I fatti e i dati ultimi, sulla sicurezza territoriale, obbligano più o meno a fare chiarezza su un ragionamento che, sebbene sia diventato più di domino pubblico anziché istituzionale, vede sempre più affacciarsi alla finestra dell’esasperazione i cittadini e contestualmente le loro giustificate indignazioni. Sì, perché di questo si tratta, ma spesso dimentichiamo che, adirarsi e basta, non è sufficiente a marginare un contesto di insoddisfatta percezione di tranquillità. Allora quale ruolo hanno i cittadini, nel produrre serenità collettiva, che possa altresì essere condivisa con gli ospiti che raggiungono il nostro territorio? Si direbbe qui che non spetta alla comunità nessun compito e forse è vero, considerando che gli usufruitori di questo status sono i cittadini stessi. Tuttavia l’incarico alla cittadinanza, relativamente alla sua collaboratività nel mantenere sicuri i luoghi della città, deve essere demandato loro attraverso un forte quanto determinato segnale gestionale della sicurezza. Precisiamo: più una comunità percepisce, vive e si muove in un contesto di serenità sociale, più questa a sua volta produce condizioni di sicurezza. Ovvero se un qualsiasi cittadino sa di vivere la sua città in modalità di fiducia, verso l’ambiente che lo circonda, questo nel percepire tale condizione ne trasferisce sensazioni, concetti e soprattutto osserva. Quindi il cittadino ha il diritto di essere tutelato, contro qualsivoglia agente criminogeno e/o evento rischioso che possa manifestarsi, e ha il dovere di interferire sui fatti verso le autorità, denunciando ciò che attraverso la sua osservazione ritiene minare la sicurezza propria e del suo concittadino. Fatta suddetta premessa, occorre anche specificare che c’è un dato il quale frequentemente viene confuso nell’argomentare di sicurezza urbana e cioè che gli atti delinquenziali, perpretati nelle sue più svariate forme, vengono spesso definiti come microcriminalità. È il concetto di micro e macro che spesso solleva seri dubbi se, della sicurezza, veramente conosciamo qualcosa, del come pensarla, progettarla, programmarla e non da ultimo propagarla sul territorio. Il crimine (qualsiasi accezione si voglia scegliere tra misfatto, reato, delitto, atto illegale, delinquenza, ecc.) è un crimine, e la sua estensione nello specificare un carattere delittuoso non si differenza dalla criminalità in quanto tale. Speghiamoci in modo più chiaro, distinguere la criminalità tra micro e macro è sminuire in tutto o in parte qualsiasi azione di altrettanti delinquenti portati a segno o tentati, offrendo a questi quasi una liceità nel commettere furti, furtarelli, scassi, rapine e via discorrendo. Certo qui entra di diritto sia il codice penale che la giurisprudenza, ne è vero, ma se si continua con questa discrasia nell’indicare l’uno o l’altro elemento, sarà difficile trovare una definitiva soluzione al problema sicurezza. Occorre quindi che si inizi a considerare la criminalità come elemento unico e inconfondibile nella sua attività di minaccia per il cittadino, se vogliamo progettare un unico strumento gestionale del territorio, in virtù appunto della security e della safety, le quali anche queste non vanno confuse con un unico concetto. Per ottenere sicurezza, altresì, occorre che i territori si propongano come sistema di difesa, che si osservi molto di più, che le forze di polizia locale si organizzino in consorzi di polizia con i comuni limitrofi, che gli impianti di video sorveglianza, ancor prima di installarli, siano predisposti su tutto il territorio per mezzo di un progetto ben definito e soprattutto perimetrale, (i sistemi esistenti attualmente sono straordinariamente evoluti ed efficaci) quindi studio e conoscenza dell’area territoriale e progetto di fattibilità. I presidi fissi delle Forze dell’Ordine, nel capoluogo, nelle contrade e durante la stagione estiva lungo il perimetro balneare sono altroché più che utili; così come creare l’opportunità, attraverso un sistema di facile connessione con uffici preposti o con la stessa Polizia Locale, di segnalare da parte del cittadino ciò che potrebbe essere un pericolo. Fornire la Polizia Locale anche di mezzi idonei a sorvegliare la costa, sia dal lato mare che da quello della spiaggia, al fine di debellare la continua, stressante e illegale attività di vendita che migliaia di irregolari, privi di documenti, senza fissa dimora e per lo più facente parte di un’organizzazione illecita, quotidianamente esercitano sulle spiagge infastidendo i bagnanti. Proporre l’istituzione di nuclei volontari per la vigilanza del territorio a supporto informativo per le Forze dell’Ordine; chiedere in continuazione il potenziamente dell’Arma dei Carabinieri e un qualche presidio della Polizia di Stato e così via, ma tutto questo non deve essere preso come un vago, generalizzato pensiero opinionistico, tutto questo probabilmente non è altro che la sintesi della sintesi di un progetto territoriale da sviluppare con tecnici, operativi della sicurezza, esperti del settore e istituzioni, leggi e normative permettendo. Ma più di ogni altra cosa occorre la ferma volontà, almeno di tentare in maniera prettamente tecnica ed operativa, a far diminuire questi fenomeni di criminalità che sempre più spesso si presentano sulle nostre strade, nei nostri luoghi che vorremmo vivere in tranquillità, nelle nostre case che dovrebbero rappresentare il luogo più sicuro per noi stessi e la propria famiglia. In conclusione non possiamo permettere la continuità di un reato (in criminologia dicasi seriale) che a cadenza quasi giornaliera si manifesta ai danni dei cittadini, riferendoci ai furti con relativi danni alle auto di residenti e ospiti, perché un conto è l’evento che nasce occasionalmente per un delinquente, un’altra cosa è invece la persistenza di prendere di mira sempre i stessi luoghi e identici obiettivi. Qui allora forse davvero non vogliamo guardare verso la realtà e verso coloro che ben sappiamo, non per deduzione, delinquono con facilità e soprattutto fregandosene delle leggi italiane, dell’ospitalità data loro per mezzo del volere di un sistema di potere che a tutto guarda, fuorchè ai propri cittadini e per altri soggetti che grazie alla magia di una politica europea di poco più di dieci anni fa, si trovano qui oggi a farla da padroni, organizzandosi in squadre di delinquenti privi di scrupoli. L’asincronia della sicurezza sulla criminalità, ovvero la sua contemporaneità a manifestarsi contestualmente all’atto criminale, qui a Capaccio Paestum così come in gran parte dell’Italia non avviene proprio perché, ormai, la quantità e la varietà delittuosa supera abbondantemente la fragilità e la timidizza nell’affrontare il problema con determinazione e soprattutto con mano ferma.
Vuoi scoprire in anteprima tutte le notizie del nostro giornale?
Clicca QUI per abbonarti all’edizione digitale