Rientro in ufficio da un viaggio tra Torino, Varese e Milano dove ho potuto toccare con mano le differenze profonde che ci separano da un mondo che vive ad altre dimensioni e non solo perché sono realtà che si trovano ad altre latitudini. La prima notizia su cui mi imbatto è che Antonio Marino è riuscito ad espugnare Aquara, il paese dove è nato e dove ha costruito la sua esistenza di vita personale e professionale. Al terzo tentativo, la sua voglia di essere parte determinante anche nell’amministrazione del suo comune, dopo esserlo stato per la Bcc omonima, ha centrato l’obiettivo. Chi lo conosce sa bene che farà “bene” perché se ce una qualità che nessuno può disconoscergli è che sa porsi degli obiettivi e perseguirli ad ogni costo! La seconda notizia è quella che riguarda l’amministrazione comunale di Capaccio Paestum. Di solito nella Città dei Templi, nel pieno della “stagione” estiva non si aprono fronti politici su cui impegnare il dibattito relativo all’amministrazione della città.
Franco Palumbo ha minato questa certezza azzerando l’intera giunta comunale da lui nominata dopo la vittoria che lo ha portato sulla poltrona di sindaco. Lo ha fatto mettendo alla porta persone che lui stesso aveva scelto presentandole come il meglio per l’attuazione del programma “rivoluzionario” che aveva in mente e che, lui giura di voler attuare. Si tratta della stessa giunta che ha tenuto fermo il punto nella fase più critica del suo primo anno da sindaco quando ha dovuto assentarsi per i noti problemi di salute. L’avvio di questa nuova fase lo ha dato Giuseppe Troncone, il primi assessore nominato e al quale il sindaco aveva affidato una revisione dei conti del comune per garantirsi chiarezza nelle entrate su cui costruire il suo primo bilancio di previsione: quello del 2018. Non è dato sapere il perché delle dimissioni di Troncone, ma conoscendolo è facile immaginare che la decisione sia stata frutto di divergenze sostanziali sulla gestione amministrativa delle risorse. L’unico che sembra dover rimanere al fianco del sindaco è Franco Sica, avversario di Palumbo al primo turno e alleato al ballottaggio contro Italo Voza. Il resto della compagine di governo selezionata dal sindaco sembra destinata a dover sloggiare dal Palazzo di Città! A partire da Claudio Aprea che già da tempo è “uscito” e rientrato più di una volta dalla giunta per divergenze sostanziali sulle scelte del sindaco proprio in merito al programma dell’estate. Dell’assessore Maria Antonietta Di Filippo, ultima nominata alle politiche sociali, c’è poco da dire nel senso che non lascia traccia di sé nell’azione amministrativa. Relativamente alla Vice sindaca, Teresa Palmieri, bisogna riconoscere che è stata presente in ogni dove sia a sostituire il sindaco Palumbo, sia nel tentare di un’impronta culturale e programmatica nella gestione delle deleghe che il sindaco le aveva affidate. Vale la pena ricordare i reiterati mutamenti anche all’interno dello staff del sindaco che molto hanno fatto discutere.
Palumbo si “venderà” questo azzeramento come necessaria per rilanciare l’azione amministrativa. Ma nella realtà, lui sa bene che è una grave battuta di arresto. Forse è la prima crepa seria che si apre nella sua compagine oltre che un colpo forte alla sua immagine di uomo che sa cosa e come fare. Infatti, un sindaco può sbagliare nella scelta di un assessore ma non può rinnegare la scelta di un’intera giunta che lui non ha contrattato con nessuno perché rivendicata da lui stesso alla sua sola responsabilità. C’è solo un aspetto che torna a suo vantaggio: il fatto che non avendo fatto scelte tra i consiglieri eletti gli resta intatto il fronte che lo sostiene in consiglio comunale. Ma potrebbe essere proprio questo aspetto il motivo dell’azzeramento: portare in giunta chi è stato votato. Inizierà così la girandola di subentri in consiglio delle seconde linee che, finora, si sono accontentate di combattere nelle retrovie.