Per alcuni giorni non si è fatto altro che parlare di una nave, poveri migrati e di un ministro impegnato ad affabulare le folle. Intanto il tempo passava e la situazione diveniva sempre più difficile: ragazzi, uomini e donne in gravi condizioni igienico-sanitarie, la credibilità di un paese a pezzi, l’opinione pubblica confusa, un governo all’angolo e l’Europa egoisticamente in attesa: bell’esempio di un Occidente solidale, convincente modello di civiltà!
Col suo intervento risolutore e la proposta di accoglienza di un centinaio di quei profughi, il concreto gesto di solidarietà della Chiesa italiana ha posto riparo ad una situazione confusa, alla quale l’opinione pubblica ha partecipato grazie alla mediazione mediatica, strumento virtuale che spesso nasconde i segni sempre più intollerabili di sofferenza nella carne e nello spirito di nostri simili. L’intervento umanitario prevede per questi profughi, ospiti in strutture ecclesiastiche, un immediato processo d’integrazione con l’apprendimento della lingua italiana, esempio da seguire raccomandato da papa Francesco. Si tratta di accoglienza ragionevole, che dovrebbe interessare tutta l’Europa. Essa presuppone la volontà di dialogare perché solo a queste condizioni si trovano soluzioni eque e condivisibili.
Purtroppo anche la spiacevole esperienza della scorsa settimana non ha ancora dato i frutti sperati; infatti, il governo italiano conferma la propria rigidità parolaia, evocatrice di toni ricattatori, ai quali l’Europa risponde reiterando la propria miope posizione. Non si riesce a scrollare di dosso l’egoismo che insidia la vocazione comunitaria; viene reiterato il rifiuto di applicare precise norme sul diritto-dovere d’asilo. Non è questo il percorso politico e diplomatico da seguire, eppure non sono in molti a percepire la gravità di una scelta che allontana da opzioni adottate quando, uscendo da una feroce guerra fratricida, il continente ha ripreso a sperare fondando la possibilità di futuro sulla condivisione di beni e di opportunità. Praticando con pragmatismo e senso di responsabilità questa strada per decenni sono state superate tentazioni di pericolosa xenofobia e il razzismo che nella prima metà del Novecento aveva fatto precipitare l’Europa in una condizione di evidente tradimento della propria tradizione sociale e culturale.
Oggi è evidente che il fenomeno migratorio non può essere arginato impedendo l’accesso ai porti. Unica alternativa per una soluzione efficace é gestirlo con umanità, solidarietà e senso di responsabilità, ricordando che, quando nel passato si è manifestata disponibilità all’integrazione, si è vissuta una felice stagione di civiltà e di crescita materiale.
Rispetto al rischio di un pericoloso imbarbarimento occorre rispondere con vigilanza critica al tentativo di trasformare i migranti in strumento di distrazione di massa per occultare l’incapacità di risolvere i veri problemi del nostro paese. A questo proposito l’Europa deve fare la sua parte superando le attuali divisioni determinate dall’illusione dell’efficacia di sovranismi per nulla rispondenti alle necessità determinate da un’attiva partecipazione alle dinamiche della globalizzazione. Ci si deve convincere che persistere nel sostenere politiche economiche iper-rigoriste determina un sicuro fallimento se non si riesce a rispondere positivamente alle esigenze di tanti disoccupati e di milioni di famiglie precipitate nella condizione di nuovi poveri.
La mobilitazione per i 177 profughi nella nave Diciotti dimostra che in Italia ancora in tanti prestano attenzione agli ultimi, i dimenticati nella periferia del mondo. La pressione pubblica esercitata ha favorito l’accordo necessario per trovare una via d’uscita ad una crisi umanitaria che poteva assumere tragiche conseguenze. Le modalità individuate in questo caso si sono rivelate efficaci e sensate consentendo di riaffermare che la vita va sempre salvaguardata e protetta. Simbolicamente potrebbe essere la prima dimostrazione della volontà di ricostruire i ponti, dopo crolli tragici e colpevoli.
A chi disquisisce che, intervenendo, la Chiesa cattolica ha dato una mano ad un esecutivo sbandato, incapace e perdente, si può rispondere che è capitato altre volte, soprattutto nei momenti più difficile della storia del nostro paese. Si è trattato di un modo di operare dettato non dalla condivisione di programmi e finalità politiche, ma una semplice e doverosa risposta al categorico comando della carità evangelica, quella esplicitata nella parabola del buon samaritano, la cui validità risulta imperitura sia che si viaggi per la strada di Gerico, sia che si navighi nel Mediterraneo. Il grande mare, palcoscenico di civiltà, da sempre ha visto l’Italia protagonista non solo per la sua collocazione geografica, ma anche è soprattutto per la particolare vocazione civile che ha fatto della responsabilità verso il fratello una stimolante e feconda opportunità. LR