurale ed Artigiana doveva avere l’80% dei soci che dovevano essere agricoltori ed artigiani e solo il 20% potevano essere di altre categorie economiche. Ogni socio versò l’equivalente di euro 75 di oggi eppure con un capitale di soli 15.000 euro circa si poté costituire una Banca che poi ha dato i frutti che sappiamo. Oggi non sarebbe stato possibile. Siamo proprio convinti che stiamo progredendo sul tema della libertà d’impresa in genere?
Quanti di quei soci sono ancora in vita?
Non ho un conteggio preciso ma sono certo che almeno il 50% è ancora in vita.
Perché fu cambiata la denominazione da Cassa Rurale ed Artigiana a Banca di Credito Cooperativo?
Ci fu una legge nel 1993 che ci obbligò a cambiare
Da allora ad oggi sono stati tanti i momenti esaltanti della storia di successo della banca. Ma non si parla mai di dei momenti di crisi. Vogliamo ricordare i più importanti?
Momenti di crisi non ne abbiamo mai avuti. Da 40 anni diamo solo numeri positivi. Un po’ di criticità ci fu all’inizio quando la Banca risentiva molto della divisione politica che c’era all’interno di Aquara e che si riverberava dentro la Banca. La bravura nostra, all’epoca, fu quella di allargare la base sociale a tutta la valle del Calore cosicché i soci venivano da vari Comuni e i soci di Aquara non furono più determinanti per la elezione del CdA. Così ci siamo salvati, altrimenti ci saremmo impantanati.
Per tanti anni, se pur ci si è pensato, non si è mai addivenuti alla decisione di dare una “casa” propria alla banca. Perché?
Meglio tardi che mai. Adesso l’abbiamo. La Banca è cresciuta ed è in grado di sopportare agevolmente le quote di ammortamento della spesa per la nuova sede di proprietà. Abbiamo sempre preferito la politica dei piccoli passi.
Mentre in questa settimana siamo a inaugurare la sede di proprietà. Cosa è cambiato?
E’ cambiato che la Banca è cresciuta ed ha le spalle più larghe. E’ cresciuta la rete delle Filiali della Banca e quindi la necessità che la “sede amministrativa” fosse più vicina alle varie filiali per supportarle meglio. In fondo la Sede amministrativa deve principalmente assistere le varie filiali e renderle più competitive altrimenti si regredisce.
Cosa rimarrà ad Aquara e nella Valle del Calore della struttura dirigenziale della Bcc?
Ad Aquara resterà la sede legale e lo sportello ordinario. La sede legale ad Aquara significa anche che il Comune continuerà ad avere i nostri trasferimenti fiscali e continuerà a percepire il fitto per l’attuale sede che non sarà dismessa ma continuerà a servire in qualche modo alla Banca.
La cosa importante comunque è che la Banca “scende a valle” per crescere e per migliorare. Conservando il nome di Aquara. Se la Banca crescerà ancora, se la Banca sarà sempre più nota, se il marchio Aquara sarà sempre più conosciuto si avrà un vantaggio indiretto per la Comunità di Aquara che dovremo saper sfruttare in altri campi, soprattutto nel saper vendere la nostra produzione agricola.
Comunque, bisogna anche tener presente che la riforma delle BCC ci obbliga a stare con la Capogruppo e sarà la capogruppo in seguito a decidere le strategie della Banca. Noi certamente faremo di tutto per salvare il nome e la sede di Aquara ma bisogna essere consapevoli che ormai non dipende solo da noi. Per questo ci siamo tanto battuti contro questa riforma che toglie autonomia anche alle banche sane…
Sia pur lentamente, c’è stato uno “scivolamento” verso valle e poi l’approdo nella piana del Sele. È stata una scelta di necessità oppure il piano ha seguito una precisa strategia?
Certo che è stata una necessità. Il mercato è lì e noi non possiamo stare lontano dal mercato se vogliamo crescere. La Banca ha necessità di crescere per non morire, come tutte le aziende.
La BCC di Roscigno è cresciuta più della nostra anche perché già da 15 anni è andata via da Roscigno per approdare a S. Arsenio.
Nel corso degli anni, nelle banche consorelle del credito cooperativo del salernitano c’è stato un continuo ricambio dei vertici. Nella Bcc di Aquara sulla plancia di comando nulla è cambiato. Salvo l’avvicendamento tra il compianto Rocco D’Urso sostituito nel ruolo di presidente dall’allora vicepresidente Luigi Scorziello. Perché?
C’è stato sempre un dibattito aperto all’interno del Credito Cooperativo se fosse meglio la continuità o l’alternanza nei vari CdA. La storia ci dice che sono valide entrambe le soluzioni. Ci sono BCC che funzionano benissimo con la continuità ad altre che funzionano benissimo con la discontinuità. Tutto dipende dalla qualità degli uomini. Adesso con le Capogruppo non sarà più possibile fare più di tre mandati nei Consigli di Amministrazione. Il tema è che bisogna favorire la partecipazione dei soci. Bisognerebbe abolire le deleghe e fare le assemblee zonali per avere più partecipazione.
Vogliamo ricordare il montante del 1° bilancio e dell’ultimo per dare un’idea del percorso compiuto?
Il primo bilancio – quello del 1978 – si chiuse con un utile di tre milioni di lire (1.500 euro). Quest’anno contiamo di chiudere l’esercizio 2018 con tre milioni di euro di utile netto. Più chiaro di così….
Antonio Marino, incarna da sempre un modo del tutto unico di interpretare il ruolo di direttore. È dipeso più dalla necessità oppure da un suo personale metodo operativo?
Non sono in grado di giudicarmi. Ho avuto la fortuna di assumere questo incarico che ero giovanissimo e soprattutto di maturare la mia esperienza in un contesto bancario e cooperativo molto più ideale rispetto al pragmatismo e alla ferocia dei numeri che oggi va di moda. La cooperazione non è una scienza è una cultura, non si apprende solo sui libri ma tra la gente e con la gente. Oggi vogliono inculcarci questo modello di banca fatta a tavolino, digitale, informatica, dove il cliente è un numero ed una partita contabile. Io, per fortuna, ho avuto l’opportunità di vivere, all’inizio, una stagione diversa con gente come Badioli, Donato Nastri e tanti altri che ci insegnavano cosa fosse una Cassa Rurale ed Artigiana. Parlavamo italiano ed anche dialetto, oggi diffidate di quelli che usano termini anglosassoni….
La Bcc di Aquara è stata, ed è, portabandiera nel chiedere cambiamenti prima di dare attuazione alla riforma del credito cooperativo approvata. Quali sono i punti sostanziali che dovrebbero cambiare?
L’adesione alla Capogruppo da parte delle banche sane deve essere volontaria e non obbligatoria, come avviene in altre nazioni europee più evolute.
La Capogruppo così deve guadagnarsi l’adesione delle banche con la qualità dei suoi servizi. Solo così il sistema vira verso la meritocrazia ed il successo. Imporre l’adesione per legge alla Capogruppo, significa sostanzialmente “commissariare” le BCC e quindi diventano tanti sportelli della Capogruppo. Significa castigare la creatività ed il localismo e far somigliare i nostri sportelli a quelli di Unicredit… non serve abbandonare un modello di sviluppo che ci ha visti protagonisti da 130 anni.
La nuova sede concentrerà tutti gli uffici dirigenziali in un unico spazio. Quali saranno i vantaggi per soci e clienti?
Maggiore vicinanza geografica. Maggiore crescita della Banca. Maggiori servizi per tutti. Speriamo anche minori costi per tutti, in ossequio alle leggi di mercato.
Anche il personale assumerà un ruolo più attivo. Come si sta preparando alle nuove funzioni?
Il nostro personale è cresciuto in sintonia con la storia e le prospettive della Banca. Sono tutti molto motivati, sia i giovani che gli anziani. Siamo tutti convinti che questa nuova sfida che ci attende sarà importante e ce la giocheremo fino in fondo. Non ci piace perdere… e non perderemo.
Lei ha assunto recentemente il ruolo di sindaco del paese che dà il nome alla banca. Sembra che l’aver voluto mettersi in gioco come attore politico sia un tentativo per compensare il paese della perdita di centralità. Cosa resterà, oltre al nome, del rapporto tra comunità aquarese e la sua banca?
Non so se come Sindaco potrò fare un percorso così significativo come è stato finora quello all’interno della Banca. Ho i miei dubbi, perché l’apparato pubblico è – a dir poco – dispersivo mentre quello della banca, e delle attività di diritto privato, dà più possibilità di manovra e di risultati.
Non c’è nulla da compensare in Aquara. La Banca non si sposta per andare via, ma per crescere. Se la Banca cresce, cresce anche l’Aquara percepita. Non è un problema di campanilismo ma di cultura di impresa. Chi non capisce questo, fa un torto a sé stesso. Il binomio Aquara/Banca si rafforzerà e sarà sempre più riconoscibile e invidiato…
Proviamo ad immaginare la Bcc di Aquara senza Marino direttore, magari impegnato in altro ruolo apicale. Il suo sostituto sarà individuato all’interno o arriverà un “papa” straniero?
Sono 40 anni che faccio il Direttore della nostra Banca. Non ho voglia di smettere. Non c’è motivo che io smetta proprio adesso che abbiamo la nuova sede amministrativa che ci permetterà di crescere ulteriormente. Voglio, a maggior ragione, accettare questa nuova sfida e ascrivermi i maggiori risultati che verranno…
Lei ha sempre consigliato ai preposti delle varie filiali di non chiudersi nell’ufficio ma di mettere fuori il naso fuori dalla porta per annusare l’aria che tira. È un’indicazione ancora valida?
Infine, sappiamo che saranno aperte altre due filiali entro il 2018. Possiamo anticipare dove e in che ordine saranno attivate?
Noi dobbiamo stare sempre tra la gente se vogliamo la gente nei nostri sportelli… è una regola che non cambierà mai nonostante i tanti soloni che circolano e che ci dicono che la banca sarà sempre più digitale. Nel 2018 apriremo, è vero, altre due filiali. Una a Capaccio in località Capo di Fiume, dove già siamo presenti con una diversa struttura. L’altra in Agropoli. Speriamo di continuare a fare bene e di portare beneficio alla nostra Banca e alla nostra clientela che cresce di numero ogni giorno a testimonianza della bontà dei nostri servizi, dei nostri tassi e della nostra capacità relazionale.