Vallo in Corsa è una gara che si contraddistingue dalle altre competizioni del Circuito Cilento di Corsa perché si corre in notturna su un percorso interamente urbano. Il fatto poi che la manifestazione si corre a ridosso della festività di San Pantaleone, patrono della città, rende l’ambiente molto accogliente e, possiamo dire “elettrico”: le luminarie predisposte in onore del Santo sono qualcosa di unico nel loro genere.
Esse si innalzano quasi a toccare il cielo e poi si riflettono sugli occhi degli astanti che le inquadrano come ipnotizzati da tanta luminosa composizione. Per me tornare a Vallo della Lucania è sempre un’esperienza positiva. Mi mette l’animo in atteggiamento riflessivo sia per i ricordi “bambini” di quando vi arrivai giovane seminarista, sia di quando sostavo in piazza Vittorio Emanuele interamente occupata dagli autobus in sosta: io vi arrivavo da Piaggine per proseguire per Rofrano paese di mio padre e che ho frequentato da bambino, ragazzo ed ancora oggi non disdegno di andarci a “pesca” di ricordi. Per me è la seconda volta che affronto i tre giri dell’anello di 3,3 Km che si snodano per le vie della città chiuse, per l’occasione, interamente al traffico. Questo fa onore agli organizzatori e all’amministrazione comunale in quanto gli atleti corrono in una condizione di protezione assoluta. La piazza è già gremita quando parte la “Family Run”, una gara di un Km a cui possono partecipare nuclei familiari con bambini da pochi mesi fino ai nonni che li spingono nelle carrozzine. La partenza è fissata alle 20:15, slitta di una decina di minuti per dare alle luminarie la possibilità di esprimersi in tutto il loro splendore al calar del sole. Per me è stata una settimana di pochi allenamenti e molte occasioni enogastronomiche, ma mi sento bene e determinato a dare il massimo per superarmi rispetto all’anno precedente: obiettivo di tutte le gare del circuito in cui partecipo nel 2018.
La partenza è un vero spettacolo di colori che si intrecciano con le luci che si alzano alte sulle nostre teste. Passiamo veloci attraversando tutto il centro fino ai giardini posti al lato del vescovado al quale è affiancato il seminario diocesano che ha educato e istruito la stragrande maggioranza della classe dirigente cilentana dal 1937 agli anni ’60. Nel seminario ho imparato i toponimi delle infinite località cilentane abbinandoli a nomi e facce sempre vive nella mia memoria. Quando imbocchiamo la strada che porta al campo sportivo siamo già al 1° Km e troviamo la prima delle 3 salite che caratterizzano l’anello di gara. La supero sullo slancio della partenza e affronto con buona lena anche il lungo rettilineo che ci riporta verso il centro al termine del quale c’è la 2^ salita che punta verso il centro storico. Svoltando a sinistra ecco la discesa che ci riporta a ridosso della piazza illuminata dove da poco sono transitati già i primi.
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La 3^ salita punta alla vecchia SS 18 dove vi arrivo con un certo sforzo, ma la discesa è un toccasana per ricaricare le batterie prima di immettermi sul lungo rettifilo che, passando per Piazza S. Caterina, che ha destra ha la cattedrale e a sinistra la sede del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, ci immette nella via Fam. De Mattia che ci riporta al punto di partenza. Passo sotto il traguardo quando lo speaker annuncia che i primi sono a 4’ dal secondo passaggio. Mi riprometto di non abbassare la guardia come mi succede di solito nelle gare a circuito e affronto determinato il 2° giro. Mantengo la mia andatura e mi concentro sui miei “compagni di viaggio” che mi precedono nel tentativo di non perderli di vista. Ai piedi della 2^ salita il primo in testa alla corsa mi supera con passo agile e fiato molto lungo. A seguire gli altri che lo inseguono. Faccio un bel pezzo al fianco di una giovane atleta in completo bianco fino alla fine della 3^ salita. Poi mi lancio nella discesa nel tentativo di non farmi doppiare da troppi atleti che sono già al terzo giro. Davanti i primi 5 sono già arrivati. Quando sono sul traguardo lo speaker annuncia l’arrivo in volata delle prime due donne in gara alle mie spalle. Riprendo il controllo per approcciare con la giusta determinazione il 3° giro. So bene che sono le 3 salite la gatta da pelare senza cedere troppo alla tentazione di rallentare. Un gruppetto che si trova a 50 m davanti mi dà la giusta andatura e motivazione per soffrire un po’ di più.
La distanza è quella giusta per poterli superare nell’ultima discesa. Quando giungo in cima all’ultima salita sono già proiettato verso il traguardo. Si tratta di dare tutto negli ultimi 900 m. Supero i 3 compagni di viaggio, ma a mia volta vedo passarmi accanto un concorrente trainato da due compagni di squadra venutigli incontro dopo aver portato a temine la loro gara. Sono un po’ deluso e subisco il ritorno anche dei due che avevo appena sopravanzati. Tento una reazione che va a buon fine solo in parte riuscendo a sorpassare in via Fam. De Mattia questi ultimi. La gambe vanno da sole, la gente lungo le transenne incoraggia e mi trovo sotto l’arco del traguardo con un tempo di 54:37:20. Nel 2017 avevo impiegato 55:23:00. Gina, che a Roccadaspide si era esaltata per il gruppo formatosi per percorrere al passo il percorso, a Vallo si è ritrovata di nuovo sola a camminare nell’anello. Ma la vedo determinata a non lasciarsi “intimidire” dalla solitudine … lei è un numero “primo”.
Il mio obiettivo è raggiunto. Correre per migliorarsi è un obiettivo che aiuta a non demordere perché ti rendi conto che il risultato è alla tua portata e ti premia al di là di ogni altro riconoscimento. Ma è bello anche farlo in un contesto agonistico che pone a confronto con tanti altri che fanno lo stesso. È una gara nella gara; è un impegno che fa crescere l’amor proprio; è creare occasioni per concorrere senza lasciare nulla di intentato per stare bene con se stessi in una comunità che ama lo sport.