Il presente brano, corredato da un componimento illustrato (tratto da ‘Ahi, Dante maledetto!’, testo del 1988, prefazione di Gaetano Salveti, pubblicato da Palladio Editrice), riporta alla luce il ‘primo piano flash’ d’una brevissima esperienza con il dr. Giuseppe Galzerano, il cui piacevole incontro, lungo lo snodarsi del mio percorso esistenziale, si verificò nel 1979; l’‘interazione’ ebbe luogo presso la sede in Salerno dello stabilimento tipografico del dr. Franco Di Matteo. Il dr. Galzerano mi narrò che da alcuni anni aveva creato una casa editrice pubblicante testi narranti l’Italia “diversa” delle agitazioni/ribellioni del mondo contadino, della cultura popolare del Cilento, dell’anarchismo; una consorteria cilegava, in quanto da giovincello ero attratto dalle idee anarchiche del russo Bakunin e del napoletano Malatesta. Ricordo trattammo il “socialismo eclettico” oscillante tra il pensiero di Marx e quello di Bakunin, conversammo poi sul maggiore rappresentante dell’Esistenzialismo nonché – come amava definirsi – “solitario circondato dalle donne”, intellettuale che detestava manifestazioni ufficiali (tra le quali il Premio Nobel, lo rifiutò nel 1964) e pranzi formali (dove “Non vi si mangia, vi si è mangiati”), il filosofo francese Sartre; inoltre sviluppammo l’argomento relativo alla tragica vicenda di Sacco e Vanzetti, immigrati in America, assurdamente accusati di omicidio e rapina, condannati nel 1927 alla sedia elettrica per le loro convinzioni intorno alla ideologia anarchica ed anche per l’aspetto del loro “essere italiani”; concordavamo su questo: probabilmente nessuno di noi, in fondo, accetta, con profonda persuasione, la subordinazione al potere o ad una qualunque forma di costrizione sociale/politica. Se risultasse attuabile, penso che il domani sognato da molti, sia il modello sociale di una società non gerarchica ordinata ed organizzata secondo i princìpi dell’anarchismo, in cui nessuno possa predominare sull’altro:schema inattuabile di vita sociale, a causa delle imperfezioni terrene che accompagnano la fragilità della condizione umana. Metafore di sogno irrealizzabile, l’Anarchismo: Un “bimbo sognante”; ed “Una ignota fanciulla/l’ENEL mai conoscerà…/Col suo chiarore/ritornare le luci fa’ ”… Una delle liriche all’interno del sunnominato volume, era AUTUNNALE ANARCHIA. “Mi rivela/l’incertezza quella sera/angosciosa del mio respiro d’uomo:la/notte era in agguato, un vento/aspro e nero scagliava il suo tormento/irrisolto … Dolcemente/piegava lo stelo/l’esile acanto … E vidi ciò che mai /i miei occhi videro/come legge di Archimede: sulla cimasa un nido/era disfatto: in Primavera la grazia/senza fine e l’armoniosa/ cadenza del rondinino/ v’approdava delicata./Volsi lo sguardo/ il delirante/colore dell’Inverno rapiva/alle foglie/ l’autunnale mestizia”. Il ‘delirante colore dell’Inverno’ è l’allegoria della politica (con la “p” minuscola, ad essa siamo ormai assuefatti), potere che avvolge imperioso la nostra ‘autunnale mestizia’. In ciascuno di noi, non si nasconde la tendenza a non essere sottoposti? Non siamo “spiriti liberi”, come illustrava l’anarchico anticonformista ed anti-imperialista Sartre? Oggi esiste in Italia una associazione volontaria non gerarchica; la comunità Nomadelfia, fondata negli anni Trenta da Don Zeno Saltini, che si ispira alla fratellanza ed alla solidarietà, avendo quale cardine uno dei libri fondamentali del Nuovo Testamento, Atti degli Apostoli.
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